In seguito alla grande offensiva scatenata dalle armate sovietiche nell’estate del 1944 in Ucraina e Bessarabia contro il fronte sud dello schieramento tedesco, le forze russe oltrepassarono il confine della Romania e schiacciando la resistenza dell’ormai indebolito esercito di Bucarest le cui armate, che dal giugno del 1941 combattevano a fianco della Germania, iniziarono a sfaldarsi con grande rapidità. Preoccupato per la sorte dei reparti della Wehrmacht dislocati in Grecia e nelle isole dell’Egeo (che ai primi di agosto del ’44 ammontavano ad un totale di circa 60-65.000), Hitler, suo malgrado, iniziò a prendere in considerazione l’abbandono della penisola e delle isole elleniche, per trasferirle verso nord, cioè in direzione della Macedonia e dell’Albania: manovra che avrebbe permesso alla Germania di stornare un discreto quantitativo di uomini e mezzi evitandone l’isolamento o l’annientamento. In effetti, la situazione delle forze germaniche e della Repubblica Sociale Italiana nell’Egeo si era fatta insostenibile. Non potendo prevedere l’atteggiamento che avrebbe assunto il governo bulgaro nei confronti della nuova situazione politico-militare decisamente sfavorevole alla Germania (Sofia era in stato di guerra con gli anglo-americani, ma non aveva voluto entrare in conflitto con la Russia) e prevedendo sia un’imminente penetrazione sovietica a sud del Danubio, con una possibile entrata in guerra della Turchia a fianco degli Alleati, il 27 agosto 1944, il Comando supremo tedesco avviò questa vasta e complicata operazione.
Una brillante ritirata strategica.
Pur disponendo di un quantitativo piuttosto modesto di naviglio e di aerei, le operazioni di sgombero ebbero inizio il 30 agosto, con il fondamentale concorso della Kriegsmarine e della Luftwaffe.
Nella fattispecie, il Comando della Luftwaffe fu il primo a muoversi, facendo convergere in pochi giorni, presso i principali aeroporti della penisola greca, 106 trimotori da trasporto Junkers Ju52 che in seguito vennero affiancati da una trentina di idrovolanti Dornier e Blohm Voss. Queste cifre, apparentemente modeste, non debbono però ingannare. Per l’Arma aerea tedesca, ormai logorata da più di quattro anni di guerra, si trattò, infatti, di uno sforzo enorme. Rispetto alla primavera del 1941, cioè al periodo in cui la Luftwaffecontribuì a portare a compimento la spettacolare Operazione Merkur, (cioè l’invasione dell’isola di Creta a quel tempo presidiata da greci e britannici) le cose erano molto cambiate, e in peggio. Nell’agosto del 1944 la disponibilità di aerei e di equipaggi del settore Trasporti dell’Arma si era notevolmente ridotta, sia per le spaventose predite subite, tra il novembre del 1942 e il maggio del 1943, sul fronte russo e su quello nordafricano, sia per il fatto che a partire dall’inizio della primavera del ’44, l’industria aeronautica tedesca si era concentrata sulla produzione di aerei da caccia (diurna e notturna) per tentare di impedire ai bombardieri pesanti della RAF e della USAF di radere al suolo la Germania. E di conseguenza, la fornitura ai reparti Trasporti di aerei idonei allo scopo si era ridotta al minimo, privando la Wehrmachtdi un importante strumento di supporto logistico.
Comunque sia, i poco più di 100 robusti ma lenti Ju52 nero crociati radunati per l’occorrenza iniziarono un nuovo e rischioso ciclo operativo destinato, nonostante la pericolosa presenza della caccia inglese ormai padrona del Mediterraneo, a portare a compimento, e con ottimi risultati, una nutrita serie di missioni. Basti pensare che nel periodo compreso tra il 30 agosto e il 30 ottobre ’44, i trimotori e gli idrovolanti tedeschi riuscirono ad effettuare ben 2.050 voli di collegamento con le isole dell’Egeo, portando in salvo 30.740 soldati completamente armati ed equipaggiati. Si trattò, date le sfavorevoli circostanze, di un vero e proprio record superato soltanto dai più capienti mezzi della Kriegsmarine che, dal canto suo – sempre nel medesimo periodo – evacuò 37.138 soldati. Va notato che anche la Marina Tedesca (forza ridotta forse ancora peggio della Luftwaffe) dovette utilizzare un’eterogenea flottiglia composta da piccoli piroscafi preda bellica greca e italiana, motopescherecci, motozattere e persino velieri, scortati da poche torpediniere e motosiluranti. A conti fatti, nell’arco di due mesi le forze aeronavali tedesche – complice anche una non sufficientemente incisiva interdizione da parte della RAF e della Royal Navy – trasferirono dalle isole alla terra ferma un totale di 67.878 tra ufficiali, sottufficiali e soldati, più circa 250 cannoni, cinquecento autoveicoli. Il tutto contro la perdita di 380 uomini, circa 20 aerei e 29 imbarcazioni di diverso tipo. Non tutte le isole dell’Egeo vennero però completamente abbandonate dai tedeschi. Secondo precise disposizioni di Hitler le più importanti, come ad esempio Creta e Rodi, non vennero private delle loro guarnigioni, ma, secondo una prassi molto cara, ma di dubbia utilità, del Fuhrer vennero trasformate in “festung” insulari, cioè in “fortezze” destinate a ritardare l’occupazione britannica dell’Egeo.
