La campagna del Camerun (1914-1916). Di Alberto Rosselli.

Il maggiore von Raben.

La Campagna del Camerun (1914-1916).

di Alberto Rosselli

Nell’estate del 1914, la colonia tedesca del Camerun risultava quasi completamente circondata da territori sotto controllo inglese e francese (Nigeria e Africa Equatoriale) e per difendere i lunghi confini del possedimento il governatore Karl Ebermaier, in carica dal 1912, poteva contare soltanto sulle Schutztruppen, unità coloniali create nel 1895. Questo corpo, composto da circa 200 ufficiali e sottufficiali bianchi e da 1.550 ascari agli ordini del maggiore Zimmermann, era affiancato da una forza di polizia (la Polizeitruppe, creata nel 1891) forte di 40 ufficiali europei e 1.255 elementi africani gran parte dei quali arruolati nel Dahomey.

Le Schutztruppen erano suddivise in compagnie dislocate solitamente presso le principali località del dominio. Nella fattispecie, nell’estate del 1914, la 1ª compagnia, rinforzata da un piccolo distaccamento di artiglieria, si trovava a Douala; la 2ª a Bamenda, Wum e Kentu; la 3ª a Moran e Kusseri; la 4ª a Soppo; la 5ª a Buar e Carnet; la 6ª a Mbeiki, Nola e Nguku; la 7ª a Garua, Nassarau, Mubi, Marua e Lere; l’8a a Ngaundere; la 9ª a Dume e Baturi; la 10ª a Ojem e Mimwoul; l’11ª a Akoasim, Ngarabinsam e Minkebe e la 12ª a Bumo, Fianga, Gore e Schoa. Ogni Feldkompanie disponeva, quale supporto logistico, di circa 250 portatori indigeni.

Le truppe indigene erano dotate di fucili Mauser modello 1871/84 calibro 11; mentre gli ufficiali e i soldati bianchi avevano in dotazione pistole Mauser 1896/12 calibro 7,63 e i più moderni fucili Mauser Gewehr 98 da 7,92 millimetri.. I vecchi Mauser degli ascari possedevano ancora discreti requisiti, ma avevano il grave difetto di emettere al momento dello sparo una notevole quantità di fumo. Oltre ai moschetti, i tedeschi potevano contare su una cinquantina o poco più di mitragliatrici di vario tipo: dalle moderne Maxim 1908 alle vecchie e pesanti Gatling mod. 1865/1882 su affusto ruotato, e su alcune decine di pezzi da montagna e da campagna da 37, 77 e 88 millimetri. Nella colonia erano anche presenti alcune decine di mezzi a motore e un certo numero di locomotive e vagoni. Per quanto concerneva invece la componente navale, all’inizio delle ostilità, i tedeschi potevano contare su un solo bastimento armato, il Nachtigal, ancorato nel porto di Douala

Quando la Germania entrò in guerra con la Francia e l’Inghilterra, il Comando interalleato iniziò subito a studiare un piano per la conquista di tutte le colonie tedesche africane, Camerun compreso. E nella fattispecie il ministero della Guerra britannico incaricò il quarantacinquenne brigadiere generale Charles McPherson Dobell di portare a compimento l’occupazione di quest’ultimo possedimento. Dobell era persuaso, al pari dell’Ammiragliato, circa la necessità di attaccare simultaneamente tutte i territori tedeschi del Continente Nero, prima che questi potessero ricevere via mare eventuali aiuti dalla madrepatria: ipotesi in realtà assai remota in quanto il Kaiser non sembrava incline a rischiare la propria flotta, impegnata a fronteggiare nel Mare del Nord la forte Royal Navy, in operazioni di questo tipo. Pur vantando, almeno sulla carta, una netta superiorità militare, agli strateghi anglo-francesi apparve chiaro che le difficoltà ambientali e climatiche li avrebbero costretti ad una difficile da attuarsi di comune intesa nel quadro di un attacco combinato alla colonia tedesca. Nell’agosto del 1914, le forze britanniche e francesi (alle quali in seguito si aggiungeranno anche alcune centinaia di soldati belgi della Force Publique del Congo) presenti in Nigeria e in Africa Equatoriale ammontavano a circa 60.000 unità. Nella fattispecie, la West African Frontier Force britannica contava 242 ufficiali e 118 sottufficiali inglesi, cinquemila 426 soldati nigeriani, mille 553 della Costa d’Oro, seicentodiciassette della Sierra Leone e 137 del Gambia. Si trattava di truppe addestrate e bene armate con fucili Lee Enfield, mitragliatrici Vickers Mk I da 7,7 mm. Lewis da 7,7 mm., più pezzi d’artiglieria da montagna da 12 libbre e numerosi cannoni di piccolo e medio calibro. Dal canto suo, anche l’esercito francese, composto da circa 10.000 uomini, in gran parte indigeni della regione sub sahariana ed equatoriale africana comandati da ufficiali bianchi, vantava un altrettanto buon armamento composto da fucili Lebel, mitragliatrici Hotchkiss da 8 mm., più un certo numero di cannoni modello 1897 da 75 mm. e di obici.

