STRAGE DI CRISTIANI IN NIGERIA: CONTINUA LA ‘MATTANZA’. STOP ALL’INTOLLERANZA ISLAMICA!

STRAGE DI CRISTIANI IN NIGERIA: CONTINUA LA ‘MATTANZA’

Ancora una strage di cristiani in Nigeria. E proprio nel giorno di Pasqua. Almeno venti persone sono state uccise e decine sono rimaste ferite in seguito all’esplosione di uno o due ordigni vicino a una chiesa a Kaduna, nel nord del gigante petrolifero africano.«Le bombe – secondo un soccorritore – erano state nascoste in due automezzi e sono scoppiate proprio davanti alla chiesa». Tant’è che la maggior parte delle vittime sono conducenti di moto-taxi che aspettavano la fine della messa per portare a casa i fedeli. La dinamica dell’attentato però non è stata del tutto chiarita. Secondo un poliziotto, un kamikaze a bordo di un’auto imbottita di esplosivo è stato fermato a un posto di blocco mentre si avvicinava a una chiesa. Ha quindi fatto retromarcia e si è diretto verso un altro edificio religioso, facendosi infine saltare in aria davanti a un albergo. Molti veicoli sono stati completamente distrutti e finora non è stato accertato se avessero altro esplosivo a bordo. Resta il fatto che, nonostante le rigide misure di sicurezza adottate da esercito e polizia nigeriani proprio in vista delle festività pasquali, un’altra strage è stata compiuta. E ciò proprio mentre papa Benedetto XVI condannava «i sanguinosi attentati terroristici» compiuti contro i cristiani in numerosi Paesi, tra cui proprio la Nigeria, Paese di 160 milioni di abitanti suddivisi in misura uguale tra musulmani e cristiani. L’attentato non è stato finora rivendicato. È convinzione generale tuttavia che si sia trattato dell’ennesimo attacco del gruppo integralista islamico Boko Haram che già a Natale dell’anno scorso aveva compiuto una serie di attacchi: il più sanguinoso fece 44 morti in una chiesa della capitale federale Abuja.

OLTRE 200 MILIONI DI CRISTIANI

PERSEGUITATI NEL MONDO

 

Il Rapporto sulla Libertà Religiosa nel Mondo 2010, presentato ogni due anni dall’organizzazione cattolica internazionale Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS), rivelava che il numero dei cristiani perseguitati nel mondo era di ben 200 milioni, e quello dei discriminati per la loro religione di 150. Il Rapporto di ACS indicava che in Europa i cattolici non erano perseguitati, pur essendo oggetto di scherno. Dal Rapporto precedente la situazione non è migliorata, sostiene questa associazione che presta aiuto ai cristiani di tutto il mondo. Per ACS, la tendenza crescente alla persecuzione e alla discriminazione per la religione che si professa è dovuta sia alla radicalizzazione del mondo islamico che alla “cristianofobia”, e alla facilità con cui si ridicolizza la Chiesa in alcuni Paesi del mondo sviluppato. Nella presentazione del Rapporto in Spagna, questo martedì a Madrid, Javier Menéndez Ros, direttore di ACS in Spagna, e il missionario salesiano in Pakistan Miguel Ángel Ruiz hanno citato le parole di Benedetto XVI alla vigilia della beatificazione del Cardinale John Henry Newman: “Nella nostra epoca, il prezzo da pagare per la fedeltà al Vangelo non è tanto quello di essere impiccati, affogati e squartati, ma spesso implica l’essere additati come irrilevanti, ridicolizzati o fatti segno di parodia”. La fede cristiana è la più diffusa e anche la più perseguitata. Secondo quanto ha spiegato Menéndez, il numero totale è simile a quello del Rapporto di due anni fa, anche se i ricercatori e gli esperti che hanno partecipato a quello di quest’anno hanno assicurato che la situazione per i cristiani è peggiorata. Il Rapporto analizza 194 Paesi, con problemi in circa 90, tra cui vari dei più popolati al mondo: Cina, India, Indonesia, Russia e Pakistan. Il peggioramento della situazione, ha sottolineato Menéndez, è dovuto soprattutto a una maggiore radicalizzazione nell’ambito musulmano, con più fanatismo, intolleranza e vessazioni. I Paesi in cui si verificano le maggiori violazioni alla libertà religiosa sono Arabia Saudita, Bangladesh, Egitto, India, Cina, Uzbekistan, Eritrea, Nigeria, Vietnam, Yemen e Corea del Nord. Menéndez ha osservato che “dove non esiste la libertà religiosa non esiste la libertà democratica”, e ha rimarcato “il dovere di qualsiasi essere umano di rispettare il diritto al culto, evangelizzare e vivere in base alla propria fede”. In Egitto vige una legge di libertà religiosa, ma i cristiani subiscono discriminazioni e attacchi, permessi, secondo ACS, dal Governo di Hosni Mubarak. Il missionario salesiano Miguel Ángel Ruiz ha descritto dal canto suo la situazione in Pakistan, affermando che il terrorismo islamico non colpisce solo i cristiani, ma “tutti coloro che non la pensano come i fondamentalisti”. “Se il terrorismo si concentrasse solo sui cristiani, staremmo molto peggio di ora”, ha affermato. In base alla sua esperienza nel trattare con i musulmani, il missionario ha sottolineato che “bisogna porre limiti molto chiari ogni volta che si lavora con l’islam”. Ha anche richiamato l’attenzione sulla disobbedienza civile pacifica. Quando lo Stato pakistano ha cercato di approvare leggi ingiuste o discriminatorie, come quella che pretendeva di includere nella carta d’identità la religione, i cristiani sono scesi in strada per bloccarla, e ci sono riusciti. “Siamo pochi, ma sappiamo far rumore”, ha affermato. Padre Ruiz ha indicato che se la persecuzione non è maggiore si deve al fatto che i mezzi di comunicazione prestano molta attenzione agli attacchi ai cristiani. A suo avviso, sia gli Stati Uniti che l’Europa hanno sbagliato molto, e ha raccomandato “che gli europei diano il seguente messaggio agli immigrati di altre religioni e culture: ‘Siete i benvenuti qui, ma rispettateci’”. Il missionario, che dirige un centro di formazione professionale per giovani a Lahore, ha riconosciuto di aver scoperto “una fede profonda” tra i cristiani pakistani, visto che “alla fine della giornata ci si domanda perché questa gente non diventi musulmana per evitare una vita di pressioni e discriminazione”.