Forze tedesche sul fronte dell’Egeo.
Le guarnigioni italo-tedesche dell’Egeo: Ottobre 1944.
Ma vediamo più dettagliatamente il dispositivo tedesco a difesa delle più strategiche isole dell’Egeo. In data 1° novembre 1944 questo insieme di forze era così suddiviso e composto: guarnigione di Creta (11.828 soldati tedeschi e 4.737 italiani); Rodi (6.356 tedeschi e 4.097 italiani); Kos (3.228 tedeschi e 611 italiani); Lero (1.102 tedeschi e 809 italiani); Milo (620 tedeschi); Tilo (266 tedeschi); Kalymnos (193 tedeschi). Complessivamente, il Comando della Wehrmacht poteva fare conto su 33.861 soldati in armi, di cui 23.607 tedeschi e 10.254 italiani. Contrariamente alle aspettative del Comando britannico e nonostante la quasi totale assenza di unità navali ed aeree, a partire dall’inizio dell’autunno del ’44, cioè in concomitanza con l’attacco inglese alla Grecia (ottobre), molti presidi della Wehrmacht non soltanto cercarono di respingere quasi tutti i tentativi di sbarco nemici, ma assunsero in più occasioni un atteggiamento molto più attivo, addirittura offensivo, tentando, ad esempio, di riportare sotto il loro controllo alcune isole precedentemente abbandonate e poi occupate dalle forze anglo-elleniche.

Paracadutisti tedeschi in Egeo.
Inizia l’offensiva alleata alla ‘fortezza’ Egeo
Il 19 Agosto 1944, due motovedette della Kriegsmarine effettuarono una crociera esplorativa intorno alle le isole di Saria, Scarpanto, Stakida, Umia/Unja-Nisia, Kamilioni, Zaphrani, Syrina, Kandelousia e Perigousa per sondare eventuali presenze nemiche. Il 26 agosto, le due unità incrociarono ed abbordarono un’unità britannica ( la HDML 1381) che aveva a bordo 14 soldati dello Special Boat Squadron incaricati di effettuare uno sbarco in un paio di isole. Date le buone condizioni dell’imbarcazione nemica e il suo notevole armamento, composto da un paio di pezzi di medio calibro e diverse mitragliere da 20 e da 37 millimetri, i tedeschi ne approfittarono inserendola nella propria flotta con la sigla KJ 25 ed utilizzandola quasi da subito. Già alla fine di agosto l’unità venne impiegata per trasferire un contingente sull’isola di Calchi. L’isola, precedentemente abbandonata dai tedeschi, risultava presidiata da una sezione del Santo Battaglione, un’unità composta da volontari greci. Le manovre di avvicinamento e lo sbarco avvennero con il favore della notte e senza che i greci se ne accorgessero. Dopo un breve ma violento scontro a fuoco, i tedeschi ebbero la meglio sul presidio ellenico e con esso catturarono un discreto quantitativo di armi e rifornimenti. L’azione non costò alcuna perdita e l’unico caduto, il comandante del reparto greco, venne sepolto dai tedeschi con gli onori militari. Verso la metà del mese di settembre il Comando britannico riprese però l’iniziativa inviando in Egeo numerose unità della Royal Navy.
Carro italiano L3 e motociclista tedesco.
