Margrethe di Danimarca, l’ultima sovrana della dinastia Estridsen. Figura ancora poco nota, fu l’unica regina che seppe unificare i regni di Danimarca, Svezia, Finlandia e Norvegia. Di Roberto Roggero.

Ritratto di Margrethe di Danimarca.

Storicamente, i regni scandinavi non vissero lunghi periodi pacifici o di cooperazione, salvo il periodo in cui regnò su essi la regina Margrethe I di Danimarca, sostenitrice di una intelligente politica di pacificazione, tutelata da un esercito ben armato e addestrato, e una fine e acuta strategia diplomatica, tesa a stringere alleanze sostanzialmente in funzione anti-russa e anti-tedesca. 

Nata nel 1353, dopo essere diventata regina di Danimarca, riuscì a sottomettere, usando la diplomazia più che le armi, anche Norvegia e Svezia (che all’epoca comprendeva anche l’odierna Finlandia), e regnò dal 1380 fino alla morte avvenuta nel 1412, dando vita alla Unione di Kalmar, accordo che mantenne l’unità scandinava per oltre un secolo. 

Regina consorte di Danimarca dal 1363 al 130, poi di Svezia nel 1363-64, era nota come persona saggia e razionale, ma al tempo stesso energica, scaltra e decisa, tanto da essere soprannominata la “Semiramis del Nord” o “Lady King” dai sostenitori, e la prima grande regina della storia europea dai ricercatori storici, mentre gli oppositori le affibbiarono il nomignolo derisorio di “King Breechless”, letteralmente “Re senza culatta” o “senza pantaloni”.

Dall’infanzia all’Unione di Kalmar 

Diversi storici, in particolare norvegesi e svedesi, accusano la regina Margrethe di avere favorito la Danimarca, mostrando eccessiva autorità verso gli altri regni scandinavi, ma in genere, le cronache del tempo riferiscono di una donna equilibrata, apprezzata e rispettata sia in Norvegia che in Svezia-Finlandia. L’immagine negativa era semmai sostenuta dalle autorità ecclesiastiche, poiché non si faceva scrupolo nell’imporre la propria volontà alla chiesa per far prevalere il potere della corona, né questo dovrebbe stupire, poiché non certo caratteristica solo dei regnanti di Danimarca. Un’immagine giustificata dal fatto che Margrethe nacque sì nel castello di Soborg, ma nelle prigioni, dove la madre era stata rinchiusa dal genitore. Fu inizialmente battezzata con il nome di Roskilde e a 6 anni, nel 1359, fu promessa in sposa al 18enne Haakon di Norvegia, figlio più giovane di re Magnus di Svezia-Norvegia (1316-1374). Un matrimonio di convenienza, com’era costume, con il quale re Magnus si garantiva l’alleanza di Valdemar di Danimarca nella disputa per la successione al trono contro il secondo figlio, Erik XII di Svezia (1339-1359), pretendente al trono della Svezia meridionale. In sostanza, un contratto in una delle numerosissime lotte per il potere, che aveva sia sostenitori che attivisti di opposizione, come Brigitte Birgersdotter di Svezia (1303-1373) antesignana dell’attivismo politico, che scrisse al papa descrivendo la disputa come “bambini che giocano con le bambole”. 

Valdemar di Danimarca, da parte sua, pretendeva la restituzione della Scania, la più meridionale contea della Svezia, confinante con la regione danese di Hovedstaden, con il Mar Baltico e con lo stretto di Oresund e che storicamente, insieme allo Jutland costituì il Regno di Danimarca ma che dal 1332 era stata affidata, con una sorta di “negoziato ipotecario” alla Svezia. Nel particolare, l’accordo di matrimonio concedeva a Valdemar di rientrare in possesso del castello di Helsingborg, ma non era abbastanza. 

Tardando la risposta del sovrano svedese, Valdemar mosse in armi nel giugno 1359 attraverso lo Stretto di Oresund e occupò la Scania, con la scusa di avere a disposizione una base logistica per assistere Magnus contro il figlio Erik, il quale però morì improvvisamente quello stesso mese. Di conseguenza, l’equilibrio di potere cambiò, e gli accordi tra Magnus e Valdemar furono annullati, incluso il contratto di matrimonio fra Margrethe e Haakon, tuttavia Valdemar non si ritirò dalla Scania, e continuò anzi ad espandere il proprio perimetro nel Baltico, verso Gotland e Visby, il centro principale a maggioranza di popolazione tedesca, nonché chiave strategica per il controllo delle rotte attraverso il Baltico. 