LA MAPPA DEI CRISTANI PERSEGUITATI NEL MONDO
(Fonte: Sole 24 Ore)
Festività sotto assedio per molti cristiani nel mondo. Dagli attacchi in Nigeria, che hanno causato la morte di 38 persone, all’attentato contro una chiesa cattolica nelle Filippine, all’ultima strage nella chiesa di Alessandria in Egitto, l’allarme resta alto in moltissime zone a rischio. Ecco la situazione dei cristiani nei Paesi in cui sono più minacciati:
PAKISTAN
Natale all’insegna delle proteste in Pakistan, dove la comunità cristiana è ancora scossa dalla condanna a morte di Asia Bibi, la madre di 5 figli accusata di blasfemia contro il profeta Maometto. Il 24 dicembre i musulmani hanno indetto una provocatoria manifestazione di protesta contro l’appello dei cristiani per abolire la controversa legge sulla blasfemia. Il 25, invece, i cristiani sono scesi nelle strade per invocare il ritiro del provvedimento. In occasione del Natale, il presidente pachistano, Asif Ali Zardari, ha inviato i suoi auguri ai fedeli, ricordando il messaggio «di Gesù Cristo di amore, perdono e fratellanza». Ma il clima è tutt’altro che tranquillo, come dimostra l’ultimo attacco contro il sito del Pakistan Christian Post sferrato da un gruppo di hacker islamici che si chiamano ‘Dragoni’. Il sito è stato oscurato e al suo posto campeggia l’immagine di un angelo insanguinato.
INDIA
Dalla cattedrale del Sacro Cuore di Nuova Delhi alla cattedrale di San Paolo a Kolkata, sono stati migliaia i fedeli che hanno partecipato alla messa di mezzanotte. La situazione dei cristiani, tuttavia, rimane fortemente a rischio: a Mumbai è stata diramata un allerta contro possibili attacchi terroristici mentre nell’Orissa i cristiani hanno festeggiato in un clima di terrore e minacce. I fondamentalisti indù avevano infatti annunciato per il giorno di Natale un raduno nel distretto di Kandhamal in memoria di un membro della loro tribù, Khageswar Mallick, che nel 2007 rimase ucciso mentre tentava di assalire una chiesa. Un omicidio per cui vennero accusati, senza prove, dei cattolici del posto. Allora, la morte dell’indù provocò l’esplosione di pogrom anti-cristiani con 3 fedeli uccisi, migliaia di chiese e case messe a ferro e fuoco e più di 50mila sfollati. Ma quest’anno i fedeli hanno sfidato la paura e celebrato lo stesso il Natale, guardati a vista da un forte schieramento di poliziotti. Nonostante la Costituzione indiana garantisca il diritto alla libertà religiosa, a livello locale rimangono vigenti leggi anti-conversione contro i cristiani.
IRAQ
Il piano di sicurezza del governo iracheno ha funzionato ma per le comunità cristiane è stato un Natale all’insegna del lutto e della paura. Sono stati in tutto quattordici gli attacchi dinamitardi contro le abitazioni di iracheni di fede cristiana che, a partire dalla tarda serata di ieri, hanno interessato diverse zone di Baghdad. L’unico attentato letale si è registrato nel quartiere centrale di al-Ghadir, dove è stata fatta esplodere a distanza una bomba di fabbricazione artigianale. Solo dieci degli ordigni, peraltro, si sono effettivamente azionati, mentre i restanti quattro sono stati localizzati prima che scoppiassero; gli artificieri hanno poi provveduto a farli brillare in maniera controllata. Gli attacchi sono stati rivendicati dal sedicente ‘Stato