Il 17 settembre, Milos fu bombardata da un incrociatore ed da un cacciatorpediniere della Royal Navy intenzionati a neutralizzare alcune batterie da 150 millimetri poste a difesa dell’isola. Il 4 ottobre, le unità navali inglesi riuscirono ad affondare, nel pressi dell’isola Nisyros, cinque chiatte tedesche. Ma era solo al preludio di una più grande offensiva. Verso la fine di settembre 1944 le forze aeronavali e terrestri britanniche, supportate da unità e reparti greci, attaccarono e occuparono cinque importanti isole. Il primo colpo fu sferrato contro Mikonos (il 25-30 settembre), la cui guarnigione tedesca dovette ritirarsi, dopo avere perso 22 uomini, a Syros. Successivamente, il 10 ottobre, i britannici conquistarono Chio e Lesbo, abbandonate dai tedeschi senza combattere. Samos, presidiata da circa 1.000 soldati italiani, si arrese il 4 ottobre. Il 15 ottobre 1944, gli inglesi conquistarono Naxos dove i tedeschi persero 70 uomini (69 dei quali presi prigionieri), e due giorni più tardi anche Lemnos e la sua guarnigione composta da 250 tedeschi e 60 italiani. Conquistata Mudros la flotta inglese poté infine trovare un comodo attracco per ulteriori sortite.
L’incrociatore britannico Black Prince.
La mattina del 26 ottobre, gli Alleati sbarcarono 152 soldati del Santo Battaglione e 30 dello Special Boat Squadron, appoggiati dai pezzi dell’incrociatore Black Prince e da aerei decollati dalla portaerei di scorta Emperor, in tre punti differenti dell’isola di Milos. Due giorni più tardi, altri 2.300 fanti di marina inglesi si unirono alla prima ondata. A fronteggiare gli anglo-greci vi era una batteria della marina tedesca con 225 uomini e una seconda unità composta da 142 uomini, di cui 26 italiani. I combattimenti infuriarono fino al 5 novembre e costarono agli Alleati tali perdite da consigliare loro di abbandonare l’isola il 7 novembre. Più tardi, il 5 Dicembre un commando inglese prese terra nuovamente a Milos, uccidendo il comandante tedesco, capitano Kuhn, al quale successe l’Hptm Knauer. La sera del 26 ottobre, una sessantina di soldati del “Battaglione Santo” e alcune decine di inglesi approdarono a Tilos e sopraffecero un reparto tedesco. Ma dopo quattro giorni di pesanti combattimenti contro un avversario appoggiato anche dal cacciatorpediniere greco Navarino e da aerei della RAF, le forze germaniche riuscirono a ricacciare in mare il nemico, patendo però la perdita di un mezzo navale leggero.
La Luftwaffe cerca di rifornire le isole dell’Egeo.
Dopo che il 4 novembre 1944 gli alleati avevano affondato la nave tedesca Helmut: sorte che toccò poi anche alla Dante Alighieri (11 novembre) e alla Calavarda (16 dicembre), i germanici rimasero senza unità da trasporto in grado di effettuare collegamenti e rifornimenti tra le Isole, e i porti del Pireo e di Salonicco. E a quel punto non rimase che rimettere in sesto i pochi aerei da trasporto e da bombardamento (Ju 52, He 111) rimasti, riuscendo a garantire saltuari collegamenti, utilizzando prima gli aeroporti di Atene e Salonicco e poi a quelli di Belgrado e Vienna. A partire dal 7 Novembre 1944, con una cadenza quindicinale, uno speciale reparto appartenente al Gruppo KG 200 della Luftwaffe, mantenne i contatti con Rodi, scaricando posta militare e medicinali urgenti e caricando feriti. Per queste missioni, il KG 200 si avvalse di grossi quadrimotori Focke Wolf 200 e Junkers Ju 290 e perfino di quadrimotori da bombardamento pesanti Boeing B-17 e B-24 catturati agli Alleati. L’ultimo collegamento avvenne il 2 maggio 1945.
Un trimotore da trasporto tedesco Ju52.
Le ultime reazioni tedesche a Creta e in altre isole.
