“Die Glocke”, la misteriosa campana delle SS. Di Tito Spina.

Riproduzione immaginaria della Die Glocke.

Dagli archivi americani e dell’ex Unione Sovietica, sono recentemente emersi dossier relativi ad un fantasioso progetto elaborato dagli scienziati nazista.

Il dossier è noto, oltre che come “Die Glocke”, anche con i nomi di “Die Lanternentraeger” e, in inglese, “The SS-Bell”, la “campana delle SS”.

Durante la seconda guerra mondiale, gli ingegneri e i tecnici tedeschi avevano ideato progetti segretissimi, alcuni dei quali oggi definiremmo “strampalati”, e altri che in effetti, sono stati precursori di grandi scoperte tecnologiche. Due esempi fra i più conosciuti, il caccia Messerschmitt-262 a reazione, e il razzo V2 di Werner von Braun, all’origine dei mezzi spaziali che avrebbero portato l’uomo sulla luna.

Fra i molti “Affare Segretissimo – Sicurezza del Reich”, ne esisteva uno detto appunto “la Campana”, storicamente provato, enigmatico, affascinante proprio in quanto poco spiegabile.

Anzitutto, una domanda: come sono venuti a conoscenza gli alleati, del progetto “Glocke”? Bisogna risalire agli ultimi giorni di guerra, quando fra truppe tedesche in fuga verso il Baltico, gli inglesi catturarono un generale delle SS di nome Jakob Sporrenberg (1902-1962). Durante gli interrogatori il generale Sporrenberg, probabilmente per cercare di trattare da una posizione autorevole, parlò di un misterioso progetto segreto relativo ad una macchina ad altissima tecnologia, nel quale aveva avuto parte di responsabilità. Il progetto era chiamato “Die Glocke”. La testimonianza del generale Sporrenberg è poi resa nuovamente davanti a una corte militare polacca e sovietica (e relativi servizi segreti), e raccolta anche dallo scrittore e giornalista polacco Igor Witkowski.

Che cosa era “la campana”?

Le dichiarazioni stabilirono che il progetto era strutturato in una serie di delicate operazioni minori, ad esempio il piano “Kronos”. Sostanzialmente, Sporrenberg parlò di una macchina basata su polarizzazione-risonanza-antigravità, anche in grado di “distruggere gli organismi viventi dall’interno”. Il prototipo sarebbe stato nascosto in luogo sconosciuto da uno speciale Kommando, prima dell’arrivo delle truppe nemiche.

Insomma, che cosa era questa strana “campana”? Le notizie non sono molte, tuttavia una ricostruzione è possibile, basata su dati storicamente accertati.

Doveva essere un oggetto metallico con un diametro di circa 3 metri e un’altezza di almeno 5 metri. Era composta da due cilindri contro-rotanti, isolati l’un l’altro da uno strano “liquido metallico color porpora”, che i tecnici chiamavano Xerum-525. Tale liquido ruotava all’interno della campana a velocità elevatissima, ed era di natura estremamente radioattiva, per questo mantenuto in recipienti di piombo spessi 3 centimetri. Un procedimento su cui oggi sono basate plasmoferesi e piastrinoferesi per i donatori dei moderni centri trasfusionali.

Molto probabilmente, lo Xerum-525 era una soluzione di metalli liquidi come torio, berillio e mercurio, i quali, se mescolati in adatte proporzioni, danno un composto di colore rossastro detto appunto “mercurio rosso”. In tale soluzione, l’antimonio e l’ossido di mercurio emettono una grande quantità di neutroni, se sottoposti a condizioni di stress. Per fare funzionare il meccanismo, era necessaria una grande quantità di energia elettrica, e l’attività della macchina poteva durare non oltre i due-tre minuti, emettendo però una enorme quantità di radiazioni e generando un potente campo magnetico.

Insomma, un propulsore senza propellente, forse un motore antigravitazionale? Oppure un’arma a impulsi, che poteva emettere un’energia tale da spostare oggetti o cristallizzare molecole viventi? Forse un campo torsionale di sufficiente intensità che poteva alterare lo spazio intorno al generatore? Se è così, maggiori campi torsionali venivano generati, maggiore spazio veniva alterato. E quando veniva alterato lo spazio, veniva alterato anche il tempo. Principi scientifici ben conosciuti, non stregoneria.

I figli del dio del Tuono

La selezionatissima équipe che lavorava al progetto comprendeva poche persone, legate da assoluta fedeltà e da un giuramento.

Anzitutto vi erano i tecnici del Centro Ricerche Alto Voltaggio e Frequenze e della AEG (Allegemeine Elekricitats Gesellschaft) responsabile per il rifornimento della maggior parte dell’energia elettrica ad alto voltaggio. Le due società agivano secondo i termini dell’operazione “Chiarite-Anlage” diretta dal capo-ingegnere Richard Craemer. La AEG aveva anche allestito un laboratorio nei sotterranei del Chiarite-Hospital di Berlino, dove veniva effettuata una parte delle ricerche. Vi era inoltre la HWA (Heeres Wafffen Amt, Sezione Operazioni della Luftwaffe). Per la Sezione Ricerche delle SS era responsabile l’Obergruppenfuhrer Emil Marzuw.

