
Tra fine del XIX secolo e il Primo Conflitto Mondiale, Persia e Afghanistan – territori già in parte controllati da Impero Russo e Impero Britannico – divennero l’obiettivo militare, geostrategico ed economico di Germania e Turchia, realtà statuali (la seconda in fase di declino) proiettate alla riscoperta, alla conquista e allo sfruttamento di questi due antichi Paesi, uniti dalla fede musulmana, ma divisi tra fra famiglia sciita e famiglia sunnita: nazioni dissimili in quanto a forma di governo e al loro interno non omogenee, poiché molto frammentate sotto il profilo etnico e culturale. L’obiettivo di questo breve testo non è però quello di analizzare e raccontare accademicamente la genesi storica di Persia e Afghanistan, ma quello di narrare una straordinaria impresa esplorativa portata a compimento, tra il 1914 e il 1916, da un manipolo di militari e civili tedeschi e austriaci, inviato dai rispettivi governi proprio in Persia e Afghanistan alla ricerca di alleanze antibritanniche e antirusse, e di tesori, molti dei quali ancora nascosti, ed altri no, come ad esempio il nuovo “oro nero” scoperto in Persia nel 1907.
Se, da una parte, Berlino e Costantinopoli si mossero in tal senso sulla spinta di impellenti necessità geostrategiche, coloro i quali parteciparono a quelle ardite esplorazioni nell’Asia di Mezzo (tutti uomini di grande preparazione umanistica e scientifica), furono anche mossi da squisite ambizioni culturali, pur rimanendo fedeli alle molteplici missioni militari e diplomatiche ad essi affidate che, almeno in parte, riuscirono a portare a compimento. Questi uomini, assai poco noti al grande pubblico dei Lettori, dimostrarono doti decisamente fuori dal comune e non certo inferiori a quelle dimostrate – con maggiore fortuna e più o meno nello stesso periodo storico, da un altro grande e celebrato esploratore combattente e diplomatico: Thomas Edward Lawrence, ufficiale inglese che, tra il 1916 e il 1918, operò in Arabia e Medio Oriente riuscendo nell’intento di sollevare le tribù beduine dell’Hegiaz contro gli Ottomani. Ma se sulle gesta di un Lawrence sono stati versati fiumi di inchiostro, ben meno ne è stato concesso, almeno in Italia, ad un Wilhelm Wassmuss, a un Fritz Klein, a un Werner Hentig o a un Oskar Niedermayer, tanto per citare soltanto alcuni degli esploratori austro-tedeschi che vennero impegnati in Persia e Afghanistan.
Questo testo prova a rendere noto ad un pubblico più vasto le molteplici ed eroiche gesta che giunsero quasi a ribaltare le sorti del Primo Conflitto Mondiale. Il tutto in silenzio, come i deserti assolati e popolati da tribù ostili dell’altopiano iranico e gli aspri ed alti bastioni di pietra afghani che dovettero affrontare. Questo è lo scopo del nostro narrare. Storie di combattimenti, ma soprattutto storie di uomini inghiottiti, per loro stessa volontà, in un vasto, multiforme contenitore geografico, etnico, linguistico e culturale dal passato glorioso. Lande desolate, abbaglianti, che stanno un po’ a cavallo tra la storia e la leggenda. Spazi, quelli dell’Asia di Mezzo, che sembrano indicare più luoghi dell’anima e del ricordo, che non terre banalmente vere. Onore, dunque, a chi ha osato attraversare ed esplorare quel mondo, sconvolto anch’esso da guerre ed invasioni, con determinazione frammista a profondo senso del dovere.
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