Solikamsk, la prigione dimenticata. Nello sperduto territorio russo di Perm Krai, tristemente noto con l’ironico soprannome di ‘White Swan’, si trova un carcere che ufficialmente non dovrebbe più esistere, e invece…Di Lorenzo Utile.

L'inferno gelido di Solikamsk.

Nei messaggi e nelle comunicazioni burocratiche di ordinaria amministrazione, viene indicata come Colonia VK-240/2 con la sigla Oik-2 Oukhd. Si tratta del penitenziario federale di Solikamsk, situato nel distretto di Perm Krai, in Russia. E‘ un carcere segreto di massima sicurezza per condannati all’ergastolo, ma pare vi siano rinchiusi anche pericolosi terroristi, assassini seriali, persone destinate ufficialmente a non esistere più. 

Con la morte di Stalin, nel 1953, ogni attività a Solikamsk venne interrotta e quasi tutti i detenuti trasferiti a Mordovia, ma i più pericolosi di tutto il Paese furono tenuti nel carcere di massima sicurezza. Nel 1980 la prigione fu divisa in due parti: un punto di transito e il cosiddetto ECPT (Single Chamber Type), per i violatori delle leggi di regime e i ladri, mentre nella parte considerata “istituto correzionale di massima sicurezza”, vengono rinchiusi coloro destinati a lasciare Solikamsk solo da morti. 

Nel 1999, sulla base dell’ECPT, è stato creato il VFS-240/2 o IK-2 GUFSIN, che da allora ha ospitato i criminali condannati all’ergastolo. È curioso che il primo grande edificio della prigione, fu costruito fuori dalla città, ma nei successivi 70 anni il carcere si è gradualmente espanso fino al centro dell’abitato diventando, insieme alla vicina colonia per terroristi ed ergastolani, una delle principali attrazioni. 

White Swan (Cigno Bianco, con notevole senso di triste ironia) è stata inaugurata nel 1938 come colonia penale per prigionieri politici, in particolare sacerdoti, poi è stata utilizzata anche per criminali comuni. L’origine del soprannome è sconosciuta: una delle teorie lo riconduce al colore bianco brillante degli edifici, mentre secondo un’altra deriva dal modo in cui i detenuti vengono spostati, all’interno del carcere, ammanettati con un bastone di ferro che li costringe a sporgersi in avanti (quasi a 90 gradi) con le mani immobilizzate dietro la schiena, dando l’immagine di un cigno.  

Nel 1955, dopo la morte di Stalin avvenuta nel ‘53, un decreto speciale del Comitato Centrale del PCUS cambiò lo statuto della colonia per la “correzione“ dei cosiddetti “ladri in legge”, con il compito principale dell’isolamento totale e la chiusura di tutti i metodi di comunicazione fra i detenuti e il mondo esterno. Le autorità sovietiche iniziarono a gestire direttamente White Swan con una selezione di già selezionati ufficiali del Corpo di Polizia Penitenziaria, per controllare i ladri in legge, e in particolare con un corpo speciale di agenti scelti, immuni dall’endemico fenomeno della corruzione interna. In sostanza viene avviata una radicale riforma di disciplina e metodi coercitivi. 

Nel 1996, in Russia la pena di morte è entrata in una moratoria, come requisito per l’adesione al Consiglio d’Europa, e il nuovo Codice Penale russo ha dovuto adottare l’ergastolo come pena massima. Nel 1999, la prigione di Solikamsk è stata riproposta come istituto per criminali gravi e irrecuperabili condannati all‘ergastolo e, a differenza dei precedenti detenuti, il requisito fondamentale era che non lasciassero la struttura se non da morti. In quel periodo, secondo le pochissime notizie filtrate all’esterno, il carcere “White Swan“ ospitava circa 300 detenuti, un terzo della capacità massima, e a seconda della pericolosità, rinchiusi in celle singole, fino a un massimo di tre persone. 

