Amedeo V, il ‘modernizzatore’ della Savoia. Di Marco Affatigato.

Amedeo V di Savoia.

Il 16 ottobre 1323 muore ad Avignone il conte Amedeo V, allora settantenne. Nato nel castello del Bourget, in Savoia, a metà del XIII° secolo, Amedeo raggiunse la dignità di conte di Savoia in età matura, intorno ai 33 anni. Il suo principato (1285-1323) duro’ trentotto anni e fu uno dei più longevi tra monarchi, imperatori e papi del suo tempo: Edoardo I° d’Inghilterra regnò per trentaquattro anni dal 1272 al 1307; Filippo il Bello fu incoronato nel 1285 e morì nel 1314; Giacomo II d’Aragona salì al trono nel 1291 e regnò fino al 1327. Amedeo V conoscerà anche i tre figli di Filippo il Bello che si succedettero dal 1314 al 1322, tre re di Castiglia, Edoardo II° d’Inghilterra, quattro imperatori delle grandi casate (Lussemburgo, Asburgo, Nassau, Baviera) e il trasferimento della papato da Roma ad Avignone, oltre a sette papi, da Onorio IV a Giovanni XXII.

Amedeo V è il figlio cadetto di Tommaso II (morto nel 1259), conte di Maurienne e Savoia, e di Beatrice Fieschi, di nobile stirpe genovese e nipote di papa Innocenzo IV. La sua ascesa al potere fu difficile. In linea di principio Amedeo V è escluso dalla successione, perché Filippo I, conte di Savoia dal 1268, ed ex arcivescovo di Lione, non avendo figli, è il fratello maggiore di Amedeo, Tommaso, a dover succedere allo zio. Ecco il motivo per cui Amedeo fece un lungo soggiorno, durante il suo periodo di formazione, in Inghilterra, i cui legami con la casa di Savoia sono stretti (Eleonora di Provenza, figlia di Beatrice di Savoia, sorella di tre conti di Savoia, sposò nel 1236 Enrico III , Re d’Inghilterra). Ma Amedeo riuscì ad imporsi, non senza concessioni: il fratello Tommaso III di Piemonte, morto nel 1282, testimonio’ in favore del figlio maggiore Filippo, mentre Amedeo divvene custode del bambino e considero’ il Piemonte come un suo possedimento. Alla sua maggiore età Filippo avrà difficoltà a liberarsi dalla tutela dello zio. E Amedo dovette accettare che il paese di Vaud (nell’attuale Svizzera) torni ad essere appannaggio dell’altro fratello Luigi.

Amedeo è prima di tutto un guerriero. Costantemente in battaglia, soprattutto contro i delfini viennesi o il conte di Ginevra, riuscì a preservare i suoi confini e ad espandere i suoi possedimenti. Il suo primo matrimonio con Sibylle de Bagè nel 1272 gli permise di integrare Bresse nei possedimenti della contea. La sua seconda unione, con Maria di Brabante, lo rese cognato dell’imperatore Enrico VII che sposò Margherita di Brabante (che gli confermò tutti i suoi feudi nel 1308). Interlocutore riconosciuto a livello internazionale, Amedeo V condusse, secondo i suoi interessi, un’abile politica diplomatica tra il Sacro Impero, l’Inghilterra, la Francia e il papato. Se in gioventù fu vicino a re Edoardo I, che ebbe un ruolo importante nella sua ascesa alla contea, dalla fine del XIIImo secolo si avvicinò al re di Francia, Filippo il Bello, segnando una svolta importante nella sua politica estera. Amedo V è un grande costruttore e un viaggiatore instancabile. Adotta infine lo stemma del principato sabaudo. Ma sa anche come collocare i suoi discendenti: dalla sua prima moglie, Sybille, ha tre figli e cinque figlie, e dalla seconda, Marie, quattro figlie. Attraverso i loro rispettivi matrimoni, Amedeo V si trovò alleato con principi alpini (Dauphiné, Ginevra, Monferrato) e borgogni (Chalon-Auxerre), nonché con principi imperiali (Austria e Carinzia). Jean Cabaret d’Orville, nella sua “Chronique de Savoye”, composta intorno al 1417, gli diede il soprannome di “Grande”. Insistendo sulle sue virtù (orgoglio, saggezza, “giudizio meraviglioso”), sulla sua abilità (legata alla guerra: condusse non meno di 32 assedi), sul suo fisico (alta statura e volto regale).

Per molto tempo gli storici hanno insistito sull’attività militare del conte. Lavori recenti, più attenti alla documentazione contabile, evidenziano l’interesse che il conte ha per la sua amministrazione (C. Guilleré, S. Macheret, «Les Finances d’Amédée V de Savoie, 1285-1308» Presses de l’Université Savoie Mont Blanc, 2022). Certamente i suoi predecessori gli lasciarono un principato ben ordinato. È suddiviso in un gran numero di ‘’chatellenies’’, distretti amministrativi che gestiscono i domini del conte, e strutturati attorno ad un castello. A capo di ciascuna ’’chatellenie’’ è nominato un castellano, ufficiale stipendiato e revocabile a piacimento del conte, che la amministra sempre e soltanto in nome del conte. Quest’ultimo vigila su questa amministrazione essendo regolarmente presente durante la verifica delle entrate e delle uscite dei castellani da parte di impiegati specializzati. Questi resoconti, scritti su pergamena, rilegati in lunghi rotoli, ci forniscono informazioni sul funzionamento dell’amministrazione, sull’attività militare e sull’economia sabauda. I metodi finanziari e la redazione dei documenti vengono perfezionati. Le somme in gioco, che permettono il finanziamento della sua politica, continuano ad aumentare, così come il numero delle ‘’chatellenies’’, che passa da una quarantina a quasi sessanta, anche se la contea ha dovuto abbandonare temporaneamente, in appannaggio, il Piemonte e il paese di Vaud ha rami cadetti di Casa Savoia. Ma l’affare principale del principato fu quello di scegliere Chambéry, nel 1295, come capitale della contea di Savoia attraverso l’acquisto del castello, tenuto da un vassallo del conte, il signore de La Rochette. Fino ad allora i conti di Savoia non avevano mai avuto una capitale (C. Guilleré, A. Palluel-Guillard «Le Chateau des ducs de Savoie», Chambéry, Altal Editions, 2011). I loro archivi erano conservati in diversi luoghi, tra cui Chillon o l’Abbazia di Hautecombe, tra gli altri.

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