Enrico II Plantageneto e la Common Law: l’origine dell’ordinamento giuridico anglosassone. Di Fabio Bozzo.

Guglielmo il Conquistatore (1028-1087) duca di Normandia divenne re d’Inghilterra a seguito della celebre battaglia di Hasting del 1066.

La conquista normanna del vecchio regno anglosassone da un lato fu cruenta (soprattutto nel Nord), ma dall’altro inserì definitivamente l’isola nelle dinamiche feudali dell’Europa continentale (prima di Hasting la bilancia geopolitica inglese tendeva più verso la Scandinavia che verso la Francia).

Con la morte del sovrano venuto dalla Normandia il nuovo regno entrò quasi subito in un periodo di crisi, che sfociò nella cosiddetta Anarchia Inglese, ovvero un ventennio di guerre civili durato dal 1135 al 1154. Gli attori in gioco erano quelli classici delle guerre dinastiche feudali, ossia due rami della famiglia reale che si contendevano il trono, con a fianco una serie di baroni che approfittavano della debolezza della monarchia per ritagliarsi sempre più potere. Alla fine della disputa, più per mancanza d’alternative che per trionfo sul campo, divenne re Enrico II (1133-1189), ovvero il primo monarca della dinastia Plantageta, anche detta angioina. Benché meno conosciuto al grande pubblico rispetto a suo figlio Riccardo Cuor di Leone, Enrico II ebbe un impatto sulla storia assai superiore.

Le terre del nuovo sovrano, anche a seguito del matrimonio con la brillante Eleonora d’Aquitania (1122-1204), che portò un’enorme dote territoriale, arrivarono a comprendere tutta l’Inghilterra e l’intera Francia occidentale, in pratica dal confine scozzese fino ai monti Pirenei. Un tale dominio viene a volte impropriamente chiamato Impero Angioino. In politica estera Enrico II instaurò buoni rapporti con il Sacro Romano Impero e con il Regno di Castiglia, isolando così il suo unico avversario di rilievo, il re di Francia. Scozia e Galles, dal canto loro, non erano assolutamente in grado di minacciare la potenza del Plantageneto. Ma fu in Irlanda che Enrico II avrebbe seminato il più duraturo lascito per i secoli futuri.

All’epoca l’Isola Verde era governata da cinque re, tutti teoricamente sottoposti ad un sovrano comune. Durante una delle endemiche guerre tra clan il re irlandese del Leinster, Diarmuid Mac Murchadha Caomhánach (?-1171), venne deposto e fuggì in Inghilterra. Qui stabilì un patto con Enrico II: se questi lo avesse rimesso sul trono i porti del suo regno sarebbero divenuti proprietà del Plantageneto. Il re anglo-francese accettò, e nel 1169 prestò al sovrano gaelico un contingente dei suoi formidabili cavalieri normanni, rinforzato da mercenari gallesi. Fu l’inizio della presenza inglese in Irlanda che, tra momenti di quasi completa espulsione alternati a periodi di forza, si sarebbe conclusa nel grosso dell’Isola nel 1922, mentre nell’Ulster permane tutt’ora (ovviamente in un contesto completamente diverso).

Ma fu nell’amministrazione interna che il regno di Enrico II avrebbe lasciato una traccia indelebile nella storia dell’Inghilterra e del mondo. A quell’epoca nella parte inglese dell’Isola convivevano diversi sistemi giudiziari, ovvero il diritto consuetudinario germanico anglosassone ed il diritto normanno di matrice feudale, il tutto avente qualche tenue influenza dall’antico codice romano. Nel sistema anglosassone di solito i processi si risolvevano attraverso il giuramento di una serie di testimoni che garantivano la rettitudine di una delle parti. In caso di sostanziale pareggio nelle testimonianze spesso si passava all’ordalia, ovvero una prova fisica (come essere lanciati in un ruscello gelato o tenere in mano un ferro rovente). Si riteneva che Dio avrebbe riconosciuto colui che era nel giusto. Ovviamente tali leggi permettevano il perpetuarsi di svariati abusi di potere.

I Normanni, dal canto loro, non intaccarono subito tale consuetudine, ma a quelli preesistenti aggiunsero un nuovo sistema di giudizio: il Duello di Dio. Nella mentalità tipicamente guerresca normanna, se una contesa veniva decisa in leale singolar tenzone, Dio sarebbe stato corazza dei giusti. Oltre a favorire apertamente la classe guerriera (con curiosa e parziale similitudine ai samurai del Giappone medievale) tale sistema produsse un effetto inatteso, ma presto dato per lecito: i ricchi possidenti, sia laici che ecclesiastici, assumevano dei campioni professionisti per svolgere a pagamento i loro “duelli giudiziari”.

A questa confusione legislativa, dove nessun sistema escludeva l’altro, con conseguente possibilità d’appellarsi alle più svariate normative, se ne aggiungeva un’altra, di tipo amministrativo. Ovvero che, non esistendo ancora un sistema giudiziario unificato, parimenti erano assenti dei giudici professionisti sottoposti ad un’unica autorità statale. In breve ogni feudo possedeva un micro tribunale, che operava in base alle consuetudini della propria zona.

Per correggere questa situazione caotica Enrico II prese due provvedimenti. Il primo fu creare una corte giudiziaria direttamente dipendente dal sovrano e composta da giudici itineranti. Tali magistrati non avrebbero seguito tutte le cause del regno, sia perché materialmente impossibile sia perché ciò sarebbe stato percepito come una prepotenza del monarca sui diritti storici delle comunità locali. Le uniche cause su cui i giudici del re avrebbero avuto competenza sarebbero state quelle, diremmo oggi con un anacronismo, di “interesse nazionale” e quelle dove le parti interessate avessero espressamente richiesto l’attenzione dei tribunali regi. Fu proprio per rendere i suoi tribunali più allettanti delle corti locali che Enrico II introdusse la seconda e più importante riforma: la giuria di dodici cittadini. Era nato il principio secondo cui il giudice rappresenta l’arbitro di una contesa legale, che viene portata avanti da avvocati professionisti e che infine, sulla base delle prove esposte, viene decisa dal libero voto di dodici tuoi pari. L’impatto di tali riforme fu tale che nel giro di trentacinque anni, tanto durò il regno del primo Plantageneto, il sistema legale inglese cambiò radicalmente, con la maggioranza dei cittadini che col tempo abbandonarono i tribunali locali per affidarsi al sistema centrale. Certo, il nuovo apparato dovette impegnare molti anni a rodarsi e nel tempo subì varie modifiche, anche perché il suo creatore, non potendo attaccare frontalmente il vecchio regime, fece una riforma che lo avrebbe cancellato lentamente con la consuetudine (questo sta anche alla base della Costituzione non scritta dell’attuale Regno Unito). Malgrado ciò la riforma prese saldamente piede in Inghilterra: era nata la Common Law, il sistema giudiziario che ancor oggi è la base legale dei Paesi di lingua inglese. Tale fu il lascito di Enrico II.


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