Iniziano le operazioni

Come prima mossa atta a saggiare la consistenza e la reattività delle forze tedesche, Dobell decise che i primi reparti a penetrare in territorio camerunense fossero quelli transalpini, trovandosi questi già a ridosso del confine tedesco. Il 6 Agosto 1914, un distaccamento francese proveniente da Brazzaville, capitale del Medio Congo, composto da 500 soldati di colore, investì due piccoli avamposti tedeschi situati nell’area nord-orientale della colonia: una zona che pochi anni prima, nel 1912, la stessa Francia aveva ceduto alla Germania. Dopo avere disceso a bordo di piroghe e barconi il corso del fiume Ubangi, affluente del Congo, il contingente conquistò con facilità il semi indifeso villaggio di Zinga dove si accampò.

Vista la relativa facilità con la quale i francesi avevano calpestato il territorio nemico, il 15 agosto Dobell fece muovere dalla Nigeria alcuni distaccamenti inglesi che seppure molto lentamente si avventurarono in territorio tedesco. Queste penetrazioni, che causarono ai britannici perdite limitatissime, convinsero Dobell ad ordinare, il 25 agosto, l’invasione vera e propria del possedimento lungo tre principali e distinte direttrici. Sul fronte nord, una colonna britannica proveniente dalla Nigeria settentrionale sarebbe avanzata su l’importante caposaldo di Mora; mentre più a sud un secondo distaccamento, partendo da Yola, località situata sul fiume Benue, avrebbe invece puntato su Garua. Una terza compagine avrebbe invece lasciato Ikom, sul Cross River, per marciare in direzione della città e del forte di Nsanakang. Il 25 agosto, la colonna settentrionale attraversò la frontiera, ma dopo una marcia abbastanza rapida e priva di intoppi andò a cozzare contro il robusto campo trincerato di Mora. Dopo due giorni di aspri combattimenti, gli inglesi, che lasciarono sul campo decine di effettivi, furono infatti costretti a ritirarsi e a riguadagnare il confine. Tra il 30 e il 31 agosto, la colonna di Yola attaccò Garua, ma subì anch’essa perdite così pesanti da essere obbligata a ripiegare. Ma fu il terzo contingente quello che andò incontro al disastro peggiore. Il 30 agosto, il reparto proveniente da Ikom riuscì, dopo un breve combattimento, a prendere Nsanakang, località che  poche ore dopo i tedeschi riconquistarono con un violento contrattacco che portò al quasi totale annientamento della colonna britannica. Al termine dello scontro, i tedeschi catturarono due cannoni da 37 mm., cinque mitragliatrici Maxim, un centinaio di moderni fucili ed un notevole quantitativo di munizioni, viveri e medicinali. Il grave rovescio portò all’esonero del colonnello Carter (responsabile del comando sul campo delle truppe britanniche) che venne sostituito dal colonnello Frederick Cunliffe.

Questi tre clamorosi insuccessi dell’Intesa indussero il colonnello tedesco Zimmermann a prendere in esame un ardito piano di attacco contro Calabar, il principale porto nigeriano, situato a non molta distanza dal confine: progetto che  tuttavia egli dovette accantonare per mancanza di sufficienti truppe e munizioni. A compensare le disfatte britanniche pensarono però i francesi. Il 21 settembre, lungo il fronte nord-orientale, il comandante delle truppe transalpine in Ciad, colonnello Emmanuel Étienne Largeau, fece muovere una colonna da Fort Lamy, lanciandola contro la non lontana località di Kusseri, principale caposaldo germanico lungo la frontiera che separava il Camerun dall’Africa Equatoriale francese. Con l’ausilio di una flottiglia di barche, un reparto di circa 600 fucilieri francesi attraversò il fiume Chari, pressappoco alla confluenza con il fiume Lagone, e dopo avere attaccato e affondato due piccole imbarcazioni tedesche, mise piede in territorio nemico, stabilendo una solida testa di ponte.

La conquista di Douala

Verso la fine dell’agosto 1914, Dobell decise di tentare un attacco contro il porto di Douala: piano che tuttavia non si sarebbe potuto realizzare senza il concorso della Royal Navy, della Nigerian Marine e della foltta francese. In vista del nuovo impegno, Dobell chiese ed ottenne dal governatorato belga del Congo una certa aliquota di truppe che il 28 agosto andarono da affiancare i reparti francesi presenti in Africa Equatoriale.

Douala era l’unico importante sbocco al mare della colonia e quindi l’unica porta di accesso attraverso la quale i tedeschi avrebbero potuto, almeno in teoria, ricevere rifornimenti dalla madrepatria. Allo scoppio della guerra, per cercare di rafforzare le deboli difese della città, il governatore Karl Ebermaier aveva provveduto a posizionare una batteria antinave in località Yoss Point, facendo poi affondare nel canale di accesso dello scalo (quello di Rugged Point) nove vecchie navi, la più grossa delle quali era il Kamerun da 3.660 tonnellate della compagnia Hamburg.