Nel luglio 1361 avvenne uno scontro armato a Gotland, fra le truppe danesi e la popolazione locale non tedesca, che non fu in grado di opporre resistenza, e Visby venne occupata e, a quel punto, intervenne la Lega Anseatica, che vedeva a rischio la propria egemonia commerciale nell’area, che fece pressioni su re Magnus. Alla Danimarca venne imposto un blocco navale sui commerci, che implicava l’intervento militare in caso di violazione, mentre Magnus dava inizio ai negoziati con un ulteriore matrimonio fra il figlio Haakon ed Elisabeth, sorella del principe Erik di Holstein. 

Il caso volle che, nel dicembre 1362, la nave con a bordo la principessa Elisabeth, in viaggio per la Svezia, fu costretta da una tempesta a riparare all’isola Bornholm, incorrendo nelle ire dell’autorità religiosa locale, l’arcivescovo di Lund, il quale si affrettò a dichiarare nullo il matrimonio, per violazione della Legge Ecclesiastica in quanto Haakon di Svezia era ancora ufficialmente fidanzato con Margrethe di Danimarca. La situazione raggiunse lo stallo, finché anche le truppe armate svedesi e della Lega Anseatica lasciarono Helsingborg e venne stipulata la tregua, dando ufficialità all’accordo matrimoniale fra Haakon e la principessa Margareth, di appena 10 anni, le cui nozze furono celebrate a Copenhagen nell’aprile 1363, e la sposa portata al castello di Akershus e affidata alle cure di Merethe Ulvsdatter, figlia di Brigitte di Svezia, nonché moglie di Knut Algotsson, barone fedeli a re Magnus. 

Negli anni successivi al matrimonio, la Scandinavia vide una serie di grandi sconvolgimenti politici. Pochi mesi dopo, l’unico fratello, Cristopher duca di Lolland, morì lasciando il padre senza un erede maschio e nel 1364 i nobili svedesi costrinsero re Magnus ad abdicare e a consegnare il potere ad Albrecht di Mecklenburg (1338-1412) come nuovo re di Svezia. 

Nel 1375 morì Valdemar di Danimarca, e fu allora che la futura regina Margrethe cominciò a mettere in pratica le proprie trame, riuscendo a fare annullare la linea di successione al trono da parte della famiglia della sorella maggiore Ingeforg, facendo eleggere al trono il giovanissimo figlio Olaf, con la amministrazione della reggenza fino al raggiungimento della maggior età dell’erede. Margrethe si dimostrò una governante intelligente e molto scaltra e alla morte di Haakon, nel 1380, Olaf divenne ufficialmente sovrano di Danimarca-Norvegia, ma morì poco dopo, nel 1387 a soli 17 anni. A quel punto i nobili elettori agirono di conseguenza: visto che il regno viveva un periodo di pace e prosperità, l’anno seguente affidarono il trono alla stessa Margrethe, che divenne formalmente sovrana di Danimarca, Norvegia e Svezia. 

Margrethe ispirava fiducia per le capacità dimostrate, come quando era riuscita a ottenere nuovamente la provincia dello Schleswig dai conti di Holstein-Rendsburg, che lo avevano ricevuto con il Patto di Nyburg del 1386. 

Decisa a realizzare il proprio progetto, Margrethe si dedicò quindi alla Svezia-Finlandia, dove agivano formazioni armate che facevano capo ad alcuni nobili, aperti nemici del re Albrecht. Gli agenti e gli informatori della regina allacciarono alcuni importanti contatti con la fazione opposta a re Albrecht, offrendo assistenza per il suo allontanamento. I nobili sottoscrissero il patto che se Margrethe li avesse aiutati a rimuovere re Albrecht, l’avrebbero proclamata reggente ufficiale. Senza perdere tempo, Margrethe mobilitò il proprio esercito già in preallarme e invase il territorio svedese. 

Re Albrecht fu obbligato a sottoscrivere la pace, in un incontro al castello di Dalaborg nel marzo 1388, nel quale Margrethe venne ufficialmente proclamata sovrana reggente di Svezia, con totale autorità per la nomina di un re. 

