Koro-San Yasuke, il samurai nero. Di Lorenzo Utile.

Un dipinto in cui viene ritratto Koro San Yasuke.

Da schiavo africano a spada al servizio del più sanguinoso signore della guerra, protagonista delle più cruente del Giappone del 16° secolo.

Koro-San Yasuke, il samurai nero.

Quella di Yasuke è una storia affascinante, molto conosciuta in Giappone, ben poco in Occidente. Venduto come schiavo e giunto in Giappone nel 1579, conosciuto come Yasuke, sembra sia stato primo uomo di colore registrato nel Paese del Sol Levante. Precedette quindi il navigatore inglese William Adams, conosciuto anche come Miura Anjin (1564-1620), e Eugène Collache (1847-1883), ufficiale della marina francese che combatté durante la guerra Boshin.

Yasuke diventò Primo Guerriero al servizio di Oda Nobunaga, considerato il più brutale signore feudale, combattendo in numerose battaglie fra le più cruente del periodo e testimone di alcuni fra gli episodi più fondamentali della storia locale.

L’epoca Sengoku

Le origini di Koro-San Yasuke non sono ancora del tutto chiare. Vari studiosi nel corso degli anni hanno provato a determinare da dove provenisse, senza tuttavia raggiungere una conclusione unanime. L’ipotesi più accreditata è che fosse nativo del Mozambico, così come la maggior parte degli africani sbarcati in Giappone nel 16° secolo al seguito dei portoghesi. Un’altra teoria è che provenisse dall’Etiopia, altra nota fonte per il mercato degli schiavi gestito dai portoghesi. Alcuni atti storici locali affermano che Yasuke giunse in Giappone al seguito del missionario gesuita Alessandro Valignano, supervisore delle missioni cristiane nelle Indie. Il nome originale era probabilmente Yusuf o Yusufi, e nel 1581 fece il suo ingresso a Kyoto, dove conobbe Matsudara Ietada, samurai al servizio del signore feudale Tokugawa Ieyasu, che lo descrisse “di pelle nera come il carbone e alto circa due metri”.

Il periodo storico è fra i più cruenti della storia giapponese, non a caso definito Sengoku, cioè “degli Stati in guerra”, caratterizzato da profonde crisi politiche e sociali dal 1465, con il Paese diviso in numerosi feudi in contrasto fra loro, con moltissime accanite battaglie fino al grande assedio di Osaka del 1515.

Il Paese era sostanzialmente governato dallo Shogun, un primo ministro nominato personalmente dall’imperatore, scelto fra i generali più forti e determinati e nei fatti anche più potente dell’imperatore stesso. A sua volta, lo Shogun nominava i propri emissari, i Daimyo, ai quali erano assegnate vaste regioni che diventavano in breve centri autonomi, con un proprio regime amministrativo e fiscale, emissari doganali, leggi e truppe armate. All’inizio del 16° secolo vi erano circa 250 feudi indipendenti, ma solo una trentina potevano considerarsi abbastanza potenti da essere autonomi. Fra questi, il più forte era probabilmente il feudo Ashikaga, governato con pugno di ferro da signori guerrieri, i cui doveri e poteri risalivano al Codice Joei del 1232, con il potente clan Hojo, che però si inimicò la maggior parte degli altri Daimyo, soprattutto di quelli più autonomi i cui domini erano lontani dalla capitale Kyoto.

L’Era Sengoku ebbe un notevole impulso con lo scoppio della guerra di Omin (1467-1477), quando diversi Daymio si coalizzarono contro il potente feudo Ashikaga. I diversi signori della guerra reclutarono ciascuno un proprio esercito di migliaia di uomini, in genere contadini coscritti e samurai di mestiere, e combatterono guerre sempre più cruente. Alla fine del 1550 si arrivò ad avere un numero molto minore di Daimyo, secondo cronache del tempo non più di una ventina. Fra le battaglie più importanti quelle fra i clan Takeda e Uesugi, e quelle di Tokugawa Ieyasu, che furono determinanti per l’unificazione del territorio orientale del Giappone, nonché le guerre scatenate dal potente signore Oda Nobunaga fra il 1534 e il 1582, sotto il cui controllo il Giappone si avviò verso l’unificazione.

Come molti altri, anche Oda Nobunaga fu tradito e sconfitto, per mano dei rivali Akechi Mitsuhide, Ieyasu e Toyotomi Hideyoshi, detto Kampaku (reggente dell’imperatore) che si spartirono i domini ma, alla morte di Hideyoshi, il disaccordo sfociò in una nuova guerra fratricida intorno al 1590, quando fu formato il Consiglio dei Cinque Reggenti con lo scopo di consegnare l’impero all’erede di Hideyoshi quando fosse diventato maggiorenne. Il Consiglio dei Reggenti era però composto dai cinque Daimyo più potenti, a loro volta costantemente in disaccordo. Fra questi, Tokugawa Ieyasu fu colui che fece scoppiare nuovamente la crisi.