Lo staff scientifico vero e proprio comprendeva la dottoressa Elizabeth Adler, matematica dell’università di Koenigsberg; il dottor Otto Ambros, presidente della “Commissione-S” responsabile della preparazione delle armi chimiche per il ministero degli Armamenti di Albert Speer. Ambros (coinvolto con le SS anche nell’arricchimento dell’uranio) era stato caldamente raccomandato da Karl Krauch, direttore del colosso chimico I.G.Farben, per avere sotto controllo le operazioni relative alla gomma sintetica “Buna” fabbricata nel comprensorio di Auschwitz. Inoltre vi erano i professori e scienziati Herbert Jensen, Edward Tholen, Kurt Debus e il barone von Ardenn come direttore del Laboratorio Analisi.

I principali siti di ricerca si trovavano in Slesia meridionale, nelle vicinanze di Neumarkt  (Sroda-Slaska) e a Leubus, o Lubiaz. Altre attrezzature sotterranee erano state realizzate a Schloss Fuerstenstein, sempre nella Slesia meridionale. Fra le sperdute montagne della Slesia settentrionale (già in Polonia) è poi stato identificato un sito segreto, nel centro minerario di Waldenburg (o Walbrzch), dove pare fosse stata attrezzata una camera di circa 30 metri quadrati completamente rivestita di ceramica e gomma, per esperimenti particolari, parte del sotto-progetto “FHQ-Riese”. La gomma era rimossa, bruciata e sostituita ogni volta. Il personale seguiva il test da una distanza di sicurezza di circa 200 metri, al riparo da pesanti muri di pietra.

Un altro complesso che faceva parte del progetto “Die Glocke” era situato alla miniera di Wenceslas a Ludwigsdorf (o Ludwikowize), dov’era costruito “Machulapka”, un anello per esperimenti il cui funzionamento ancora oggi resta in parte un mistero. Qualcuno ne parla come di un anello per esperimenti di propulsione antigravitazionale.

Il progetto “Glocke” nasce nel gennaio 1942 inizialmente chiamato “Thor”, ma in seguito, dopo l’estate ’43, diviso in progetti minori quali ad esempio “Kronos” e “Laternentraeger”, rispettivamente per quanto riguardava l’aspetto della fisica e medico-biologico.

E’ storicamente provato che scienziati tedeschi hanno effettuato esperimenti con energia al plasma, nella Slesia meridionale e in un sito segreto nei pressi di Ohrdruf (Turingia), fra il 1943 e 1945. Operazioni coperte dal massimo segreto e note solo con il codice GRS, “Geheime Reich Sache” (Affare Segreto del Reich) o, fra gli addetti ai lavori, come “Kriegsentscheidend”, “Guerra Decisiva”. Pare che il risultato sia stato uno “ione di mercurio” e una soluzione di perossido di berillio e torio, detto in codice “Leichmetall”, che la Luftwaffe avrebbe potuto utilizzare per bombe ad esplosivo speciale, che avrebbe irradiato gli esseri viventi con sostanze a tal punto radioattive da modificare la struttura chimico-cerebrale e scheletrica.

Ogni esperimento o test avveniva sotto la personale supervisione del generale delle SS Hans Heinz Kammler, responsabile del progetto e capo dei due reparti segreti che conducevano l’operazione, SS-Entwicklungs-stelle IV (più semplicemente SS-E-IV o Centro Sviluppo IV), e un ufficio ancora più misterioso noto solo come SS-U-XIII.

Stando alle testimonianze del generale Sporrenberg, durante i primi esperimenti, l’apparecchio sviluppava grandi campi elettromagnetici ed energia elettrostatica, diffondendo una radiazione colore bluastro. Cinque scienziati su sette, prima di morire per le radiazioni venefiche, avevano denunciato forti fastidi nel senso del gusto e dell’olfatto, problemi di sonno, spasmi nervosi, perdita di equilibrio e di memoria. Proprio per questo, durante gli esperimenti, venivano poste gabbie con animali e piante, che solitamente morivano, e in decomposizione lasciavano residui una sostanza gelatinosa, in parte cristallina. Non è esclusa una forte percentuale di uranio impoverito. Le piante perdevano completamente la clorofilla, e le foglie sbiancavano letteralmente in poche ore. Pare che siano state utilizzate anche cavie umane, prigionieri prelevati da alcuni lager vicini e impiegati per le pulizie dei laboratori dopo ogni test, con un meticoloso lavaggio di circa un’ora.

Alla fine della guerra, com’era uso, per non lasciare tracce, chiunque avesse avuto a che fare con il programma “Glocke” venne ucciso. Sembra che le persone eliminate, fra scienziati, tecnici, ricercatori e altri, siano state circa una settantina.

Una delle fonti più dirette sul mistero della “campana” è il già citato scrittore e storico Igor Witkowski, che parla della scoperta del progetto dopo aver visionato i rapporti segreti declassificati con i verbali degli interrogatori del KGB al generale Sporrenberg. Le conclusioni, con altre indagini, sono esposte nel volume “The Truth about the Wundervaffe”.

Anche lo scrittore e storico britannico Nick Cook, in “The hunt for Zero Point”, parla del progetto “Glocke”, definendolo una sorta di generatore di campi magnetici torsionali, paradossalmente in grado di influenzare anche la dimensione spazio-tempo.

Lo studioso James Rollins nel libro “The Black Order” riferisce che la “campana” poteva essere un generatore di energia-punto-zero, derivata appunto dalla omonima teoria elaborata dal celebre Werner Heisenberg, a sua volta ispirato da Albert Einstein.

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