Nel frattempo, l’esiliato Albrecht non si era dato per vinto e, dopo avere riunito un esercito di mercenari nel Mecklenburg, si presentò alle frontiere danesi nel febbraio 1389. La battaglia principale fu combattuta nei pressi di Falkoping, dove il generale Herik Parow, comandante delle forze della regina, pur morendo in combattimento, fu artefice della vittoria e consegnò di fatto il potere dei tre regni nelle mani di Margrethe. Unica eccezione, il territorio di Stoccolma, quasi interamente popolato da tedeschi, che rimaneva deciso a non far parte del regno. 

Il rapporto di forze era comunque impari e la situazione precipitò quando il Mare del Nord cominciò ad essere affollato di imbarcazioni da guerra, e di pirati che approfittavano della situazione, causando l’intervento della Lega Anseatica. 

Nel 1395 Margrethe impose ad Albrecht la Pace di Lindholm, e l’impegno di pagamento di 60mila marchi in tre anni, come danni di guerra, lasciando Stoccolma al controllo della Lega Anseatica, a titolo di garanzia. Un’acuta trovata della regina, poiché il pagamento non fu rispettato entro i termini previsti dal contratto e, in cambio di alcuni privilegi commerciali di poco conto, Margrethe ottenne Stoccolma, nel settembre 1398. 

Margrethe sapeva bene che non poteva fare passare un tempo eccessivamente lungo, senza rispettare la propria parte dell’accordo, ovvero dare ai tre regni unificati un sovrano che avesse legami di discendenza diretti con i tre casati reggenti. Nel 1389 la regina proclamò erede al trono il pronipote Bogislav, altrimenti noto come Erik di Pomerania, nipote di Enrich von Mecklenbunrg re di Norvegia, a seguito di ufficiale atto di adozione e, nel 1396 Margrethe assunse nuovamente la reggenza in attesa dell’incoronazione. 

Nello stesso anno, Margrethe compì il passo più importante, la proclamazione ufficiale dell’Unione di Kalmar, documento magistralmente orchestrato che sanciva l’unificazione di tutti i territori che facevano capo ai regni di Danimarca, Norvegia e Svezia-Finlandia, ottenendo anche una personale soddisfazione, in quanto il giorno dell’annuncio, 20 luglio, era la festività di Santa Margherita di Antiochia che, come lei e la madre, era stata ripudiata e incarcerata dal padre. 

Sotto l’egida dell’armonia e della cooperazione, Margrethe poneva le basi dell’unione economica oltre che politica, nonché militare in caso di aggressione e, ben consapevole dei pregiudizi a cui andava incontro, giocò attentamente le proprie carte, in una oculata strategia di politica interna ed estera. Nei propri domini assicurò una sorta di autonomia federativa ai tre regni per quanto riguardava le leggi di autogoverno; istituiva per prima quello che oggi viene definito “referendum” ovvero la chiamata di tutti i sudditi a decidere in materia di interesse nazionale; il servizio militare sarebbe stata responsabilità dei governatori locali, tenuti al reclutamento limitato al solo territorio di competenza; istituì tre Consigli del Regno, in rappresentanza di ogni componente, e decretò la nomina di Erik a re di Danimarca, Norvegia e Svezia-Finlandia, anche se rimase lei, in sostanza, al potere assoluto. Con tale atto, veniva sancita la riunione dei regni scandinavi, anche se alcuni storici affermano che di fatto una unione federativa si sarebbe de facto realizzata con il regno di Cristiano II (1481-1559) all’inizio del 16° secolo, con Norvegia e Danimarca che rimasero unite fino al 1814. 

La Lega Anseatica 

Margrethe, ultima nata di Valdemar IV Christoffersen Atterdag (1320-1375), re di Danimarca, e della regina consorte Helvig di Schleswig (1320–1374) fin dalla tenera età mise in evidenza singolari capacità organizzative e diplomatiche, unite ad ambizioni di forte volontà, fra le quali realizzare l’unione delle popolazioni scandinave per contrastare la Lega Anseatica che, dal 1358, univa diversi principati e città in Polonia, Olanda, Belgio, Paesi Baltici, Bielorussia e fino in Italia (Livorno, Napoli e Messina), ma soprattutto in Germania sotto l’egemonia dei ricchissimi mercanti di Lubecca e di numerose altre città, in un monopolio dei commerci in Europa settentrionale e nel Mar Baltico, che danneggiava pesantemente l’economia dei Paesi scandinavi, e aumentava a dismisura l’autorità dei sovrani eredi del Sacro Romano Impero. 