Tutti i detenuti di Solikamsk hanno un dettagliato dossier personale, aggiornato costantemente, e anche per il corpo di sorveglianza è presente uno psicologo specializzato, in servizio permanente, mentre i prigionieri vengono accolti in base alle caratteristiche psicologiche, fisiche e mentali. Non è chiaro se le condizioni della prigione corrispondano ai requisiti degli standard internazionali, ma pare vi sia una fornita biblioteca, con testi ovviamente selezionati, che sia possibile una periodica corrispondenza (naturalmente sottoposta a censura), condizioni igieniche decenti e la classica ora d’aria quotidiana. 

Ospiti illustri 

Di certo è che non si ha notizia di alcuna evasione da Solikamsk, e pare che, effettivamente, i dipendenti di White Swan siano particolarmente orgogliosi del fatto che, nell’intera storia del carcere, sia stato fatto un solo tentativo di fuga, che non ha avuto successo. Nel 1992, i prigionieri della Sezione Speciale, Shafranov e Taranyuk, riuscirono a procurarsi alcune granate, con le quali fecero irruzione nell’ufficio del direttore Myakishev. Chiesero un’auto con la possibilità di uscita libera, ma la trattativa si rivelò di breve durata: gravemente ferito alle gambe per l’esplosione di una granata, fu sequestrato e successivamente condannato a morte. La cosa più curiosa di tutta la storia è che, cinque anni dopo, la condanna a morte di Shafranov è stata commutata in 12 anni di prigione. Il caso Shafranov è unico: una volta scarcerato, è diventato predicatore evangelico, e di lui si sono perse le tracce. 

Fra i detenuti speciali, sempre secondo indiscrezioni, Salman Betyrovich Raduyev, signore della guerra ceceno, che sarebbe morto a White Swan in circostanze misteriose nel 2002. 

Il nome di Salman Raduyev non è molto noto in Occidente. Nato nel 1967 nel villaggio ceceno di Gordaloy, fra Novogroznensky e Gudermes, nella Georgia orientale, all’inizio degli anni ’80 era attivo nella Lega Giovanile Comunista Komsomol, di cui divenne il leader per l’intera Repubblica Socialista Sovietica Autonoma ceceno-inguscia. Dopo aver frequentato il liceo a Gudermes, Raduyev ha servito tre anni nell’esercito sovietico come ingegnere edile, in un’unità di forze missilistiche strategiche di stanza in Bielorussia, dove divenne membro del Partito Comunista. Con la smobilitazione, studiò economia e lavorò nell’industria edile. 

Dopo che la Cecenia ha dichiarato l’indipendenza, è stato nominato prefetto di Gudermes nel giugno 1992 dal suocero, Dzhokhar Dudayev, all’epoca presidente della Repubblica Cecena di Ichkeria. 

Durante la prima guerra cecena, Raduyev divenne comandante sul campo delle forze separatiste cecene, ha combattuto nella sanguinosa battaglia di Grozny ed è stato ferito nel marzo ‘95 durante un tentativo di cattura da parte delle forze speciali russe. Successivamente divenne uno dei più importanti comandanti, alla guida della 6a Brigata del distretto di Gudermessky, strategica parte della capitale, e della città di Argun. Nel dicembre ‘95, Raduyev guidò un raid nella città di Gudermes. 

Il 9 gennaio 1996, presumibilmente ricalcando il piano dell’attacco del 1995 di Shamil Basayev in Cecenia, guidò un attacco su larga scala alla cittaadina di Kizlyar, nella regione russa del Daghestan, dove i suoi uomini catturarono almeno 2.000 civili. Il raid, che fece conoscere il nome di Raduyev oltre i confini nazionali, si trasformò in una accanita battaglia, conclusa con la completa distruzione del villaggio di confine di Pervomayskoye, fatto che suscitò non poche critiche nei confronti del comandante Raduyev. 

