L’Opinione. A.A.A. Cercasi politici che vogliano ripristinare il “diritto costituzionale” e lo ‘stato di diritto’. Di Louis de Touche.

La Democrazia è morta.

Ma dov’è finito lo Stato di diritto in Italia? Dov’è finita la volontà di rispettare la Costituzione? Il rispetto della “gerarchia istituzionale” e delle norme? Nessuno può ragionevolmente andare contro il diritto costituzionale, a meno che non la si voglia cambiare senza passare né dal Parlamento né dallo strumento referendario com’è invece previsto. Il problema è che questo Stato di diritto deve essere non solo compatibile e sottoposto, gerarchicamente, alla Costituzione. Altrimenti si tratta di porre fine al principio dello Stato di diritto per dar vita a un “diritto di Governo” che, in altre parole, richiama un termine: ‘dittatura’, anche se viene giustificata per la “sicurezza sanitaria”.

Dove sono finiti il presidente e i giudici della Corte Costituzionale? Sono loro che sono “padroni” e “difensori” dello Stato di diritto in Italia; sono loro che devono intervenire quando la Costituzione è violata, sono loro che devono verificare che i DPCM governativi non violino la Costituzione che garantisce i diritti dei cittadini, dei lavoratori, delle imprese. La Corte Costituzionale è, di fatto, il “contro-potere” del presidente del Consiglio e del Parlamento, quello che deve garantire ai cittadini, al popolo, che le leggi emanate non siano una deriva verso una forma liberticida. Oggi, almeno a chi scrive, è chiara una deriva dittatoriale da parte di chi governa il Paese. Una deriva che viene protetta con la creazione di “nuovi organismi” o nelle sedute di ciò che sono divenuti dei nuovi “parlamenti”. In altre parole, il governo Conte2 sostenuto da PD e M5S è diventata una macchina per disintegrare la società italiana così come definita dalla Carta costituzionale. Neanche Matteo Renzi era arrivato a tanto.

Ma oggi — cosa inaudita — abbiamo il governo Conte2 che legifera al di sopra dei cittadini, al di là della nostra Costituzione, al di là del Parlamento, oltre le nostre leggi, e al di là di non meno di tre cinque corti supreme: la Corte di cassazione, il Consiglio di Stato, il Consiglio costituzionale e oltre la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo e la Corte di Giustizia dell’Unione europea. Cioè al di là della vita pubblica democratica, al di là della sovranità popolare.

È il “diritto governativo” che distrugge il Paese, la sua economia, in nome dello auto attribuitosi “stato di emergenza sanitaria”, affermandolo come principio sovrano de superiore ai diritti costituzionalmente garantiti. Una Costituzione che, per il governo Conte2, può essere accantonata e subordinata alla sopravvivenza. Mi riconosco nella raccomandazione di Henri-Benjamin Constant de Rebecque: “La sovranità non deve opprimere i diritti individuali – un problema classico che giustifica l’autorità dei giudici – ma è anche necessario che i diritti individuali portino alla liquidazione della sovranità e soprattutto rilancino la sua dimensione primordiale del diritto di difendersi come popolo”.

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