L’Opinione. L’Editoria di Destra (o Conservatrice): tra pensiero forte e fibrillazioni. Di Piero Vassallo.

Storia della Cultura di Destra.

In Italia, l’egemonia culturale gramsciana è, purtroppo, ancora reale (anche se in forte crisi di valori), almeno nell’opinione del giornalismo schierato e nelle battute del cabaret che rappresentano una Destra popolata da violenti analfabeti e finanche mentecatti. Anche se nelle biblioteche, luoghi dove la parola scritta annulla e sostituisce la chiacchiera scapigliata, il volume dell’alta cultura comunista è invero assai ristretto e certamente inferiore a quello della cultura di Destra.

 Uno scrupoloso censimento degli Editori di Destra contempla l’esistenza di oltre cinquanta qualificati soggetti, alcuni dei quali come Rusconi, Il Borghese, Volpe, Il Cerchio, Settimo Sigillo, Controcorrente, Logos, Nuova Aurora Editrice, Novantico, Solfanelli, Thule, Effedieffe, ISSPE, Dino, Asefi, Ar, Fede e Cultura) presentano o presentavano robusti e interessanti cataloghi. Non trascurabile è il contributo culturale dei settimanali e delle riviste d’area, alcune vecchie, ma in buona misura ancora sull’onda, benché prive di santi in paradiso e di sostegni pubblicitari: Candido, Il Borghese, Asso di bastoni, Meridiano d’Italia, Il Nazionale, La Torre, Pagine libere, L’Italiano, Cantiere, Ordine Nuovo, Tabula rasa, L’Occidente, Domani, Azione, Carattere, Ordine Civile, Lo Stato, L’Alfiere, Storia Verità, ecc. Le cause esterne della scarso successo della cultura di Destra sono fin troppo note: la disinformazione organizzata dai poteri forti, la congiura giornalistica del silenzio, l’ostilità della burocrazia scolastica, l’ostruzionismo dei distributori e dei librai che fanno il mercato e l’influsso depistante di un’editoria massonica generosamente foraggiata dai potentati finanziari cattocomunismi e targati UE, e non ultimo il ‘disinteresse’ da parte del ‘mondo politico’ di Destra, notoriamente allergico alla cultura . Non è tuttavia lecita l’ostinazione a rimandare la domanda sulle cause interne che abbassano il profilo della vera, poliedrica e malauguratamente parcellizzata cultura di Destra. Inesplorate sono infatti le cause endogene della tiepida accoglienza che i lettori appartenenti alla maggioranza silenziosa riservano all’offerta delle loro case editrici. Ora, la prima causa della scarsa diffusione dell’editoria di Destra è l’incerto confine stesso tra Cultura e Politica e la conseguenza rivalità tra politici estranei alla cultura e uomini di cultura in cerca di spazio nella politica. Nel secondo dopoguerra, i giovani studiosi emergenti di Destra (Giano Accame, Fausto Gianfranceschi, Fausto Belfiori, Enzo Erra, Primo Siena, Silvio Vitale, Fabio De Felice, Giuseppe Tricoli, tanto per citarne alcuni) non hanno mai dichiarato la loro estraneità alla Politica pura, anzi si sono costituiti in correnti, forse troppe. Tale imprudente scelta ha nutrito la diffidenza e la gelosia dei politici di professione, i quali (fatta l’unica eccezione di Ernesto De Marzio) ostacolarono, in parte, la diffusione delle nuove idee e il successo dei loro portatori. Nell’ottica dell’occlusione si legge la scelta abbastanza incomprensibile fatta dal pur accorto Giorgio Almirante, il quale affidò il settore della cultura ad Armando Plebe, un elemento intrinsecamente solido, ma in buona misura estraneo alla tradizione della Destra. Plebe fu scelto perché perfettamente isolato nell’ambiente missino. Il conflitto che a quel tempo nel Msi opponeva i politici agli studiosi era vivace, ma molto dannoso ai fini pratici. E’ impietoso rammentare le patetiche nomine, avvenute in un più recente passato (corrispondenti agli anni del berlusconismo) ad incarichi nei ministeri dei Beni culturali e della Pubblica istruzione di personalità senza qualità, mentre a Destra militavano uomini di spessore come Giano Accame, Fausto Gianfranceschi, Roberto De Mattei, Stefano Zecchi, Piero Buscaroli, Gaetano Quagliarello ed altri. Ma andiamo oltre.