Nel marzo 1996, fu colpito alla testa e erroneamente dichiarato morto. Alcune fonti delle forze speciali russe affermarono di averlo ucciso per vendicare l’attacco di Kizlyar, mentre altre affermarono che era stato colpito da una fucilata in una faida cecena. In marzo, al Parlamento dell’Estonia, una sessantina di deputati su 101 inviarono le condoglianze ufficiali a Dzhokhar Dudayev, esprimendo profonda simpatia per il popolo ceceno e per la perdita del comandante Raduyev, scatenando una crisi diplomatica con la Duma di Mosca quando si diffuse la notizia che lo stesso Raduyev era scomparso mentre si recava all‘estero per cure mediche. 

Nell’estate del 1996, Raduyev tornò nella repubblica cecena e rifiutò gli ordini del presidente in carica, Zelimkhan Yandarbiyev, di interrompere le operazioni terroristiche (affermava di aver organizzato attentati ai filobus a Mosca e alle stazioni ferroviarie di Armavir e Pyatigorsk), alla luce del cessate-il-fuoco e dei colloqui che avrebbero portato all’accordo Khasav-Yurt. Raduyev accusò Yandarbiyev di tradimento per aver accettato l’accordo, apparendo con il volto deturpato dalle ferite e parzialmente nascosto dietro una folta barba rossa e occhiali neri, aggiungendo che la guerra con la Russia sarebbe continuata, nonostante l’accordo di pace. 

Nel 1997, il neoeletto presidente ceceno Aslan Maskhadov ha privato Raduyev del grado di generale di brigata, ma ulteriori sue azioni sono state ferocemente osteggiate da un’opposizione pubblica di veterani di guerra, guidati dallo stesso Raduyev, inclusa una manifestazione prolungata a Grozny, conclusa con una sparatoria, che ha causato la morte sia del comandante della milizia di Raduyev, Vakha Dzhafarov, sia del capo delle forze di sicurezza cecene Lechi Khultygov. 

Nel frattempo, Raduyev ha continuato a rivendicare la responsabilità di ogni attentato in Russia, comprese anche le perdite accidentali ai gasdotti. Affermò che Dudayev, morto nel 1996, era invece ancora vivo e gli impartiva ordini da una base segreta della NATO in Turchia, con l’obiettivo di liberare l’intero Caucaso settentrionale. 

Il comportamento eccentrico di Raduyev, non mai stato molto popolare in Cecenia e la propaganda avversa lo presentava come insano di mente, per le ferite ricevute 

Nell’ottobre 1997, Raduyev fu ancora ferito gravemente da un’autobomba, che uccise altre tre persone. In precedenza, era sopravvissuto ad almeno altri due tentativi di omicidio, nell’aprile e nel luglio 1997. Nel maggio 1998, la Corte Islamica della Cecenia lo ha condannato in contumacia a quattro anni di carcere per un presunto tentativo di rovesciare il presidente Aslan Maskhadov, ma non ha mai tentato di arrestarlo. 

Nel settembre 1998, come segno di buona volontà verso la Russia e per smentire le voci sulla presunta infermità mentale, Raduyev annunciò una “moratoria temporanea” sugli atti di terrorismo, affermando che, per suo diretto ordine, erano stati liberati nove soldati russi, ma la sua ideologia lo aveva ormai messo in contrasto anche con i circoli islamisti e le chiese locali, che hanno poi espresso il divieto di confessione wahabita in Cecenia. Nel gennaio 1999, Raduyev ha sostenuto il parlamento della repubblica nel conflitto con la Corte della Sharia, e ha annunciato di avere formato una milizia privata che si chiamava “Esercito di Dudayev“, formato da oltre mille fedeli combattenti pronti a tutto. 

All’inizio del 1999, Raduyev scomparve di nuovo, mentre si sottoponeva a un’importante operazione di chirurgia plastica in Germania, per assumere nuovi tratti somatici. I presunti impianti di titanio gli valsero il soprannome di “Titanic” in Russia, mentre in Cecenia divenne noto come “Michael Jackson”. Ancora gravemente malato e in convalescenza dopo un altro intervento, Raduyev ha comunque promesso nuove rappresaglie contro la Russia, per la condanna di due donne cecene nel marzo 1999. Nel settembre seguente, all’inizio della seconda guerra cecena, Raduyev organizzò un raduno a Grozny a cui parteciparono oltre 12.000 persone, dove esortò i residenti a rimanere a casa e prepararsi a difendere la città. Si dice che la sua milizia sia stata praticamente distrutta da una serie di gravi battute d’arresto, durante i combattimenti alla fine del ‘99. In seguito si ammalò gravemente e dovette di nuovo curarsi all’estero, così rase la barba e si trasferì in una casa vicino al confine in preparazione di nuovi spostamenti. Secondo le indiscrezioni, pare che un membro della sua guardia del corpo abbia rivelato il nascondiglio. 