Una statua dedicata al samurai nero Yasuke.

Tokugawa Ieyasu comandava circa 80mila samurai, coalizzati contro il fronte formato dal rivale Ishida Mitsunari, con 110mila uomini. Nonostante la superiorità numerica, nella drammatica battaglia di Sekigahara (1600) Mitsunari perse oltre 40mila samurai, e Ieyasu impose la propria autorità, ponendo fine al periodo Sengoku. L’imperatore Go-Yozei nominò Ieasu nuovo Shogun nel 1603, inaugurando il periodo del potere clan Tokuga, detto Periodo Edo, che sarebbe durato fino alla seconda metà del 19° secolo.

Il samurai africano Yasuke fu tra i protagonisti di questi anni, con i signori della guerra Tokugawa Ieyasu, Toyotomi Hideyoshi e Oda Nobunaga che per altro fu tra i primi ad aprire all’Occidente, compreso il Cristianesimo, ma noto anche per la singolare crudeltà.

Fu proprio Oda Nobunaga che fece di Yasuke un samurai: entrando in contatto con il gesuita Alessandro Valignano, rimase affascinato dalla prestanza e dalla forza fisica del servo africano e lo volle al proprio servizio.

Yasuke era già un giovane e abile guerriero, e le sue capacità convinsero il signore della guerra ad elevarlo al rango di samurai, concedendogli una residenza e il diritto di portare il Daisho, ovvero la coppia di spade Wakizashi e Katana.

Il 21 giugno 1582 Yasuke era con il suo signore Oda Nobunaga quando questi venne tradito dal generale Akechi Mitsuhide e coinvolto in quello che è definito “incidente di Honno-Ji”, quindi costretto al suicidio rituale (Seppuku). Yasuke riuscì a fuggire con il figlio del suo signore, Oda Nobutada, ma entrambi furono catturati successivamente. Nobutada venne costretto a sua vota a uccidersi, mentre Yasuke venne consegnato ai gesuiti e di lui si persero le tracce.

Un africano a Kyoto

Nel 1851 Yasuke arriva nella capitale Kyoto, accolto come un vero e proprio fenomeno poiché nessun giapponese aveva mai visto un uomo di colore e di particolare prestanza.

Grande impressione suscitò nel potente signore Oda Nobunaga che, credendolo dipinto d’inchiostro, ordinò di spogliarlo e lavarlo più volte. Com’è noto, accertato che non si trattava di un trucco, ma di un guerriero di particolari abilità, lo reclutò al proprio servizio e lo investì del titolo di samurai.

Pare che Yasuke parlasse giapponese, probabilmente appreso dal missionario gesuita Valignano, e che le conversazioni con il suo signore Nobunaga fossero frequenti e intense. Fu a quanto pare un rapporto di stima, rispetto e amicizia, che venne bruscamente interrotto quando Nobunaga fu costretto al suicidio, dopo aver perso diverse battaglie, nelle quali per altro lo stesso Yasuke combatté con accanimento, ed essere stato fatto prigioniero. Secondo una versione diffusa, il samurai africano venne risparmiato perché creduto una sorta di strano animale. Per questo non fu ucciso, ma portato alla chiesa cristiana di Kyoto. Non ci sono prove che ciò sia realmente accaduto, né ulteriori informazioni in cronache posteriori, e quindi in effetti il destino di Yasuke è sconosciuto.

Kuru-San Yasuke

Era il periodo in cui i portoghesi erano padroni dei mari, in contesa con gli spagnoli. Il trattato di Tordesillas del 1494 stabiliva che la Spagna avrebbe avuto dal Papa il permesso di conquistare le terre d’America, mentre il Portogallo avrebbe esteso l’impero in Africa e Oriente, approfittando naturalmente per estendere la propria opera di evangelizzazione.

Nello stesso periodo, la guerra civile che dilaniava il Giappone era prossima alla fine anche grazie all’arrivo degli europei e dei loro armamenti moderni, soprattutto fucili e cannoni.

Il potente Shogun Oda Nobunaga aveva iniziato una guerra sanguinosa, poi era stato sostituito da Toyotomi Hideyoshi, che avrebbe completato l’unificazione, e Tokugawa Ieyasu che l’avrebbe consolidata, inaugurando un periodo di pace lungo 250 anni, caratterizzato dai primi commerci stabili con l’Occidente tramite i Gai-jin, gli stranieri europei che arrivavano da Goa, Manila, Macao, Malacca, e approdavano soprattutto a Tanegashima dal 1543, e poi con la base commerciale stabile di Nagasaki, a Kyushu.