Una sottovalutata causa delle difficoltà incontrate dall’editoria di Destra è sempre emersa dalla stessa natura conflittuale tra le varie ‘anime’ della stessa Destra: tradizionalista cattolica, mistica, gnostica, ecc.. Ammaestrato dall’iniziato Arturo Reghini, Julius Evola fu il scintillante banditore di un ateismo coperto dal sacro grembiule di René Guénon. Purtroppo le suggestioni emanate dalle a dire il vero affascinanti pagine evoliane hanno consegnato all’indifferenza dei giovani di destra le opere di filosofi quali Giovanni Gentile (un autore la cui conversione finale al cattolicesimo è stata dimostrata), Francesco Orestano, Giovanni Papini, Domenico Giuliotti, Nicola Petruzzellis, Balbino Giuliano, Guido Manacorda, Marino Gentile, Carmelo Ottaviano, Augusto Del Noce. Nel dopoguerra gli esponenti della cultura di Destra hanno, infatti, attuato una politica editoriale conforme alla libertà d’opinione in realtà già concessa dal regime fascista (ricordiamo gli eretici, primo fra tutti Berto Ricci) , che, forte della sua identità, permetteva il dibattito fra gentiliani e antigentiliani, tradizionalisti e futurista, strapaesani e stracittadini. Malauguratamente, gli intellettuali d’area non hanno tenuto conto di quel fermo indirizzo, che un amareggiato neopagano Evola definì “vittoria della neoscolastica“. Di qui la dispersone dell’identità culturale in un ventaglio di dottrine spesso eccentriche, e talvolta oscure. Dove occorreva l’unità culturale nel rigore, l’industria culturale della Destra ha offerto una produzione intitolata alla mente plurima, e ha partorito nel tempo un assortimento di autori (filosofi, storici, politologi, sociologi, romanzieri) ‘dispersi’ in una galassia feconda, ma disorganizzata. Autori liberi e indipendenti, atei, agnostici o credenti; autori spesso eclettici, talvolta criptici, contraddittori, apparentemente contraddittori, comunque ‘grandi’ in ordine allo spessore delle loro idee. Il campionario, a questo proposito, è vastissimo: Marcel De Corte, Marino Gentile, Nino Badano, per non scomodare menti del calibro di De Corte, Junger, Altheim, Céline, Drieu la Rochelle, De Benoist, Davila, Molnar, Strauss, Mishima, Pitigrilli e D’Annunzio. Nell’attuale scenario il coraggio e la determinazione di alcuni studiosi contemporanei controcorrente (come Giulio Alfano, Sandro Giovannini, Tommaso Romano, Bozzi Sentieri, Michele Rallo, Marco Iacona, Carlo Gambescia, Paolo Deotto, Benigno Mauriello, Roberto Manfredini, Fabio Bozzo, Angelo Ruggiero, Valentino Cecchetti, Roberto Manfredini, Pietro Giubilo, Alberto Rosselli) operanti fuori dal controllo della casta, sta comunque tentando di raggiungere l’unità ancora esistente oltre le anime della Destra scismatica e frantumata. Ora, come è noto, la ricostruzione della perduta unità di pensiero comincia dalla riappropriazione della ‘Verità’ sul passato. L’intelligenza separata dalla memoria, infatti, sprofonda nel vuoto il cui colore tenebroso si legge nelle espressioni livide e desolanti dei divorziati dalla storia.

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