Dopo una accanita caccia all’uomo organizzata dall’FSB, l’Unità Operazioni Speciali “Vympel” catturò Raduyev nel marzo 2000 nella sua casa-rifugio di Novogroznensky, in una rapida azione e senza alcun imprevisto. Il presidente russo Vladimir Putin avrebbe affermato che Raduyev avrebbe organizzato anche un attentato alla vita di Eduard Shevardnadze, ex ministro e presidente della Georgia. 

Il ribelle ceceno fu portato di fronte a una Corte Speciale e giudicato responsabile di 18 capi d’accusa, fra cui naturalmente terrorismo, contrabbando di armamenti, strage, sequestro di persona, e molto altro. I diversi ricorsi alla Corte Suprema sono stati tutti respinti, fino all’ultimo, nell’aprile 2002, perché nel dicembre seguente Raduyev morì in circostanze oscure nella prigione Solikamsk; secondo il referto, il decesso è avvenuto per emorragia interna, ma non si fa menzione delle cause. In ogni caso, a scopo precauzionale, si afferma che il detenuto non ha subito percosse o violenze, ma che il suo stato di salute era estremamente precario per gravi e prolungate patologie. Il corpo non è mai stato restituito alla famiglia, secondo la legge russa, introdotta poco tempo prima, che proibisce la restituzione dei cadaveri di persone condannate per atti di terrorismo. Secondo indiscrezioni, Raduyev sarebbe invece morto sotto tortura, per non avere confessato contro il terrorista Akhmed Zakayev, poi arrestato in Danimarca; altri parlano di deliberato assassinio perché Raduyev semplicemente non serviva più. La successiva richiesta ufficiale di Amnesty International per una indagine internazionale è caduta nel nulla e il corpo non è mai stato riesumato. 

Fra gli altri ospiti illustri di White Swan, anche Yury Titovich Shutov (1946-2014), ex deputato dell’Assemblea Legislativa di San Pietroburgo, scrittore di aperta opposizione, autore di libri con prove incriminanti su Anatoly Sobchak, ex sindaco di San Pietroburgo, e l‘allora suo collaboratore Vladimir Putin. 

Nel novembre 1990, lo stesso Shutov è stato assistente di Anatoly Sobchak e, dopo essere stato licenziato, iniziò la raccolta di prove sui misfatti finanziari dell’amministrazione cittadina. Ha anche parlato di una registrazione con una conversazione casuale fra Sobchak e un ufficiale dell’intelligence francese, alla quale Putin avrebbe partecipato e ne avrebbe ricavato un file segreto, con materiali compromettenti del KGB sullo stesso Sobchak, nel momento in cui Putin lavorava come supervisore del KGB dell’Università Statale della città. Putin avrebbe usato questi materiali per ricattare Sobchak e assicurarsi la nomina nell’amministrazione cittadina. 

Successivamente, Shutov è stato arrestato, nel marzo 1992, con l’accusa inventata di preparare l’assassinio del presidente dell’Azerbaijan, Abulfaz Elchibey, poi rilasciato nel 1993 e dichiarato non colpevole da un tribunale nel ‘96.  Nel dicembre 1998 Shutov è stato eletto deputato all’Assemblea Legislativa di San Pietroburgo ma, nel febbraio dell’anno seguente, è stato privato dell’immunità parlamentare e arrestato con l’accusa di aver organizzato gli omicidi di importanti politici russi, fra cui Mikhail Manevich e Galina Starovoitova. La Corte ha ritenuto queste accuse motivate politicamente e non provate, e Shutov fu prosciolto, ma alcuni minuti prima che lasciasse l’aula del tribunale, soldati mascherati dell’OMON hanno fatto irruzione e lo hanno portato in un ufficio nello stesso edificio, dove sarebbe stato picchiato, fino a perdere un occhio e l’udito da un orecchio. 