Tra il novembre e il dicembre 1944, a Creta, seppur quasi isolati e privi di rifornimenti, i tedeschi furono ancora in grado di scatenare alcune grandi operazioni anti-partigiane che videro l’utilizzo di un battaglione carri e di alcune sezioni di artiglieria da montagna. Nella notte del 14 novembre, un reparto tedesco prese terra ad Alinna, venendo però catturato, tre giorni più tardi, da commando inglesi. Il 18 novembre, i tedeschi sbarcarono nuovamente sull’isola, ma vennero ancora battuti dai britannici. Altre operazioni seguirono il 16 gennaio 1945, quando un piccolo commando tentò un colpo di mano contro l’isola di Aistipalaia, con l’appoggio delle unità navali I-0-9 e I-0-91 al comando del Kapitanlieutenant Barchvogel, Entrambe le imbarcazioni erano state dotate di due tubi lancia siluri. Sulla via di ritorno due cacciatorpediniere inglesi rischiarono di essere silurati dalla I-0-01 che a causa di un cattivo funzionamento di un motore dovette desistere dalla manovra quando era giunta ad appena 300 metri dall’avversario. A partire dal mese di febbraio, ebbe inizio una nutrita sequenza di attacchi alleati contro le ultime isole ancora in mano ai tedeschi. Si trattò però di semplici incursioni non finalizzate alla conquista degli obiettivi. In questo periodo, il Santo Reggimento greco effettuò quattro incursioni. Una prima su Nisyros (12/14-2-45), al termine della quale si ebbero due greci morti, dieci feriti e 10 prigionieri, quattro soldati inglesi uccisi, a fronte di 26 tedeschi morti e 36 feriti. Seguì poi un attacco Têlos (1/2-3-45) con due soldati indiani morti e due greci feriti, e sette tedeschi morti più 142 prigionieri, tre cannoni da 75 mm, uno da 40 mm., quattro mortai pesanti, una autoblindo e un autocarro catturati.

Un quadrimotore da trasporto tedesco Ju290.
Con la dichiarazione di guerra della Turchia alla Germania (23 febbraio 1945), i soldati tedeschi sulle isole greche si ritrovarono completamente circondati, ma non demoralizzati. Nel disperato tentativo di reagire a quella sfavorevole e ormai segnata situazione invece di rassegnarsi presero al volo l’opportunità di avere a che fare con un nuovo ma poco esperto avversario. Tanto è vero che il 1 marzo 1945, circa 350 soldati tedeschi bene addestrati e armati partirono a bordo di pochi PiLdgB da Rodi andando a sbarcare in territorio turco. Colti di sorpresa, i reparti della mezzaluna se la dettero a gambe e i tedeschi (che da mesi vivevano con magre razioni alimentari) irruppero in alcune fattorie e depositi facendo man bassa grano e di viveri, non disdegnando di catturare, in mancanza di nemici, anche una ventina tra pecore e capre. Incursioni “piratesche” di questo tipo si ripeterono con cadenza settimanale fino alla fine della guerra, consentendo alla guarnigione di Rodi di migliorare il proprio vitto.
La sera del 13 aprile, un’unità tedesca camuffata da imbarcazione inglese incrociò ad ovest dell’isola di Castelrosso attaccando e catturando una grossa imbarcazione pesantemente armata appartenente alla “Levante Schooner Flotilla”. Il 2 maggio 1945, forze britanniche e greche sferrarono un’ ultima, tripla incursione contro Rodi che si concluse con tre greci feriti, 16 tedeschi morti, 31 prigionieri germanici e uno italiano. Gli alleati distrussero pure una autoblindo tedesca, 1 cannone da 75 mm. e due LMG. La sera del 7 maggio 1945, cioè poche ore prima della resa tedesca, l’unità KJ25 tentò un ultimo attacco contro naviglio sottile nemico lungo la costa dell’isola di Castelrosso, ma all’indomani l’imbarcazione ricevette l’ordine di sospendere qualsiasi attività. La guerra era finita.
Mitragliera antiaerea tedesca da 20 mm.
La resa tedesca.
L’8 Maggio 1945, il GenMjr Wagener fu portato dal KJ 25 a Symi, per firmare il documento di resa. Al momento di lasciare il KJ 25 il comandante ufficiale del cacciatorpediniere della Royal Navy Active, Legge, si congratulò con Wagener che firmò il documento di resa alla presenza del generale J. Moffat (Esercito inglese), del colonnello Tsigantes (Esercito greco) e del comandante del caccia Alsacien (della Marina francese). Il 9 maggio 1945 anche il generale Benthack firmò la resa della guarnigione tedesca di Creta a Iraklion, ma i tedeschi dovettero attendere parecchio l’arrivo delle truppe inglesi. L’11 maggio accadde però un fatto nuovo e curioso. Le truppe inglesi vennero improvvisamente attaccate da numerosi reparti dell’“ELAS” (il movimento di resistenza comunista greco). I britannici si videro dunque costretti a chiedere aiuto ai tedeschi che inviarono un reparto corazzato che respinse i partigiani greci, raccogliendo il plauso del brigadiere generale Preston, comandante del Corpo di spedizione inglese a Creta. Ma non fu tutto. Fino alla fine del giugno 1945, almeno 1.600 soldati tedeschi di base a Suda parteciparono al fianco degli inglesi a combattimenti contro i guerriglieri comunisti greci, contribuendo in maniera determinante alla loro disfatta.







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