La Lega Anseatica era stata una delle principali preoccupazioni del re Valdemar IV, che aveva tentato anche di contrastarla con la forza delle armi, attaccando alcuni centri commerciali in Scania e saccheggiando Visby nel 1361, e ottenendo una prima vittoria nella battaglia di Helsingborg l’anno seguente, ma uscendo poi sconfitto dalla alleanza militare che la Lega Anseatica mise in campo nel 1367, con la Confederazione di Colonia sotto le bandiere di Lubecca, e che giunse ad assediare Copenhagen costringendo Valdemar IV alla fuga. 

La Danimarca fu quindi obbligata a firmare il Trattato di Stralsund nel 1370, con l’assunzione di ulteriori privilegi commerciali alle città anseatiche, fra cui l’importante diritto di veto sulla incoronazione del re di Danimarca per i successivi 15 anni. Fatto che aprì alla Lega Anseatica l’assoluto dominio commerciale e politico per tutto il XV secolo e ne decretò l’egemonia in tutta l’Europa settentrionale. 

Fu poi il Erik VII di Pomerania, sovrano di Scandinavia (1382-1459), figlio adottivo ed erede della regima Margrethe) a tentare un nuovo attacco ai privilegi della Lega Anseatica, tentando di imporre il tributo detto “Sundzoll” per il passaggio delle acque territoriali, aprendo una crisi che nel 1426 sfociò in un nuovo conflitto, concluso nel 1435 con il Trattato di Vordingbord, ancora una volta a vantaggio della Lega Anseatica, che riuscì anche a occupare Emden, principale roccaforte dei pirati frisoni, e nel Baltico teneva a freno le navi pirata dei Vitalienbruder, compagnia di armatori conosciuta anche come Likedeeler, specializzati nel contrabbando di viveri da e per Stoccolma soprattutto durante gli assedi da parte dei danesi e quindi al soldo di vari nobili regnanti, per poi riventare pirati indipendenti di famigerata fama, al comando di personaggi come Arnd Stuke, Nikolaus Stortebeker, Godeke Michels, Henning Wichmann, con oltre duemila uomini e il quartier generale nei pressi di Gotland. 

Margrethe, divenuta regina di Danimarca, ebbe un figlio dal consorte, re Haakon VI, destinato a diventare re con il nome di Olaf II, ma morì prima di lei e quindi adottò il figlio della sorella, Erik di Pomerania che, raggiunta la maggiore età nel 1401, non ebbe però la possibilità di esercitare la propria sovranità in quanto Margrethe governò per i successivi 11 anni senza contendenti, con una reggenza che segnò l’inizio dell’unione dea Danimarca e Norvegia che sarebbe durata per più di quattro secoli.

Nel frattempo, manovrando nell’ombra con alleanze segrete, Margrethe continuò a contrastare la Lega Anseatica, che dalla seconda metà del 15° secolo cominciò a perdere gradatamente potere, a causa della perdita di diversi importanti centri che stavano vivendo la trasformazione in Stati nazionali e soprattutto di contrasti territoriali e conflitti di competenze. A dare poi un brutto colpo fu Cristoforo Colombo (1451-1506) che con la scoperta del Nuovo Mondo, determinò lo spostamento degli interessi commerciali sulle rotte atlantiche, facendo calare inevitabilmente quelle del Mare del Nord e del Baltico, e indebolendone il monopolio economico. 

La regina Margrethe fu in effetti la vera artefice del tramonto della Lega Anseatica, colpendo nel momento giusto, con la Unione di Kalmar del 1397, mentre l’Inghilterra si avviava verso la drammatica Guerra delle Due Rose (1455-1485) e le Fiandre erano cadute sotto dominio della Spagna, diventata la prima potenza navale. 

Nello sterminato impero russo, intanto,  i commerci si svolgevano intorno all’asse principale della Moscowia, che non era più il dominio barbaro dei Khan dell’Orda Dorata. Altri regni si stavano ingrandendo e acquisivano potenza, come la Polonia, protagonista della vittoria sull’Ordine dei Cavalieri Teutonici nella grande battaglia di Grunwald del luglio 1410, che la storia ha reso nota come Battaglia di Tannenberg, vinta dai polacchi di Ladislav II Jagellone (1377-1434) e dai lituani di Vitold il Grande (1350-1430) sulle forze del Gran Maestro Ulrich von Jungingen (1360-1410). 