Trasportato per 7 anni tra diverse carceri e infine liberato, Shuton ottenne poi il riconoscimento della Corte Suprema e la rielezione all’Assemblea Legislativa Cittadina di San Pietroburgo nel 2002. 

Nel marzo dello stesso anno, su rivelazioni di un misterioso informatore infiltrato nell’opposizione politica, una squadra anticrimine ha fatto irruzione nell’appartamento di Shutov e avrebbe sequestrato materiale altamente compromettente. Quando Shutov ha scoperto i “ladri”, ci sarebbe stata una colluttazione nella quale riportò serie ferite alla testa. Arrestato e portato di fronte a un tribunale speciale, Shutov è stato condannato all’ergastolo nel febbraio 2006, per cospirazione, omicidio, tentato omicidio e sequestro di persona, su prove che non pochi intellettuali e dissidenti definiscono abilmente costruite. Nel gennaio 2007, una commissione medica ordinata dalle autorità penitenziarie ha concluso che le condizioni di Shutov fossero di media gravità e non giustificavano la scarcerazione. Il 15 marzo 2007 un‘altra commissione medica indipendente ha studiato la cartella clinica e ha concluso che gli esperti statali non avevano condotto un esame adeguato, tuttavia Shutov è rimasto detenuto a White Swan dove, secondo alcune testimonianze, ridotto all’inabilità era costretto a spostarsi strisciando perché non gli era stata fornita una sedia a rotelle. Morì in carcere il 12 dicembre 2014. 

Anche il leader militante indipendentista inguscio Ali Musaevich Taziev sarebbe fra i detenuti di Soliansk. Ex figura di primo piano sia dell’Ingush Jamaat, con sede in Inguscezia, sia dell’ala militare dell’Emirato del Caucaso, nel settembre 2006, Taziev è stato nominato comandante del Fronte del Caucaso per ordine di Dokka Umarov. Nel luglio 2007, un anno dopo la morte di Shamil Basayev, ne diventa il successore ufficiale come comandante militare di più alto grado nelle forze ribelli. Si ritiene che sia personalmente responsabile della morte di diversi alti funzionari della sicurezza locale. 

Taziev, di etnia inguscia e cresciuto a Grozny, ha partecipato alla prima guerra cecena e dopo la conclusione tornò in Inguscezia ed entrò nella polizia, dove fu promosso al servizio presso il ministero dell’Interno, fino al grado di capitano. All’inizio della seconda guerra cecena, tornò in Cecenia e divenne vicecomandante di Shamil Basayev, che gli affidò la missione di coalizzare e portare alla sollevazione di massa i gruppi armati in Inguscezia. 

Taziev è stato fra i comandanti dei raid di Nazran del 2004 nelle stazioni di polizia del territorio, dove furono uccisi oltre 70 membri della sicurezza; secondo il Servizio di Sicurezza Federale russo (FSB), durante l’attacco Taziev avrebbe ucciso personalmente il ministro degli interni inguscio ad interim, Abubakar Kostoyev. 

Le autorità russe indicano Taziev come uno dei terroristi morti della crisi degli ostaggi di Beslan del 2004, e come la persona che ha guidato i negoziati per conto dei sequestratori, il cui corpo è stato identificato dopo essere stato ucciso durante l’assalto alla scuola, ma questi rapporti si sono rivelati errati due anni dopo, quando Taziev è stato dichiarato ricercato per l’assassinio del vice ministro dell’Interno inguscio Kostoyev nel maggio 2006. Sebbene il negoziatore dell’assedio, noto come Ali, avesse caratteristiche simili a quelle di Taziev, il suo profilo facciale si rivelò, a indagini più approfondite, nettamente differente. 