In vista dell’attacco a Douala, la Royal Navy affidò il comando della squadra che avrebbe avuto il compito di trasportare e proteggere il corpo di spedizione di Dobell ad un valente ufficiale, il quarantenne capitano Cyril Thomas Moulden Fuller. La flotta era composta dagli incrociatori HMS Cumberland (di 9.800 tonnellate di dislocamento) e HMS Challenger (5.880 tonnellate), dalla cannoniera Dwarf (710 tonnellate) e da un incrociatore francese. La squadra da trasporto, posta agli ordini del comandante R. H. W. Hughes, era invece formata da due rimorchiatori, due motolance, due battelli postali, un barcone a vapore, lo yacht Ivy (di proprietà del governo anglo-nigeriano) e una moltitudine di unità da pesca. Onde individuare un ancoraggio sicuro e un punto adatto per lo sbarco delle truppe della spedizione, Fuller inviò nei pressi di Douala alcune veloci imbarcazioni da ricognizione, facendo effettuare nel contempo da altre unità alcuni brevi cannoneggiamenti costieri, in modo da distrarre il nemico. L’iniziativa di Fuller sortì un certo successo, causando anche l’affondamento di una mezza dozzina di chiatte tedesche.

La sera del 5 settembre 1914, nei pressi della località di Bota, le unità britanniche agli ordini di Fuller sbarcarono un reparto di fanteria nigeriano il cui compito era quello di razziare un deposito di viveri e materiali tedesco situato non lontano dalla riva. L’operazione ebbe buon esito, ma verso l’alba, allorquando il reparto stava ritornando con le casse alla spiaggia per reimbarcarsi, esso venne circondato da un centinaio di Schutztruppen che intimarono ai britannici la resa. Questi tuttavia si opposero con le armi, riuscendo poi a buttarsi in mare e a raggiungere a nuoto le imbarcazioni di Fuller che con il loro fuoco coprirono la ritirata. Nello scontro i britannici ebbero alcune decine di morti e feriti. Nei giorni successivi, la Royal Navy effettuò altre operazioni, avvicinandosi sempre di più a Douala. Dopo avere individuato e neutralizzato oltre 30 mine artigianali costruite da un ingegnoso ufficiale tedesco, il tenente Phoëlig, ed ancorate da questi davanti all’imboccatura dello scalo, il 9 settembre, la cannoniera Dwarf (armata con quattro pezzi da 12 libbre), si avvicinò di molto ad un tratto di riva, seguita il giorno dopo dal Cumberland. Non incontrando alcuna resistenza da parte del nemico, Fuller decise di stabilire in località Suellaba Point una base di appoggio avanzata per la sua squadra. E successivamente, l’ufficiale inviò lungo il fiume Dibamba due piccole imbarcazioni armate con cannoni da 3 libbre ceduti dal Cumberland, fino alla località Pitti, dove però le unità vennero bloccate da un violento fuoco di sbarramento proveniente dalle fortificazioni tedesche situate lungo la riva. Due giorni dopo, il Dwarf  venne inquadrato e colpito dalla vicina batteria tedesca di Yoss Point, riportando diversi danni e lamentando alcuni morti e feriti.

Sei giorni più tardi, il Dwarf, che continuò a mantenersi in zona,  venne intercettata e speronata dal Nachtigal, che tuttavia in seguito all’urto prese fuoco, esplodendo. Il Dwarf resse il tremendo urto e sebbene danneggiato riuscì a rientrare in un porto nigeriano dove venne sottoposto ad immediati lavori di riparazione, tanto che appena una settimana più tardi poté rientrare in servizio. Nella notte tra il 15 e il 16 settembre, un gruppo di marinai tedeschi della guarnigione di Douala attaccarono nuovamente il Dwarf con una lancia a motore sulla quale avevano montato, in maniera molto artigianale, un siluro trovato in un deposito della Kriegsmarine. Tuttavia, l’imbarcazione, forse a causa dell’eccessivo peso, iniziò a sbandare andando a fracassarsi contro la riva, dove il siluro esplose disintegrando il curioso vettore. Quattro giorni dopo, un’altra “barca-silurante” tedesca tentò l’ennesimo attacco al Dwarf, che tuttavia venne salvato dal provvidenziale intervento di un’unità armata nigeriana che a colpi di cannone mandò a fondo l’incursore germanico.

Nel frattempo, Dobell, con l’ausilio della Royal Navy, stava lavorando per mettere insieme un corpo di spedizione destinato a sbarcare in territorio camerunese. Il 10 settembre, nel porto di Bathurst, l’ufficiale, che si trovava a bordo del Challenger, prese a bordo un distaccamento di ascari del Gambia e due giorni dopo, a Freetown (Sierra Leone), raccolse un secondo contingente locale, più diverse centinaia di portatori. Proprio a Freetown. Dobell ebbe l’occasione di visionare un grosso mercantile tedesco catturato in Atlantico dalla marina inglese, la Professor Woerman, nelle cui stive trovò un cospicuo e variegato quantitativo di rifornimenti destinati al Camerun tedesco, tra cui una cassa piena di nuove, preziose mappe topografiche della colonia. Il 16 settembre, ad Accra, le navi inglesi caricarono un contingente della Costa d’Oro, composto da fanti, genieri e artiglieri, e il giorno seguente, a Lagos (Nigeria), presero a bordo altri due battaglioni di fanteria, alcune centinaia di portatori e due batterie con dieci pezzi da 37 mm. Il 23 settembre, sei trasporti colmi di truppe e materiali, scortati dal Challenger e da altre unità minori, raggiunsero la costa camerunese, seguiti il giorno seguente da altri piroscafi con a bordo 2.000 fucilieri senegalesi e sei pezzi da campagna da 75 provenienti da Dakar. Complessivamente, il Corpo di Spedizione al comando di Dobell risultava composto da 154 ufficiali inglesi e 54 francesi; ottantuno sottufficiali inglesi e 354 francesi; duemila 460 ascari britannici e 1.859 francesi, più 3.356 portatori britannici e 1.000 portatori francesi.

