Nigeria: continua la mattanza dei Cristiani da parte delle milizie musulmane affiliate al Boko Aram e al Iswap. Di Anna Bono.

Guerriglieri Iswap si apprestano a fucilare credenti cristiani (Nigeria).
Guerriglieri affiliati all’Isis.

Non c’è tregua per le minoranze cristiane in molte zone dell’Africa. Nel 2024 almeno 4.476 cristiani sono stati uccisi per la loro fede. In gran parte erano africani, e nella sola Nigeria in odium fidei sono stati eliminati 3.100 individui. Questi sono dati raccolti da Open Doors, una delle associazioni che documentano costantemente la situazione dei cristiani nei paesi in cui sono in minoranza e dove la persecuzione assume forme e intensità particolarmente gravi. La Nigeria è classificata da Open Doors tra i paesi in cui il livello di persecuzione è estremo. Si trova al 7° post nell’elenco 2025 dei 50 stati in cui la vita dei cristiani è più difficile, preceduta dall’Eritrea e seguita dal Pakistan. Il 31 novembre il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump ha deciso di inserirla nell’elenco dei paesi di “speciale preoccupazione” sostenendo che vi è in atto un genocidio dei cristiani e ha promesso un intervento militare se il governo non darà prova di volerli proteggere e di essere in grado di farlo.

A minacciare i cristiani in Nigeria sono due gruppi jihadisti: Boko Haram, affiliato ad al Qaeda, fondato nel 2002, e Iswap, nato nel 2016 per secessione di una parte dei militanti Boko Haram (noto anche come Gruppo della Gente della Sunna per la propaganda religiosa e il Jihad) che hanno deciso di giurare fedeltà all’Isis e hanno costituito la Provincia dell’Africa occidentale dello Stato Islamico. Operano entrambi principalmente nello stato nord orientale del Borno, in quelli con esso confinanti e nei vicini Chad e Camerun. L’obiettivo di Boko Haram e di Iswap (altro raggruppamento islamista sunnita) quello di ripulire il nord della Nigeria dalla presenza dei cristiani e imporre ai musulmani l’osservanza assoluta della sharia.

Per meglio capire che cosa succede, le cause e l’entità della persecuzione, bisogna ricordare che la Nigeria, con circa 237 milioni di abitanti il più popoloso paese africano, è una federazione di 36 stati. Il nord è prevalentemente musulmano, il sud cristiano. Nel 1999, violando la costituzione, 12 stati settentrionali a maggioranza musulmana hanno adottato la sharia, la legge islamica. Questa decisione ha avuto conseguenze anche sulla minoranza di cristiani residenti al nord. Ha ulteriormente accentuato la supremazia dei musulmani nel settore economico e in quello politico. Inoltre le prescrizioni adottate, ad esempio in fatto di abbigliamento, comportamento nei luoghi pubblici, segregazione e apartheid delle donne, divieti nel consumo di bevande e alimenti, hanno interferito anche con la vita dei cristiani.

Poi è stato fondato Boko Haram e sono iniziati gli attentati e gli attacchi. Il periodo peggiore è stato tra il 2006 e il 2015, quando i jihadisti sono stati in grado di conquistare, anche se per brevi periodi, persino delle intere città. Boko Haram metteva continuamente a segno attentati dinamitardi a chiese e moschee. Erano tanto frequenti che negli stati del nord est, quelli più a rischio, si circondavano le chiese con blocchi di cemento e altri ostacoli per impedire che i terroristi raggiungessero i sagrati in auto e in motocicletta e la domenica si perquisivano i fedeli prima di lasciarli entrare. Anche molte moschee facevano altrettanto. In quegli anni qualche volta Boko Haram è riuscito a colpire persino le chiese della capitale Abuja. Inoltre, soprattutto nel Borno, compiva stragi nei mercati e nelle stazioni di autobus sempre molto affollati facendo saltare in aria donne e bambine costrette a indossare cinture esplosive.

Nel 2015, un’offensiva militare alla quale parteciparono anche i paesi confinanti – Chad, Camerun, Benin e Niger – diede i suoi frutti. Alla fine di quell’anno, l’allora presidente Muhammadu Buhari dichiarò che Boko Haram era stato “tecnicamente sconfitto”. Si rivelò falso, ma in effetti il raggio d’azione dei jihadisti e la frequenza degli attentati messi a segno si sono drasticamente ridotti da allora.