Secondo le informazioni dell’FSB, Ali Taziyev era un poliziotto del ministero dell’Interno inguscio, scomparso senza lasciare traccia nel 1998, e dichiarato legalmente morto nel 2000, ma che invece si sarebbe poi unito alle forze clandestine ribelli della Repubblica Cecena di Ichkeria (ChRI). 

Dopo la morte di Ilyas Gorchkhanov durante il raid di Nalchik del 2005, Taziev prese il comando della Jamaat inguscia. Nel 2006, fu ancora erroneamente dichiarato morto in un‘operazione dell’FSB, dove sarebbe stato ucciso anche Shamil Basayev. Un mese dopo la morte di Basayev, Taziev fu nominato capo militare del Fronte del Caucaso dal presidente dell’Ichkeria, Dokka Umarov. Nel luglio 2007, fu nominato Emiro Militare delle Forze Armate ChRI, con Tarkhan Gaziev e Aslambek Vadalov come vicecomandanti. 

Le autorità ingusce affermano che Ali Taziev sia stato più efficace nel reclutare nuovi combattenti, rispetto a qualsiasi altro precedente comandante. Fonti russe lo hanno anche più volte accusato di alcuni degli attacchi più mortali alle forze di sicurezza in Inguscezia e nelle regioni limitrofe, compresi i già citati raid di Nazran e Nalchik. Inoltre, gli è stata attribuita la responsabilità dell’attentato dinamitardo del giugno 2009, dove il presidente inguscio Yunus-Bek Yevkourov è rimasto gravemente ferito. È opinione diffusa che i successi di Ali Taziev sul campo di battaglia siano i frutti del suo addestramento come poliziotto del ministero dell’Interno inguscio, dal 1996 al ’98, prima di scomparire con un compagno combattente e la moglie di un politico locale che avevano il compito di proteggere. La donna fu rilasciata illesa a Grozny, nel febbraio 2000; il compagno di Taziev è risultato morto, e Taziev si sarebbe unito all’insurrezione del Caucaso settentrionale. 

Nel giugno 2010 le autorità russe hanno annunciato che Taziev era stato arrestato dopo essersi consegnato volontariamente alla polizia inguscia. Tre anni dopo l’annuncio della sua cattura, Taziev fu processato a Rostov-na-Donu, con Yunus-bek Yevkurov in veste di vittima e testimone. I media russi hanno mostrato filmati di Taziev e Yevkurov che discutono fra loro, con Taziev che rifiuta di scusarsi, dicendo che avrebbe chiesto perdono solo a Dio. Nell’ottobre 2013, è stato condannato all’ergastolo con l’accusa di terrorismo e incarcerato a Solikamsk. 

Un altro illustre ospite di White Swan è il serial killer Roman Burtsev, noto come “il Chikatilo di Kamensky”, in riferimento al ben tristemente noto Andrej Chikatilo, il mostro di Rosstov, responsabile di oltre 60 efferati omicidi. Fra il 1993 e il 1996 Burtsev ha violentato e strangolato cinque ragazze e un fratello delle vittime.  

Anche il famigerato “Maniaco di Grim” si trova a White Swan. Si tratta di Nikolai Arkadievich Dudin, responsabile di almeno 13 omicidi nella città di Furmanov fra il 1987 e il 2002. Con loro si trovano anche Dmitry Karimov, stupratore e serial killer, che ha violentato 10 donne dal 2005 al 2006, uccidendone 7, nella città di Ekaterinburg; e Sergey Lozovoi, noto come “The Giant”, responsabile di brutali omicidi e catturato dopo una lunga e serrata caccia; e Alexander Murylev, che da anonimo agente immobiliare, fra il 1993 e il 1994, ha ucciso diverse persone per sequestrare e vendere i loro appartamenti; e Maxim Petrov, condannato per l’uccisione di 11 persone a San Pietroburgo tra il 1999 e il 2000; Denis Pischikov, noto come “The Shivering Creature”, rapinatore e serial killer, colpevole di 14 omicidi fra il 2002 e il 2003 nell’Oblast di Mosca; Sergej Rjachovskij, lo “squartatore di Balashicha” o “Ippopotamo” (19 omicidi); Gennady Serebrennikov, serial killer ed ex maggiore del Ministero degli Affari Interni, che ha ucciso 5 testimoni legati al processo del figlio nel 2003; il rapinatore e assassino seriale Mikhail Ustinovich, capo di una banda di assassini e rapinatori con Nikolai Grysko, Armen Sargsyan e Artsrun Karyan; e Vladimir Zhukov, ex comandante di un campo di lavoro dell’NKVD e riconosciuto colpevole di 26 omicidi di bambini e adolescenti, sebbene lui se ne fosse attribuiti dieci di più. Da ricordare il professore di teologia dell’Università di Riga, ex ministro della Pubblica Istruzione della Lettonia che fu deportato a Solikamsk nel 1941 e lì ucciso due anni dopo. 

