La Storia non è sempre un film. ‘Comandante’: un regista trasforma la figura di un sommergibilista combattente in un samaritano del mare, sotto sotto pacifista. Peccato: un’occasione mancata.

Da sinistra, l'attore Pierfrancesco Favino e il Comandante Todaro.

Breve appello al buon senso. Egregi registi ‘progressisti’ lasciate stare la Storia della Seconda Guerra Mondiale, non ne sapete nulla e soprattutto distorcete per ragioni squisitamente ideologiche gli eventi.
E’ stata proiettata a Venezia la prima del ‘tanto atteso’ film incentrato sulla figura del comandante Salvatore Bruno Todaro (1908 – 1942), famoso sommergibilista italiano della Seconda Guerra Mondiale. Bene. Abbiamo indagato la trama del film e ci siamo accorti che del Comandate Todaro (primo ufficiale del ‘Comandante Cappellini’) il regista Edoardo De Angelis e lo sceneggiatore Sergio Veronesi sanno pochino, e quel pochino che sanno lo hanno distorto maldestramente (forse inavvertitamente, auspichiamo), tramutando di fatto un ‘combattente’ in una sorta di ‘samaritano pacifista’. Roba da fare rizzare i capelli, almeno di chi conosce la vera storia di Todaro. Come da copione funestamente previsto, a fare da spina dorsale alla pellicola è il solito, consumato verbo ‘politicamente corretto’, questa volta illustrato in salsa marinara. Secondo la trama, che strapazza parecchio la verità degli accadimenti, il Comandante Todaro (interpretato da un solido Pierfrancesco Favino che, a nostro parere, se la sceneggiatura lo avesse consentito, avrebbe potuto dare molto di più) sarebbe stato non un militare, ma una specie di San Brendano alla perenne ricerca di naufraghi (nemici) da salvare, nella fattispecie quelli del cargo belga ‘Kabalo’. Insomma, non un ufficiale della Regia Marina Italiana intento, come logica indica, ad affondare navi avversarie (a nulla vale il paternalistico pistolotto chiarificatore del Comandante Favino circa ‘i ferri nemici da colare a picco, rivolto al suo equipaggio), ma una specie di Comandante ONG. E qui ci sarebbe da piangere se non prevalesse il sorriso. Cari registi ‘progressisti’ lasciate stare la Storia, siate buoni e, soprattutto, non forzate la verità. E’ del tutto vero che il comandante Todaro era nobile persona e che salvò molti naufraghi del ‘Kabalo’ (giusto comportamento che tuttavia non venne apprezzato dal comandante in capo dei sommergibilisti tedeschi, l’ammiraglio tedesco Karl Donitz), ma è altrettanto vero che lui in Atlantico vi si recò per fare strage di unità alleate, senza ma e senza se.

Due rare immagini del sommergibile ‘Comandante Cappellini’.

Altre unità sottomarine italiane che operarono negli Oceani tra il 1940 e il 1943.

Il sommergibile oceanico ‘Barbarigo’ a Bordeaux.
Il sommergibile ‘Bianchi’ a Bordeaux.
Ufficiali italiani nella base di ‘Betasom’ (Bordeaux).
Il sommergibile ‘Finzi’ a Bordeaux.
Camera di lancio (siluri) di un sommergibile italiano.
Il comandante Ezio Grossi (decorato). Dietro di lui il pezzo prodiero da 100/47 mm. dell’unità (il ‘Barbarigo’).
Comandante italiano in tenuta ‘sportiva’ al periscopio.
Il comandante del sommergibile ‘Tazzoli’ Carlo Fecia di Cossato (decorato).
Il sommergibile ‘Perla’ a Bordeaux, di ritorno dal rischioso periplo dell’Africa. Era partito dal porto eritreo (italiano) di Massaua.

Lascia il primo commento

Lascia un commento