Nel frattempo, le unità di Fuller avevano perlustrato a fondo l’intera regione costiera di Douala e diversi rami fluviali, subendo perdite trascurabili. Fuller era inoltre riuscito ad organizzare una prima base di appoggio (dotata di una stazione radiotelegrafica collegata a Lagos dove si trovava la sede del comando britannico) per la squadra navale dell’Intesa. Fatte avvicinare alla costa circa 30 navi con a bordo l’intero Corpo di Spedizione, Dobell intimò al governatore tedesco la resa incondizionata, ricedendo da questi una risposta alquanto evasiva. Dobell ordinò allora lo sbarco dei reparti. Una compagnia di genieri del Gold Coast Regiment imbarcata su due rimorchiatori armati e un trasporto venne inviata lungo fiume Dibamba con il compito di occupare il villaggio di Pitti, tagliare le linee telefoniche ed impedire alle truppe germaniche dell’area di Douala di ritirarsi a Yapona. Addentratesi nel corso d’acqua, le imbarcazioni inglesi – con a bordo le forze inglesi del C.E.F. al comando del quarantasettenne brigadiere generale Edmund Howard Gorges – vennero però investite da un violento fuoco di fucileria proveniente da entrambe le rive e costrette ad invertire precipitosamente la rotta.

Il 27 settembre, Dobell, a bordo dello yacht nigeriano Ivy, si recò nei pressi di  Yoss Point e per valutare l’opportunità di uno sbarco. Ma mentre l’ufficiale osserva la spiaggia, si udì una serie di violente deflagrazioni provenienti da Douala. Binocoli alla mano gli ufficiali inglesi videro crollare l’alta antenna di acciaio della stazione radio tedesca e poco dopo innalzarsi sul pennone del Palazzo del governatore una grande bandiera bianca. Verso le undici, un graduato tedesco raggiunse a bordo di un battellino la Ivy per consegnare agli inglesi, a nome del governatore, la città di Douala e il vicino villaggio di Bonaberi. Nel pomeriggio, i britannici occuparono quest’ultima località, proprio mentre Dobell, con un distaccamento di fanti della Marina, prendeva possesso di Douala, innalzando la Union Jack e il Tricolore francese sul Palazzo del governatore.

Nelle acque del porto, gli anglo-francesi recuperarono 31.000 tonnellate di naviglio mercantile, più una cannoniera e l’Herzogin Elizabeth l’elegante yacht a vapore del governatore tedesco. Oltre a ciò, i britannici misero le mani su un buon quantitativo di carpenteria navale, un bacino galleggiante (che pur essendo stato affondato dai tedeschi, venne riparato dai genieri inglesi) e una batteria.

Pochi giorni dopo la presa Douala, i Comandi Londra e di Parigi incominciarono a fare pressioni su Dobell affinché avanzasse subito verso l’interno della colonia per distruggere l’esercito tedesco e porre così fine alla campagna.

I reparti germanici ritiratisi nell’entroterra erano stati nel frattempo riorganizzati dal maggiore Zimmermann e concentrati in buona parte nelle località strategiche di Edea e Yabassi. Prima di riprendere la sua offensiva, Dobell ebbe comunque cura di fortificare Douala onde prevenire eventuali contrattacchi nemici, dopodiché fece costruire dai suoi genieri una pista carreggiabile in direzione dell’importante centro ferroviario di Edea, situato a sud-est di Douala, lungo il fiume Sanaga.

In marcia verso l’interno

Riorganizzate le forze e la catena logistica, Dobell decise quindi di utilizzare il West African Regiment per attaccare Yabassi, situata sul fiume Wurl. La sera del 6 ottobre 1914, una colonna di imbarcazioni trasferì il reparto nei pressi di Nsake Hill, località situata a circa 10 miglia da Yabassi. Qui però i battelli britannici vennero fermati da alcune compagnie tedesche appostate nella fitta boscaglia, lungo il fiume Wurl. Tuttavia, grazie all’intervento di alcuni pezzi da campagna montati su una chiatta, i britannici riuscirono zittire il nemico, consentendo alla quasi totalità del West African Regiment di occupare il villaggio di Nsake, per altro già sgomberato dal nemico. Una piccola parte delle truppe venne fatta sbarcare sull’altra riva, dove la flottiglia si ancorò per la notte. All’alba dell’8 ottobre, il reparto riprese la sua marcia, ma mentre la forza principale percorreva l’argine del fiume, le imbarcazioni, sulle quali erano state caricate le munizioni, i viveri e le attrezzature, vennero nuovamente bersagliate dal tiro di armi leggere appostate tra il fogliame. Inchiodati dal fuoco nemico, i britannici furono quindi costretti a ritirarsi, assieme alle imbarcazioni, verso valle. Durante il ripiegamento, dalle retrovie giunsero un paio di compagnie di fanteria che sulle prime tentarono un contrattacco, dovendo tuttavia desistere poco più tardi, verso la metà della giornata, a causa delle difficoltà del terreno paludoso e del caldo torrido. La mattina del 13 ottobre, Dobell fece però un nuovo tentativo per rimontare il fiume Wurl, ma nei pressi di Nsake due colonne, che si erano spinte su entrambe gli argini del corso d’acqua, vennero impegnate da reparti tedeschi che le costrinsero nuovamente ad indietreggiare. Il giorno seguente, finalmente, i britannici riuscirono ad avere la meglio sui drappelli nemici dislocati nella zona, riconquistando definitivamente Nsake ed occupando Yabassi. L’intera operazione era costata ai britannici perdite piuttosto lievi: tre sottufficiali, qualche marinaio e circa 40 soldati indigeni.