I nuovi Stati indipendenti cominciarono a mettere in discussione l’egemonia della Lega Anseatica, portando fuori dall’alleanza una città dopo l’altra, fra cui la Berlino degli Hohenzollern. In poco tempo la Lega non fu più in grado di sostenere con le armi la propria egemonia, in guerre estremamente costose, che peraltro mettevano a dura prova l’alleanza fra così tante città, ormai divise da interessi particolari. Nella sua ultima fase, solo Lubecca, Amburgo e Brema prendevano le decisioni in seno al Consiglio della Lega. 

Nel 1521-23 fu ancora Lubecca a muovere guerra alla Danimarca, ancora una volta sconfitta, ma generando profondi disaccordi con la Svezia, che sfociarono in accanite proteste da parte delle altre città, decisamente stanche della superiorità di Lubecca. 

Al termine della guerra dei trent’anni (1618-1648) la Svezia era diventata la potenza egemone nel Baltico, mentre in Germania le città anseatiche erano fortemente impoverite dagli scontri e dalle spese che avevano dovuto sostenere. 

La Lega Anseatica, con le casse sempre più povere, non fu poi in gradi di adeguare le proprie flotte marittime alle nuove esigenze e tipologie di imbarcazioni, né rinnovarsi superando l’istituzione delle Corporazioni, di fronte all’emergere dei mercati anglosassoni e olandesi e all’ondata della Riforma protestante. Ufficialmente, la Lega Anseatica non fu mai sciolta, tanto che ancora nei primi anni del 20° secolo, Amburgo, Brema e Lubecca si definivano ancora ufficialmente “Freie und Hansesstadt”, Libera Città Anseatica. Fu infine il Partito Nazista di Adolf Hitler a cancellare la definizione, perché le autorità di Lubecca avevano negato il permesso di tenere la campagna elettorale al futuro Fuhrer nel 1932-33. 

La politica dell’Unione Scandinava 

Nei primi anni di regno, quando l’Unione di Kalmar era ancora in corso di formazione, la regina Margrethe aveva tollerato la presenza del Riksrad, pur sottoposta all’autorità della corona. Il Riksrad era il Consiglio del Regno, una sorta di Senato, che aveva il compito di assistere la corona nell’esercizio delle funzioni di governo, con compiti di Corte di Ultima Istanza nelle dispute considerate di prima importanza. Fu istituito nel 1220 dal re Erik XII di Svezia (1216-1250), reso stabile dal re Magnus III (1240-1290) ufficializzato nel 1634 da norme scritte per volere di re Gustavo Adolfo Wasa (1594-1632), e soppresso nel 1789, contestualmente all’istituzione del Kunglig Majestat (Re in Consiglio), e all’Atto di Unione e Sicurezza, emendamento alla Carta Costituzionale, con abolizione del privilegio esclusivamente nobiliare di accedere alle cariche dello Stato, aprendo alla candidatura di ogni libero cittadino. Un passo notevole nel processo democratico, che segnava la fine del controllo aristocratico negli organi dello Stato, e quindi dello stesso Consiglio del Regno, infine abolito dalla legge, e sostituito dalla Corte Suprema Reale, composta da un numero uguale di nobili e non nobili. 

Passo dopo passo, con sottile intelligenza e non comune acume politico, Margrethe concentrò nelle proprie mano un potere pressoché assoluto, mantenendo vacanti, con diplomatica abilità, le cariche più ambite come comandante in capo della polizia, o maresciallo amministratore, comandante delle Contee. La regina seppe scegliere i propri collaboratori più stretti, i funzionari di corte più importanti, i ministri, mostrando un intelligente equilibrio nell’accontentare la nobiltà quanto le classi meno rappresentate. Molte licenze di esclusivo diritto nobiliare, furono cancellate e aperte a ogni cittadino, con uguali diritti e doveri per danesi, norvegesi, svedesi o finnici, sebbene esistesse un certo malcelato favoritismo verso la Danimarca. 