Nel frattempo sono invece aumentati i problemi nella fascia centrale del paese. Gli abitanti del nord, musulmani,  molti di etnia Fulani, sono tradizionalmente dediti soprattutto alla pastorizia. Al sud Igbo, Yoruba e altre etnie di fede cristiana praticano l’agricoltura. Nelle regioni centrali vivono sia comunità di pastori che di agricoltori, da sempre in conflitto per il controllo di terre coltivabili, sorgenti, pascoli. In tutta l’Africa pastori e agricoltori si scontrano duramente. I pastori transumanti fanno sconfinare le loro mandrie nelle terre degli agricoltori, ne rubano il bestiame e i raccolti. Gli agricoltori organizzano rappresaglie e attaccano gli insediamenti dei pastori per cercare di recuperare il bestiame sottratto. Ma in Nigeria il fattore religioso li rende più ostili e aggressivi. Negli ultimi anni i Fulani si organizzano in bande e, bene armati, attaccano i villaggi agricoli, infierendo con maggiore astio sulle comunità cristiane. Agiscono quasi incontrastati, come peraltro le bande criminali che imperversano in tutto il paese. Nel caso dei Fulani tuttavia è difficile stabilire quanto e quando conti il fattore religioso e quanto quello tribale.

Individui appartenenti all’etnia Fulani.

Questa in sintesi è la situazione senza dubbio difficile del paese e dei cristiani nigeriani residenti nel nord est e nella fascia centrale. Farne un caso di genocidio, come sostiene l’amministrazione Trump e con essa diversi osservatori, tuttavia è improprio se non nel senso di attribuire ai jihadisti un intento genocida. I musulmani chiamano dar al-Harb, casa della guerra, le terre abitate dagli infedeli, e dar al-Islam, terra dell’islam, quelle sottoposte alla sharia, la legge islamica. Boko Haram, Iswap e una parte almeno dei Fulani vogliono estendere quanto più possibile il dar al-Islam in Nigeria. Sono jihadisti, assolvono alla missione di sottomettere all’islam l’umanità, come è prescritto nel Corano, secondo i musulmani parola di Dio increata, e sull’esempio del profeta Maometto, che i musulmani ritengono infallibile. Perciò attaccano i confratelli, per indurli a rispettare scrupolosamente la sharia; e i cristiani, perché sono infedeli e vogliono che almeno le regioni del nord, musulmane, ne siano liberate. In effetti più che un genocidio, quello che attuano seminando morte e distruzione è un piano di pulizia etnica. I cristiani residenti al nord che fuggono terrorizzati al sud, al sicuro, non fanno più ritorno.

Nonostante tutto, si continua a pregare.

Ma quelli che rimangono, sono saldi nella fede. Tra i giornalisti italiani che di recente si stanno interessando ai cristiani nigeriani, c’è chi sostiene che, minacciati dal jihad, si nascondono per avere salva la vita: “sono costretti a praticare la loro fede nel totale nascondimento, addirittura di notte, per non essere accusati di blasfemia e rischiare la condanna a morte”; e che la situazione sia prossima al punto di non ritorno: “se non si presta attenzione, entro i prossimi 50 anni, nel 2075, non ci sarà più il cristianesimo in Nigeria”. Forse è superfluo osservare che chi prega non commette blasfemia – in alcune parti della Nigeria in effetti può essere ucciso, ma non condannato a morte – e che in un paese abitato da oltre cento milioni di cristiani e dove ogni giorno nascono decine di migliaia di bambini circa la metà dei quali da famiglie cristiane, sradicare il cristianesimo richiederebbe livelli di violenza spaventosi, finora mai visti.

Ma, soprattutto, immaginarli mentre dissimulano la fede, è far torto ai cristiani nigeriani che, lungi dal nascondersi, sono anzi una testimonianza di fede straordinaria, disposti a gremire le chiese anche quando, come si è detto, andare a messa costituiva un rischio concreto.

Soldati regolari nigeriani.

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