A questo punto Dobell anziché marciare direttamente su Edea, volle ripiegare su un piano di attacco abbastanza complesso e non molto comprensibile. Egli ordinò infatti ad una compagnia rinforzata di 150 uomini del West African Regiment di compiere una serie di articolate manovre diversive lungo il fiume Sanaga, in modo da distrarre i tedeschi, dando nel contempo disposizioni affinché un reggimento francese di oltre 1.000 uomini risalisse il fiume Nyong fino a Dehane, da dove avrebbe poi aggirato Edea, piombando alle spalle dei trinceramenti tedeschi posti a difesa della località. L’operazione ebbe inizio il 20 ottobre e due giorni più tardi la colonna principale raggiunse senza problemi la sguarnita Dehane, calando poi su Edea che venne conquistata dopo un breve ma sanguinoso scontro. Temendo di essere accerchiati, il giorno prima i tedeschi avevano però sgomberato Edea, ritirarandosi in direzione di Yaoundé dove nel frattempo si era anche trasferito il governatore Karl Ebermaier. Mossa più che giusta in quanto, pochi giorni più tardi, un robusto contingente inglese risalì la ferrovia da Yapona, raggiungendo anch’esso Edea, mentre il 2° reggimento nigeriano, dopo avere seguito la ferrovia settentrionale, conquistò la località di Susa. Il 16 novembre 1914, gli inglesi riuscirono a strappare ai tedeschi Buea, situata a 1.200 metri sul livello del mare, sulle pendici sud-orientali del Monte Camerun, consolidando così l’occupazione della zona occidentale della colonia tedesca. L’offensiva si stava quindi sviluppando nel migliore dei modi.

Nella seconda metà di novembre, l’Ammiragliato britannico volle riprendersi i suoi incrociatori per impiegarli in altri scacchieri, ma Dobell si impuntò, dichiarando di avere ancora bisogno del loro appoggio. L’alto ufficiale inglese spiegò che i tedeschi continuavano ad occupare il piccolo porto di Kribi e parecchi chilometri di costiera meridionale. Dobell riferì poi che, a parere suo, le poche unità navali francesi alle sue dipendenze non avevano dimostrato, almeno fino a quel momento, di cooperare efficacemente con le sue truppe di terra. Venendo incontro alle richieste di Dobell, l’Ammiragliato decise quindi di ritirare il solo l’HMS Cumberland, lasciando momentaneamente al comandante il resto della flottiglia.

A Dobell spettava ora il compito di ripulire la selvaggia regione montuosa del Camerun: un’area ostica, priva di strade e piste. Prima di muoversi, il comandante provvide quindi a rafforzare il suo apparato logistico, accumulando portatori e quadrupedi e riparando e potenziando l’intera Ferrovia Settentrionale in modo da usufruire di una linea di appoggio rapida e sicura. Dopodiché affidò a Gorges il comando sul campo delle operazioni che ebbero inizio il 3 dicembre con un’avanzata delle truppe lungo la linea ferrata. Gorges divise le sue forze nella maniera più opportuna, facendo avanzare la colonna principale (al suo comando) lungo la ferrovia e gli altri contingenti, suddivisi in compagnie e battaglioni, a ventaglio, in modo da rastrellare la regione circostante. L’8 dicembre, la colonna di Gorges mise le mani su un deposito di materiale ferroviario abbandonato quasi intatto dai tedeschi in ritirata, e il 10 dicembre iniziò a penetrare nella regione montuosa. Dopo avere percorso circa 150 chilometri, le avanguardie britanniche si imbatterono in un ufficiale tedesco con una bandiera bianca. Il graduato consegnò a Gorges una lettera con la quale si dichiarava disposto a consegnare le località di Nkongsamba (che era il terminale della Ferrovia Settentrionale) e quella di Bare, difese entrambe dalla sua sola compagnia di 100 ascari. Gli inglesi occuparono i due centri, catturando cinque locomotive, cinquanta vagoni e perfino due biplani Roland nuovi di zecca, giunti nella colonia poco prima dello scoppio della guerra e stranamente – probabilmente per mancanza di piloti – mai utilizzati dai tedeschi.

Il 25 dicembre 1914, Gorges ed i suoi uomini si accamparono nell’area di Melong, località situato a circa 15 miglia da Bare, e approfittando della pausa dei combattimenti, Gorges iniziò a studiare la sua prossima mossa, cioè l’attacco all’importante centro fortificato di Dschang, situato a nord-est di Melong.

