Olocausti dimenticati: l’Holodomor. Novant’anni fa il regime russo-comunista di Josif Stalin eliminò tramite carestie indotte artificialmente milioni di ucraini.

Un monumento dedicato alla grande strage dimenticata.

1933 -2023: è passato quasi un secolo dalla spaventosa (e negata) carestia ‘artificiale’ provocata dal regime russo-comunista di Stalin per cancellare una Nazione e il suo popolo.

Holodomor è un termine di difficile traduzione, che può ricondursi a “sterminio per fame”: perché quella che nei primi anni ’30 del Novecento colpì l’Ucraina non fu solo una carestia. Difficile, in questo tempo di abbondanza alimentare, pensare alla fame. Una fame che fa diventare pazzi, che trasforma gli uomini in bestie.

Bambini ucraini cercano di sfamarsi.

«Dapprima la fame scaccia di casa, (…) se ne vanno tutti. Ma poi arriva il giorno che l’affamato torna indietro, trascinandosi alla sua capanna. Questo significa che la fame lo ha sopraffatto, ormai quell’uomo non si salva più: si mette a letto e là giace. Una volta che la fame lo ha sopraffatto, quell’uomo non lo rialzi più, non solo perché non ne ha la forza: è che gli manca l’interesse, non ha più voglia di vivere; sta lì steso, zitto zitto, e non si muove, e non ti venga in mente di toccarlo. L’affamato non vuole mangiare, piscia ogni momento, ha la diarrea; diventa sonnolento, non vuole essere disturbato: vuole che lo lascino in pace. Così distesi si avviano alla morte.

[…] A certi invece dava di volta il cervello, non si calmavano fino alla fine. Li riconoscevi dagli occhi, lucidi. Erano loro quelli che facevano a pezzi i morti e li cuocevano, uccidevano i propri figli e li mangiavano. Si risvegliava in loro la belva, quando l’uomo moriva in loro. Ho veduto una donna, l’avevano portata sotto scorta al centro distrettuale. Il suo viso era di un essere umano, ma aveva gli occhi di un lupo. Dicono che questi li han fucilati tutti quanti. Ma non erano loro i colpevoli, colpevoli erano quelli che riducevano una madre al punto di mangiare i propri figli. Ma credi che si trovasse, il colpevole? Hai voglia a cercarlo… è per fare il bene, il bene dell’umanità che loro hanno ridotto le madri a quel punto».

da Tutto scorre di Vasilij Grossman.

Un dipinto che ben descrive il dramma ucraino.

Un vocabolo in Italia ancora pressoché sconosciuto. Holodomor è la terribile carestia procurata del 1932-1933 che fece sette milioni di morti e che colpì soprattutto l’Ucraina. Ricorrono i novant’anni. Documentate ricerche di storici come R. Conquest e N. Werth, ma pure di italiani (E. Cinnella, A. Graziosi, F. Argentieri), hanno fatto emergere gli elementi qualificanti di quel colossale crimine. Non solo non fu per cause naturali ma neppure per sole inefficienze o negligenze: fu una carestia pianificata. Fu genocidio di classe, per schiacciare i contadini indipendenti, riducendo tutti a salariati (fucilazioni o deportazioni per chi si opponeva). E fu anche, per l’Ucraina, genocidio nazionale, per la contestuale repressione degli intellettuali e delle chiese, ortodossa e cattolica. Questa tragedia ci interpella come europei e come italiani: perché per tanti decenni questa ignoranza e misconoscimento? Le cose si potevano sapere ma c’è stata reticenza: col negazionismo fin che si è potuto, poi con il riduzionismo (negando l’entità numerica del disastro), infine con il giustificazionismo (“ma era per un bene superiore…”). Si pensi che del saggio principale che alzò il velo del silenzio “Raccolto di Dolore”, uscito negli Usa nel 1986, una casa editrice italiana acquistò i diritti, impedendo così ad altri la pubblicazione, ma (per ragioni economiche, si disse) rimase nei cassetti; poté uscire solo diciotto anni dopo, per merito della Fondazione Liberal. La ricorrenza è una opportunità per aiutare gli italiani a conoscere meglio la storia di quel paese. Come dice lo storico A. Graziosi, lo Holodomor è l’evento identitario su cui si fonda la legittimazione dello stato ucraino: ciò che sono per noi il Risorgimento e la Resistenza.

