L’Europa che vogliamo è politica, non finanziaria. La Redazione di SV.

La Premier Giorgia Meloni.

L’Europa sta attraversando la crisi economica e sociale, oltre che di leadership politica e istituzionale forse più grave di quella del 1929, una crisi dovuta alla Pandemia, alla guerra russo-ucraina, alla crisi energetica e ad una serie di scelte sbagliate che rischiano di sprofondarci in una grave depressione socio-economica. L’Europa ha bisogno di politiche condivise dai suoi popoli e dagli Stati. La UE stenta a trovare la sua giusta strada poiché non è un soggetto politico vero e proprio. Essa è attualmente oggi governata da un direttorio di governi che, oltre ad essere percepiti dai cittadini europei come lontani dai loro problemi e dalle loro aspirazioni, sono oggettivamente animati da scarsa comprensione dei problemi e delle aspirazioni altrui, perseguendo in modo quasi esclusivo un interesse nazionale di corto respiro e controproducente per gli interessi dell’Europa nel suo insieme. Occorre un vero governo europeo democratico, cioè eletto direttamente dai cittadini in una prospettiva federale. L’Europa ha bisogno di più unità e solidarietà tra i popoli e gli Stati. A questo si può arrivare più facilmente anche promuovendo una rete d’iniziative culturali, che rilancino e favoriscano lo sviluppo di un’identità e di una coscienza “patriottica” europea. C’è bisogno urgente di un grande cambiamento per una vera politica europea che deve, in questo drammatico momento di rischio involutivo, operare per lo sviluppo economico e sociale di tutti gli europei rispettando la loro dignità e riconoscendo la libertà umana come motore fondamentale di sviluppo all’interno di valori morali e sociali fondanti la convivenza civile. Elementi irrinunciabili di questo cambiamento sono: la riaffermazione della centralità delle radici spirituali e culturali cristiane e greco-romane della nostra Europa, nel rispetto e nella valorizzazione del contributo che alla costruzione dell’identità europea hanno dato anche le altre tradizioni religiose e culturali quantitativamente minoritarie, dagli albori fino ai giorni nostri; la valorizzazione della piena libertà di educazione e d’impresa quali elementi indispensabili di reazione alla crisi globale e, in parallelo, la riduzione dell’intermediazione amministrativa nella gestione economica globale; il riconoscimento dei principi di responsabilità personale e di rappresentanza democratica quale base dell’azione individuale e politica, intesa quest’ultima come affermazione del bene comune e come servizio alla comunità; l’applicazione del principio di “sussidiarietà” per regolare i rapporti fra l’Unione, gli Stati nazionali e i cittadini europei e di un approccio solidaristico che non sia di natura assistenziale, ma che miri ad aprire opportunità di sviluppo per tutti; Il sostegno giuridico ed economico-sociale alla famiglia naturale basata sull’unione tra uomo e donna, fondamento della società; il pieno e concreto sostegno ai tentativi di formazione e divulgazione di una Storia europea, e non unicamente nazionale, nelle scuole di tutta l’Unione.

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