Il porto di Nagasaki, già utilizzato in precedenza, fra il 1570 e il 1580 divenne in sostanza un possedimento amministrato dalla Compagnia di Gesù, per concessione del signore locale Omura Sumitada, vassallo di Oda Nobunaga. Si spiega in tal modo la presenza e il ruolo di Alessandro Valignano, che giunse in Giappone con un servitore di colore di origine mozambicana o etiope. Si spiega inoltre il contatto con Nobunaga, che fra i possedimenti aveva appunto Nagasaki, controllata tramite il clan locale che si stendeva fino a Nara e Kyoto e le province di Hokuriku, Chugoku, Shikoku e parte di Togoku (Giappone orientale, regione Kanto).

Era il periodo in cui Yosuke si chiamava ancora Yusuf, e non ancora “Kuru-San Yasuke” (Yasuke il Nero). La nascita del samurai africano è collocata fra il 1530 3 il 1540, appartenente probabilmente alla popolazione Yao della isola Ilha, fra le prime entrate in contatto con i mercanti portoghesi in Mozambico. Le cronache parlano del gesuita Valignano ma non chiariscono se conobbe Yasuke sulla costa africana oppure a Goa, dove l’africano faceva parte di un equipaggio imbarcato per un viaggio di due anni, con tappa a Malacca, Macao e Arima, nella penisola Shimabara, dove si svolse una delle più terribili persecuzioni contro i cristiani, che sarebbe terminata solo nel 1650.

Arima, a est di Nagasaki, era sede della missione gesuita e pare che proprio qui Yusuf divenne una sorta di attrazione. Nel 1581 Valignano si spostò a Kyoto, con l’incarico di incontrare il potente signore Nobunaga per trattare proprio la concessione del porto di Nagasaki, secondo quanto annota il gesuita francese François Solier (1558-1628), il quale racconta i fatti nella “Histoire ecclésiastique des isles et royaumes du Japon”. Varignano era accompagnato da Yusuf, che a prima vista destò la meraviglia del signore della guerra. Sempre secondo le note del cronachista francese, quando Varignano dovette lasciare il Giappone per altri incarichi, Nobunaga gli chiese di lasciare il possente africano, che divenne una delle guardie del corpo di fiducia.

Come raccontano le cronache, nel giugno 1582 il generale Akechi Mitsuhide tradì Nobunaga costringendolo al seppuku nel tempio di Kyoto, Yasuke riuscì a portare in salvo il figlio Nobutada ma finì poi prigioniero nel castello di Akechi. A sua volta, il generale traditore venne poi sconfitto in battaglia dalle truppe di Toyotomi Hideyoshi e Tokugawa Ieyasu, alleati di Nobunaga, e infine ucciso.

Le ricerche storiche fanno risalire al 1582 l’incontro fra Matsudaira Ietada, signore al servizio di Tokuhawa Ieyasu e il samurai nero prigioniero, in cui aiuto giunse un messaggio del gesuita Luis Frois, che ne implorava il rilascio.

A questo punto si perdono le tracce di Kuru-San Yasuke, menzionato anche negli Shincho Koki (Cronache del Signore Nobunaga), 16 volumi scritti da Ota Gyuichi, samurai al suo servizio. È poi documentato che il samurai nero partecipò alla battaglia di Tenmokuzan del 1582, come menzionato anche da un altro gesuita, Lorenço Mexia, nel Rapporto Annuale della Missione dei Gesuiti in Giappone.

Le ricerche più recenti

Secondo gli ultimi studi e analisi di numerose testimonianze, pare che Yasuke possa essere stato anche di origine congolese, e comunque pare non sia stato il primo africano a sbarcare in Giappone, come testimonia il capitano portoghese Jorge Alvares, che racconta di giovani africani portati nel Paese del Sol Levante già nel 1556.

Ciò che destò l’interesse locale nel giovane guerriero Yusuf fu probabilmente l’imponente statura e prestanza fisica rispetto agli standard giapponesi, e la pelle particolarmente nera rispetto ad altri africani, il che fa supporre una eventuale nascita nel cuore del continente africano. Altre analisi dicono che fu il gesuita Valignano a fare dono del servo di colore, che secondo le cronache imperiali aveva fra i 25 e i 28 anni, al potente Nobunaga, per ingraziarsene i favori. Era infatti un periodo decisamente delicato per la Compagnia di Gesù, poiché Nobunaga aveva aperto ai commerci con l’Occidente e con i cristiani, ma non si era mai dichiarato apertamente favorevole, tanto meno disposto a una conversione.

Diventato Yosuke, il samurai nero conquistò la fiducia di Nobunaga con numerose prove di lealtà, fino a ottenere l’onore delle due sciabole, concesso a pochissimi samurai.

Yosuke diventa così il primo samurai non giapponese, precedendo il navigatore britannico William Adams, fino a pochi anni fa considerato il primo occidentale ad aver raggiunto il Giappone e ad avere indossato le due sciabole.

Samurai (istantanea del XIX secolo).

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