Islamico dell’Iraq’, organizzazione che costituisce la principale branca locale di ‘al-Qaedà: si tratta dello stesso gruppo ultra-radicale che sempre nella capitale del Paese arabo due mesi fa, il 31 ottobre, perpetrò il massacro nella Basilica siro-cattolica di ‘Nostra Signora della Salvezza’: persero la vita 44 fedeli, due sacerdoti e sette guardie delle forze di sicurezza. Dieci giorni più tardi la campagna anti-cristiana colpì diverse case private in città, con un totale di sei persone uccise e 33 ferite. Il 21 dicembre scorso l’arcivescovo caldeo di Baghdad, monsignor Louis Sarko, denunciò minacce di morte rivolte a lui stesso e ad «altre dieci personalità cristiane», sempre da parte dello ‘Stato Islamico dell’Iraq’.
EGITTO
Situazione ad alto rischio in Egitto, dove vive una forte comunità cristiana (circa il 10% della popolazione). Nella notte di capodanno un autobomba è esplosa davanti lal chiesa copta di Alessandria di Egitto, probabilmente opera di un kamikaze: 21 il bilancio dei morti. Il mese scorso due copti sono rimasti uccisi e 150 sono stati arrestati in seguito ai pesanti scontri con la polizia avvenuti davanti alla sede del governatorato di Giza. All’origine della protesta, il blocco imposto dalle autorità locali alla costruzione di una chiesa a Talbiya, nella zona delle Piramidi. Violenti attacchi contro case e chiese cristiane, inoltre, sono stati sferrati da gruppi di musulmani nel sud del Paese dopo la scoperta di una storia da amore tra un ragazzo copto e una giovane musulmana. I cristiani egiziani lamentano forti discriminazioni e affermano di essere considerati cittadini di serie B. Ancora fresca nella memoria, inoltre, è la strage avvenuta vicino Luxor il 7 gennaio scorso, in occasione della Natività copta, quando i fedeli che uscivano dalla messa di mezzanotte furono aggrediti da un islamista armato, che uccise sei persone.
NIGERIA
Misure di sicurezza rafforzate in Nigeria dopo i sanguinosi attacchi ai cristiani. Nella città di Jos, capitale dello stato centrale nigeriano di Plateau, le violenze sono costate la vita ad almeno 80 le persone, sono stati inviate squadre di poliziotti in assetto anti-sommossa per sedare la tensione, tre persone sono state arrestate. L’Onu ha dato il suo sostegno al governo di Goodluck Jonathan per gli sforzi compiuti mentre il segretario generale, Ban Ki-moon, ha fatto sapere che è «costernato» per le violenze contro i cristiani che hanno causato «tante vittime innocenti». La nazione ha una popolazione stimata di oltre 150 milioni di abitanti, equamente suddivisi tra cristiani (Nigeria meridionale) e musulmani (al nord). Il teatro di maggior criticità è appunto Jos, confine ideale tra il nord musulmano e il sud cristiano.
FILIPPINE
durante la messa di Natale, una bomba è esplosa sul tetto di una chiesa cattolica dell’isola di Jolo, ferendo il sacerdote e cinque fedeli. L’isola è una roccaforte di Abu Sayyaf, un gruppo legato ad Al Qaeda, responsabile dell’attacco. Un memo dell’intelligence aveva avvisato la polizia di Sulu e i marine filippini che i terroristi volevano attaccare le chiese locali. La Costituzione delle Filippine del 1986 sancisce la libertà religiosa ma i fedeli sono stati sovente vittime di attentati e rapimenti.

 

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