Legge e ordine erano comunque mantenuti, così come condizioni sociali per l’epoca notevolmente progredite. Nel 1396 Margrethe emanò un’ordinanza per la tutela delle donne vittime di violenza, fra cui una sorta di “pensione di invalidità” di 500 marchi alle donne abusate durante la guerra Danimarca-Svezia del 1388-89. Grazie alle scelte giuste, riassegnò alla corona tutti i territori di cui era stata privata nel tempo, fino al regno del padre Valdemar IV, annettendo o comprando centinaia di possedimenti; organizzò una riforma valutaria, facendo ritirare dalla circolazione le monete di rame e riemettendo moneta in argento, con grandi introiti per il bilancio dello Stato, avendo quindi sempre a disposizione una somma di denaro per compiere operazioni finanziarie e commerciali o anche per devolvere discrete cifre in beneficienza. Inoltre, volle la formazione di una specie di sindacato, o comitato, che presiedesse alla giustizia, con norme opportune che regolavano le dispute territoriali, il recupero di beni mobili o immobili dalle proprietà della chiesa o della nobiltà, nonché l’istituzione di nuove imposte o l’emissione di ulteriore quantità di moneta. 

Determinati metodi e provvedimenti, però, le fecero perdere sostenitori fra la nobiltà, tuttavia seppe evitare che prendessero iniziative pericolose facendo comunque poco ricorso al Consiglio del Regno, affidandosi invece a uno scelto staff di consiglieri, militari civili e religiosi. Per mantenere il controllo diretto, affidò i vescovati svedesi e norvegesi a prelati da lei scelti fra il fedele clero danese, mentre diede il controllo di feudi e appezzamenti amministrativi a governatori misti, riuscendo a ottenere una pubblica amministrazione leale, efficiente e articolata. 

Prematura scomparsa 

La regina era poi molto presente sul territorio, con frequenti viaggi attraverso i tre regni, trascorrendo alla fine più tempo in Svezia che in Danimarca, incoraggiando e organizzando personalmente diversi matrimoni tra le famiglie della nobiltà scandinava e diede un forte impulso alla diffusione delle arti, facendo di Vadstena un centro multiculturale per una nuova lingua unificata dei tre regni. 

In politica estera, Margrethe aprì contatti con Enrico IV d’Inghilterra (1367-1413), proponendo un’alleanza, sancita da un doppio contratto matrimoniale: fra Erik di Danimarca e la principessa Philippa; e tra il figlio di Enrico IV, principe di Galles ed erede al trono come Enrico V, e Cathrenine sorella di Erik. Una visione che avrebbe potuto essere la base per la creazione di un grande Regno del Nord, e realizzando il progetto che era stato di Knut II il Grande (994-1035), re di Danimarca e Norvegia, e principe di Britannia, nonché padrone feudale di Shleswig e Pomerania, considerato il più importante sovrano dei regni del Mare del Nord e uno dei re vichinghi più potenti della storia, che riuscì a ottenere molta influenza sui territori britannici, creando diversi legami culturali e commerciali fra danesi e inglesi. 

Diversa era però la visione che dell’alleanza avevano i due sovrani: Enrico IV voleva un’alleanza soprattutto militare, per portare i regni del nord contro la Francia (Guerra dei Cento Anni, combattuta a diverse riprese dal         1337 al 1453), mentre la regina Margrethe, decisa a non farsi trascinare in dispute territoriali e vincoli troppo soffocanti con potenze straniere che la costringessero a una guerra, voleva un partenariato politico e commerciale per escludere la Lega Anseatica dall’egemonia nel Mare del Nord e nel Baltico, e semmai in funzione anti-tedesca. Non ci fu il previsto doppio matrimonio, ma si giunse a una alleanza difensiva, suggellata dall’unione di Erik d della figlia di Enrico, Philippa, nell’ottobre 1406, mentre la sorella, Catherine, sposò il conte Johann di Neumarkt, che fruttò comunque un’alleanza in Germania meridionale, che avrebbe funzionato da contrappeso per i difficili equilibri con i principati del nord. 