La conquista di Dschang

Il primo gennaio 1915, le forze di Gorges si addentrarono in un’area montagnosa per poi guadagnare un pianoro situato sette miglia a sud-ovest di Dschang. Qui, pochi giorni più tardi, esse vennero raggiunte da alcuni reparti d’artiglieria da campagna e da montagna agli ordini del colonnello Haywood. Intorno all’8 gennaio, gli inglesi circondarono Dschang con una manovra avvolgente e, dopo avere piazzato al riparo delle rocce una dozzina di pezzi, iniziarono a bombardare il forte tedesco la cui guarnigione fu costretta ad arrendersi dopo oltre un’ora di martellamento.

Ma se a nord la campagna stava procedendo nella maniera auspicata da Dobell, sul fronte sud le cose andavano diversamente, data la feroce resistenza dei reparti tedeschi. Il 5 gennaio, alcune compagnie di Schutztruppen si erano riavvicinate al caposaldo di Edea attaccandolo di sorpresa, venendo tuttavia respinte, anche se a fatica, dalla locale guarnigione francese. Tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio, i tedeschi ripresero l’iniziativa anche nel distretto di Bare e di Nkongsamba, malmenando alcuni distaccamenti britannici. Il 3 marzo, Gorges decise di trasferire parte delle sue truppe reduci dalle precedenti vittorie nei punti caldi del fronte. Ripercorsa la ferrovia fino a Bare, i britannici si accorsero però che nel frattempo alcuni reparti tedeschi giunti dall’interno della colonia si erano trincerati su entrambi i lati della linea ferrata e davanti all’ingresso della località. Gorges lanciò i suoi alla carica, ma un centinaio di ascari tedeschi con una mezza dozzina di mitragliatrici, molto ben dirette da ufficiali bianchi, inchiodarono sul terreno le truppe di colore inglesi, gran parte delle quali appartenenti ai reparti della Sierra Leone. Presi dal panico, gli ascari britannici fuggirono in maniera disordinata, esponendosi ancora di più al preciso tiro nemico. La rotta provocò la perdita di otto ufficiali e sottufficiali europei e quella di ben 140 soldati africani. Ma per buona sorte di Gorges anche i tedeschi, che durante il combattimento avevano accusato sensibili perdite, rinunciarono ad incalzare il nemico, arretrando addirittura fino a Melong. E Gorges ne approfittò per riordinare le file dei suoi reparti, accampandoli intorno a Brae per tutta la stagione delle piogge, periodo durante il quale le operazioni dovettero giocoforza interrompersi.

L’offensiva finale anglo-francese

Alla metà di marzo del 1915, nonostante i successi conseguiti, le forze anglo-francesi occupavano appena una porzione occidentale della colonia tedesca più alcune aree confinanti con l’Africa Equatoriale francese e la Nigeria. Più dettagliatamente, il Corpo di Spedizione britannico controllava l’intera Ferrovia Settentrionale, le città di Victoria e di Buea e tutta la regione montagnosa del possedimento. Mentre le truppe francesi erano saldamente attestate lungo la Ferrovia Centrale e nelle le città di Edea, Dehane e Kribi: località quest’ultima conquistata dopo l’occupazione di Edea.

Il secondo contingente dell’Intesa, composto da truppe francesi agli ordini del generale Jules Aymerich  era riuscito a penetrare in Camerun da est e sud-est, avanzando lungo il fiume Sanaga e verso Zinga lungo il corso del Lobaye. Rinforzato da alcune unità di artiglieria leggera e da 600 tirailleurs francesi del Medio Congo, i reparti di Aymerich avevano poi conquistato, nell’ottobre 1914, la città di Molundie. Nel marzo 1915, marciando da sud-est in direzione nord-ovest, le truppe francesi si erano poi avvicinate alle località di Lome e Dumie, nel tentativo di ricongiungersi con il Corpo di spedizione Dobell.

Nell’aprile del 1915, Dobell inviò nel nord del Camerun il colonnello Frederick Hugh Cunliffe con il compito di coordinare la nuova campagna anglo-francese in questa regione. Due colonne alleate, una proveniente dalla Nigeria e  dall’Africa Equatoriale, sarebbero dovute penetrare nel nord-ovest della colonia tedesca. Ed essendo Cunliffe l’ufficiale più anziano, di tutta l’armata britannica, Dobell lo promosse sul campo brigadiere generale.

Come prima mossa, il neo brigadiere concentrò tutte le forze nella località nigeriana di Yola, preparando un nuovo attacco contro Garua, dove gli inglesi avevano fallito otto mesi prima. Ma siccome i pezzi da campagna tedeschi da 77 e 88 mm. del forte di Garua avevano una gittata superiore ai cannoni da montagna in dotazione ai reparti nigeriani, Cunliffe chiese a Dobell di fornirgli almeno una batteria di calibro adeguato, ma il comandante in capo gli poté inviare soltanto un pezzo da 12 libbre e una squadra di artiglieri del Challenger. In compenso,Cunliffe ottenne dagli alleati francesi un cannone da campagna da 95 mm. Il 18 aprile, il contingente britannico prese posizione. Esso era formato da una compagnia a cavallo e otto di fanteria, appoggiate da tre cannoni e nove mitragliatrici, più tre compagnie francesi di tirailleurs e uno squadrone di cavalleria affiancati da due pezzi da campagna e due mitragliatrici con relativo personale.

