Norma Cossetto, nata a S. Domenica di Visinada, nei pressi di Pola, nel 1943 era studentessa di Lettere all’Università di Padova e stava preparando la tesi di laurea sulla storia dell‘Istria con il Prof. Concetto Marchesi. Il 26 settembre 1943, mentre girava in bicicletta per consultare archivi, in cerca di materiali per la sua ricerca, fu condotta via in motocicletta da un conoscente che le chiese se poteva andare con lui perché al comando la volevano per informazioni.
Dapprima la arrestarono nella ex caserma dei carabinieri di Visionano, la invitarono a collaborare ma invano, allora decisero di liberarla perché tra quei guardiani improvvisati c’era qualcuno che conosceva. Ma dopo qualche giorno venne arrestata nuovamente. Rinchiusa nelle carceri di Parenzo, fu legata ad un tavolo e violentata ripetutamente da sedici aguzzini. Una donna che abitava lì vicino la sentiva implorare pietà, chiedere acqua, invocare la mamma. Condannata a morte dal locale “tribunale del popolo”, fu condotta con altri ventisei su un camion fino all’orlo della foiba di Surani, dove fu nuovamente violentata, le furono recisi i seni, spezzate braccia e gambe e fu sottoposta ad ulteriori orrori prima di essere infoibata. Quando i Vigili del Fuoco di Pola la riesumarono pochi giorni dopo (la zona era stata nel frattempo occupata dai Tedeschi) il maresciallo Harzarich, che comandava il gruppo ed era un valido speleologo, scrisse: “Sceso nella voragine, fui scosso, alla luce violenta della mia lampada, da una visione irreale: stesa per terra con la testa appoggiata su un masso, con le braccia lungo i fianchi, quasi in riposo, nuda, giaceva una giovane donna. Era Norma Cossetto…”. Alcuni aguzzini furono arrestati e costretti a fare la veglia funebre al corpo di Norma e tre impazzirono. All’alba furono fucilati dai tedeschi. Anni dopo, su indicazione del Prof. Marchesi, a Norma Cossetto fu conferita la laurea Honoris Causa dall’Università di Padova. Il Prof. Marchesi dichiarò: “Era caduta per l’italianità dell’Istria e meritava più di qualunque altro quel riconoscimento”
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