In memoria delle centinaia di bambini ucraini sterminati da Josif Stalin.

L’entità dello sterminio.

Tenuto conto che nel 1932 in Ucraina vivevano 32.680.00 persone, diverse fonti convergono nella valutazione delle vittime con una stima che va dai 4.5 ai 6 o 7 milioni.
Lo storico e giornalista Paolo Rumiz parla di “almeno sei milioni di morti per fame nella sola Ucraina” e cioè “25mila al giorno”, “17 al minuto”, specificando poi che “un morto su tre era bambino o neonato”. Andrej Gregorovich, ucrainista americano, parla della morte di 7 milioni di ucraini; cita la testimonianza dello stesso Stalin a Churchill secondo cui i morti in quattro anni di collettivizzazione sarebbero stati 10 milioni; afferma che “stime prudenti” ritengono che i morti siano stati circa 4,8 milioni, mentre “molti studiosi riconosciuti” hanno stimato il numero dei morti oscillante dai 5 agli 8 milioni.
Nel Libro nero del comunismo Nicolas Werth parla di “oltre 6 milioni di vittime” e Giovanni Gozzini, nel volume dedicato alla mostra Gulag. Il sistema dei lager in URSS, ricorda che “le stime più recenti e accurate condotte sulle fonti demografiche ufficiali valutano tra i 4 e i 6 milioni di morti il frutto di questo uso della carestia come strumento di normalizzazione della struttura di classe nelle campagne”, rifacendosi alla ricerca di S.G. Wheatcroft e citando anche la documentazione raccolta da A. Graziosi in Lettere da Kharkov. La carestia in Ucraina e nel Caucaso del Nord nei rapporti dei diplomatici italiani 1932-1933.
Dal censimento del 1933 confrontato con quello del 1926 si evince che la popolazione dell’URSS, cresciuta del 15,7%, era invece calata in Ucraina del 9,9%. Gli archivi dell’epoca, accessibili solo da poco tempo, testimoniano lo sfruttamento intenzionale della carestia da parte del regime sovietico per colpire i contadini nel nuovo disegno di “ingegneria sociale”. Tenendo segreta la verità, il potere sovietico voleva sfuggire alle proprie responsabilità.

Iosif Stalin, rivoluzionario, politico e militare sovietico. Nato Iosif Vissarionovič Džugašvili, dopo la morte di Lenin, governò con il pugno di ferro l’Unione Sovietica, reggendo la carica di Segretario generale del PCUS dal 1922 fino alla propria morte nel 1953.

Un libro consigliato. Trama: Il maggiore Salomov è giovane, sicuro di sé, di bell’aspetto e intento soltanto a far carriera nella temibile polizia politica staliniana. Il tempo libero lo divide fra letture di alto livello, sport e donne che incontra con facilità. Ma arriva la svolta sotto forma di missione nella campagna ucraina in cui si sta svolgendo (1932-34) lo sterminio di 4.500.000 contadini a causa della carestia provocata da Stalin. È stato assassinato un tenente da contadini esasperati dalle continue requisizioni di grano e altri prodotti in una situazione di fame di massa. Famiglie che mangiano uno o più dei propri membri, bambini e vecchi moribondi o cadaveri, che ingombrano i marciapiedi, animali letteralmente spariti dal panorama (mangiati o custoditi con le armi in pugno per evitare furti). Mano mano che prosegue il racconto il protagonista si risveglia dal suo fatuo sogno di carriera e potere per cercare un percorso di umanità e aiuto a chi soffre. Un percorso che ha il volto di una ragazzina di 15 anni, orfana di una famiglia numerosa. Verrà aiutata, fino al rischio della vita, proprio da Salomov e dalla giovane e bella tenente che lo accompagna nella missione.

Per approfondire l’argomento Holodomor: L’Olocausto dimenticato di Stalin: Holodomor, la grande carestia ucraina (insideover.com)

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