Nella notte tra il 21 e il 22 aprile 1915 accadde però l’imprevisto. Il comandante del forte tedesco di Garua fece uscire dal caposaldo una colonna formata da 10 ufficiali europei, cento soldati a cavallo e 200 fanti agli ordini del comandante Krailsheim. Approfittando dell’oscurità e della scarsa sorveglianza inglese, il contingente sfilò a sud e ad ovest delle posizioni tenute dalle truppe di Cunliffe, andando a congiungersi con una piccola colonna ascara proveniente dal caposaldo di Ngaundere. Dopodiché i tedeschi ritornarono verso nord attestandosi alle terga delle unità britanniche. Il 1° maggio, le forze germaniche piombarono sul posto di frontiera inglese, sbaragliandone la guarnigione, per poi puntare su Garua, che venne raggiunta l’8 maggio, al termine di una rapida e brillante operazione che mise in serio imbarazzo Cunliffe.

Alla fine di maggio del 1915, le forze anglo-francesi di Cunliffe si trovavano ancora trincerate a meno di 5.000 iarde dalle difese esterne del forte Garua. E temendo eventuali sortite nemiche, Cunliffe  fece allestire trincee e centri di fuoco: operazione che venne ultimata soltanto il 9 giugno. Come previsto, la notte tra il 9 e il 10 giugno, i tedeschi tentarono due sortite. La prima venne stroncata sul nascere dai fucilieri nigeriani, e la seconda si tramutò addirittura in una carneficina. Dopo avere lasciato sul campo decine di uomini, una parte degli ascari tedeschi gettò le armi e si tuffò nelle gonfie e melmose acque fiume Benue. Soltanto 50 di essi riuscirono a guadagnare la riva opposta, mentre diverse decine morirono affogati. Il giorno dopo, gli inglesi estrassero dall’acqua 70 cadaveri.

Nel pomeriggio del 10 luglio, nel mentre Cunliffe stava per ordinare l’attacco finale, la guarnigione tedesca decise di arrendersi. Senza avere dovuto sparare un colpo gli inglesi fecero così 257 prigionieri (37 europei e 220 africani), catturando cinque pezzi da campagna da 77 e 88 mm., dieci mitragliatrici Maxim ed una grande quantità di munizioni. equipaggiamenti e provviste. Cunliffe volle sfruttare a fondo l’inaspettata e rapida vittoria, puntando subito sul caposaldo meridionale di Ngaundere, importante crocevia di strade e piste situato 140 miglia a sud di Garua. Il 28 giugno, però, una colonna del reggimento nigeriano al comando del tenente colonnello W. I. Webb-Brown, venne sorpresa e messa in rotta da alcuni distaccamenti tedeschi bene appostati sugli scoscesi dirupi dell’estremità settentrionale del Plateau Ngaundere. Ma nonostante questa momentanea battuta di arresto, la stessa sera le avanguardie britanniche occuparono la città. Il mattino seguente, i tedeschi tentarono un disperato contrattacco, ma vennero respinti verso sud-ovest, in direzione di Tibati.

Alla fine di giugno, il generale Dobell ricevette la visita del governatore francese dell’Africa Equatoriale Francese,  Martial Henri Merlin che fece pressioni su Dobell affinché si lanciasse un’immediata offensiva contro la capitale Yaoundé, azione alla quale avrebbe preso parte anche il contingente del generale Aymerich, truppe francesi provenienti dal Gabon e dall’Africa Equatoriale e un distaccamento belga di circa 600 uomini giunto dal vicino Congo (1). Dobell acconsentì, nonostante egli fosse restio a coinvolgere i pur validi francesi nell’operazione. Per prima cosa, il generale inglese ordinò alle sue truppe nigeriane di guadare il fiume Kele e di conquistare i villaggi di Ngwe e Disbanga, entrambi difesi con accanimento dai tedeschi. Il villaggio di Hdupe cadde il 3 maggio e quello Wum Biagas il giorno seguente, anche se al prezzo di notevoli perdite da parte britannica. Seguirono 18 ore di combattimenti nel corso dei quali i fanti nigeriani attaccarono e conquistarono alla baionetta una solida posizione tedesca sulla riva sinistra del fiume Mbila, mentre nelle stesse ore un reparto francese agli ordini del colonnello Mayer mosse in direzione di Eseka, capolinea della Ferrovia Centrale. L’avanzata di questo reparto, sviluppatasi lungo la massicciata della ferrovia, si rivelò tuttavia estremamente ardua. I tedeschi si difesero infatti con molto valore, facendo saltare in aria ponti e binari. Ciononostante, Eseka cadde l’11 maggio e successivamente i francesi poterono così unirsi ad una colonna britannica. E a Wum Biagas, il colonnello Mayer assunse poi il comando della forza combinata. Nel frattempo, Aymerich, che aveva anch’egli incontrato parecchie difficoltà lungo il suo cammino, non era ancora riuscito a raggiungere il suo obiettivo, situato lungo la linea Dumie-Lome, 140 miglia ad est di Yaoundé. Irritato per il ritardo, Dobell insistette affinché i suoi reparti eliminassero al più presto tutti gli ostacoli, anche se gli venne riferito che i reparti tedeschi, appostati negli acquitrini e nella boscaglia pluviale, continuavano ad opporre una fiera resistenza. Nel frattempo, le piogge avevano ingrossato i corsi d’acqua, rallentando la marcia delle truppe. Le colonne anglo-francesi, appesantite dalle salmerie e dall’artiglieria e tormentate dalla malaria e dalla dissenteria, faticavano a farsi largo nella boscaglia trasformata in un pantano. Temendo il peggio, Dobell ordinò una sosta. I tedeschi approfittarono subito della pausa e lanciarono una compagnia di fanteria su un grosso convoglio di rifornimenti, uccidendo alcune decine di soldati inglesi e catturando parecchi quintali di armi, munizioni e viveri. Tutto ciò accadde proprio mentre Dobell stava per inviare in soccorso della forza di Mayer, bloccata dall’acqua e dal fango, tutte le sue riserve. Finalmente, il 29 giugno 1915, dopo una penosa marcia durata 33 giorni le truppe di Mayers emersero dagli acquitrini, accampandosi a Wum Biagas. Intanto, nell’estremo nord della colonia, dove le piogge stagionali erano molto meno insistenti, Cunliffe fece un nuovo tentativo per conquistare il forte di Mora. Il 1° settembre, gli anglo-francesi attaccarono simultaneamente il caposaldo, arroccato su una collina di circa 520 metri di altezza, ma i tedeschi, agli ordini del capitano von Riber, li respinsero.