Nel 1412, dopo i successi diplomatici con Gotland e Finlandia, il tentativo di riacquistare il possesso dello Shleswig, causò una guerra con lo Holstein, che la regina condusse con sorprendente perizia, morendo proprio mentre si avvicinava la vittoria, mentre si trovava a bordo della sua nave personale, nel porto di Flensburg, proveniente da Seeland, dove aveva affrontato diverse questioni governative e discussioni con la nobiltà locale, ponendo i presupposti per ulteriori sviluppi politici. Sembra sia stata colta da un improvviso e violento malore e morì la notte del 28 ottobre 1412, Oltre a questo, non c’è discussione nella documentazione storica riguardo alla sua morte. Fra le possibili cause, gli storici hanno ipotizzato un attacco di febbre dovuta alla diffusione della peste, e una debolezza cronica dopo la morte di Abraham Brodersson (che alcuni autori hanno affermato essere il padre di una figlia). Non si esclude un avvelenamento ordito dal giovane Erik.  Il suo sarcofago, realizzato dallo scultore di Lubecca Johannes Junge nel 1423, si trova attualmente dietro l’altare maggiore nella cattedrale di Roskilde, vicino a Copenaghen. 

Leggenda e realtà 

Margrethe, regina di Scandinavia, è stata descritta come fisicamente attraente, che fisicamente aveva poco a che fare con la classica tipologia nordica, in quanto aveva capelli e occhi scuri, che le conferivano un’aria austera e severa. Fu certo molto energica fino alla vecchiaia, autocratica e indomabile, ma allo stesso tempo descritta anche come saggia e gentile. Secondo le cronache del tempo, possedeva le qualità maschili dell’indomabilità, ancor più accentuate in quanto donna. Era dotata di capacità organizzative, amministrative, diplomatiche, e di una non comune forza di volontà nel raggiungere i suoi propositi, come fu l’Unione dei Regni Scandinavi. 

In Danimarca Margrethe era chiamata “signora sovrana e custode del Regno di Danimarca”, titoli che ottenne in seguito anche in Svezia e Norvegia, con autorità del titolo di Signore esclusivamente maschile, e quello di “sovrana”. Successivamente, quando Erik fu eletto re di Norvegia nel 1392, rinunciò a questo titolo in Norvegia e, nel 1396, quando fu incoronato re di Danimarca e Svezia, ne smise l’uso sebbene continuò a essere reggente. 

Solo nel 1375 si proclamò regina di Danimarca, dopo che aveva utilizzato il titolo di “figlia di Valdemar, sovrano di Danimarca” sebbene legittima erede. 

In genere le si rivolgevano con il titolo di “Signora Regina”, senza specificare di cosa fosse regina, salvo il pontefice Bonifacio IX (1350-1404), la appellava “amata figlia in Cristo, eccelsa regina di Danimarca, Svezia e Norvegia”. 

Quando sposò Haakon VI, nel 1363, questi era co-sovrano di Svezia, per cui Margrethe divenne regina consorte e, nonostante fosse stata deposta, non rinunciò mai al titolo. In teoria, l’espulsione di Albrecht I da parte degli svedesi nel 1389 riportò semplicemente Margrethe alla sua posizione originale. Indiscutibilmente, dal febbraio 1389 all’ottobre 1412 fu regina di Danimarca, Norvegia e Svezia e fondatrice dell’Unione di Kalmar che per oltre un secolo unì i Paesi scandinavi, come regina regnante di Danimarca, anche se a quei tempi non era usanza danese che una donna regnasse. Nessun sovrano era mai riuscito in una tale opera. 

Il suo genio politico non è mai stato contestato, ma le motivazioni sono sempre state oggetto di dibattiti. Durante la prima metà del 19° secolo, era solitamente raffigurata come un’idealista che combatteva per controbilanciare l’influenza tedesca. Dopo la sconfitta della Danimarca da parte dei prussiani nel 1864, prevalse l’immagine della regina nazionalista. Recentemente, è stata sempre più considerata una mente machiavellica che ha combattuto principalmente per il potere e per interessi dinastici. 

Di certo è stata la persona giusta al momento giusto, in un territorio minacciato dal dominio culturale ed economico tedesco, contrastato unificando i tre regni, trattenendo i tedeschi, e riconquistando le terre perdute a sud. Al momento della morte, l’Unione Scandinava era di gran lunga la forza più potente del Baltico, e la seconda più grande federazione in Europa sotto un unico sovrano. 

Bibliografia 

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Magill, Frank N. Magill: “The Middle Ages: Dictionary of World Biography” – Routledge, 2012. 

Jacobsen, Grethe Jacobsen, “Queenship and the Special Case of Margrethe of Denmark” (PDF). 

Richard White: “These Stones Bear Witness” – Author House, 2010. 

Derry, Thomas Kingston Derry: “”A History of Scandinavia” – Minnesota Press, 2010.

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