Ai primi di ottobre, con la fine delle piogge, Dobell riprese la sua avanzata da ovest, imitato da Cunliffe che dopo il fallimento di Mora aveva dirottato le sue forze verso sud. Contemporaneamente, altre due colonne francesi provenienti da est, puntarono verso la capitale Yaundé. Queste tre simultanee manovre costrinsero le residue forze tedesche del maggiore Zimmermann ad arretrare sempre più verso la parte centrale del possedimento, perdendo definitivamente i contatti con l’invitto ma ormai isolato presidio di Mora.

Ciononostante, le forze germaniche – seppure a corto di viveri, armi e munizioni – continuavano a dare prova di grande tenacia. Come accadde a Nabyo, una località ben trincerata ubicata su una collina di 370 metri, e presidiata da una compagnia di Schutztruppe Il 4 novembre, le truppe di Cunliffe, con il sostegno di decine di cannoni da campagna, scatenarono l’attacco contro il ridotto, ma dopo ripetuti tentativi gli inglesi vennero respinti dai difensori. Tuttavia, all’alba del 6 novembre, i tedeschi, che avevano esaurito quasi tutte le munizioni, furono costretti ad arrendersi.. Da quel momento in poi, le forze anglo-francesi iniziarono a dilagare, travolgendo tutti i residui fortini posti a difesa della zona centrale della colonia. Il 3 novembre, cadde Tibati, l’ultimo baluardo. E alla metà di dicembre Dobell scatenò l’offensiva finale. Il 1° gennaio 1916, il 4° reggimento nigeriano entrò a Yaundé, ormai evacuata dai tedeschi, occupandone il forte e liberando molti prigionieri alleati. E mentre Dobell prendeva possesso della capitale, il governatore Ebermaier e il colonnello Zimmermann, con 900 tra soldati e coloni bianchi e poche compagnie delle delle Schutztruppen, cercarono la salvezza verso il profondo sud. La colonna percorse a tappe forzate oltre 200 chilometri riuscendo, dopo mille peripezie, a giungere il confine della colonia spagnola del Rio Muni. I reparti di cavalleria dell’Intesa tentarono in tutti i modi di agganciare ciò che rimaneva dell’esercito tedesco, e l’8 gennaio 1916, furono sul punto di riuscirci. Individuato lungo le rive del Nyong l’ultimo reparto di retroguardia delle Schutztruppe, i britannici lo attaccarono di slancio, ma gli ascari tedeschi riuscirono a tenerli bloccati per parecchie ore, consentendo al resto della colonna di entrare in territorio spagnolo, dove successivamente vennero internati.

Nel nord, Mora rimaneva quindi l’ultimo caposaldo sul quale sventolava ancora la bandiera del kaiser. Dopo avere resistito ad una serie di attacchi concentrici condotti da preponderanti reparti inglesi e francesi, l’eroica guarnigione, al comando del capitano von Raben, decise anch’essa di arrendersi, il 18 febbraio 1916, ricevendo dal nemico gli onori delle armi.

FINE

BIBLIOGRAFIA:

Byron Farwell, The Great War in Africa, 1914-1918,  WW Norton & Company, New York, London, 1989.

Harry Rudin, Germans in the Cameroons 1884-1914. A Case Study in Modern Imperialism, New Haven : Yale Univ. Press 1938.

Peter Abbott, Raffaele Ruggeri, Armies in East Africa 1914-18 (Men-at-Arms, 379), Ed. Osprey

Ross Anderson, The forgotten front 1914-1918, Tempus Publishing Limited, 2004.

Alberto Rosselli, L’Ultima colonia, Editrice Nuova Auroria, Firenze, 2012 (seconda edizione).

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