I segreti del “Cigno Bianco“ 

Circa vent’anni fa, a un gruppo di giornalisti fu concesso di visitare l’area di White Swan, ma solo perché si era nel periodo al culmine della Perestrojka. Di fatto sono state raccolte testimonianze, e concessi perfino alcuni colloqui con dei detenuti. 

Fino al 1980, nelle colonie di lavoro penitenziario di Usollag, era la cosiddetta “Otritsalovka” l’organizzazione criminale che governava la vita dietro il filo spinato, secondo alcune rivelazioni, fra cui quelle del comandante generale Snytserev. Per contrastare tale egemonia, nel carcere è stata creata una camera per e isolare le “autorità” dalla massa dei condannati, privarli della loro connessione con il mondo esterno, dell’opportunità di ricevere cibo, droghe, alcol. In conversazioni private, il personale della colonia ha anche ricordato che è pericoloso “chiudere due orsi nella stessa gabbia“, ma tutto era stato accuratamente calcolato. 

Fra le altre testimonianze: “…Hanno selezionato i dipendenti più affidabili. E i domestici, tra i condannati, intraprendevano fermamente la via della correzione, come lavoratori dell’amministrazione della colonia penale. Se un detenuto commette qualche tipo di reato, viene riportato nella solita zona. E lì, di regola, se ne occupavano gli sgherri dell’amministrazione…”. E ancora: “In effetti, alcuni capi criminali hanno dichiarato il loro desiderio di rompere con il loro passato criminale e hanno rifiutato l’appellativo di ladri. Tuttavia, con l’inizio della Perestrojka, hanno iniziato a parlare di metodi illegali di rieducazione, percosse, torture per fame…”. Un altro detenuto ha raccontato: “Dall’autobus al cancello, ci sono soldati con i manganelli. E ricevi un colpo da tutti… ma dentro ci sono cose più terribili”. 

Nella primavera del 1985, il re della malavita sovietica Vasily Babushkin, o Vasya Brilliant, fu rinchiuso a Solikamsk. Prima di allora, era un ladro che aveva legami con Cosa Nostra, la mafia italiana, e aveva promesso di far saltare in aria una colonia a Sosva, nella regione di Sverdlovsk. Quando fu inviato a Solikamsk, ci si aspettava una rivolta, ma il “re”, lasciando la colonia di Sosva, non ha chiesto un ammutinamento, ha solo salutato. Il suo soggiorno a White Swan è durato poche ore, perché è stato trovato morto in cella la sera stessa del suo arrivo. 

Una troupe di Perm-Tv ha avuto l’autorizzazione a entrare a Solikamsk dal maggiore generale Snytserev, responsabile del sistema di campi e prigioni di Usolsky, che successivamente è stato rimosso. Secondo lui fu il frutto di una macchinazione dei capi criminali che comandano la prigione. A quel punto ha deciso di rivelare alcuni dei segreti più custoditi di White Swan. 

Quando la troupe televisiva è arrivata a Solikamsk, è stata accolta educatamente, ma è stato interdetto ogni accesso, giustificando il provvedimento con l’assenza del generale Snytserev che avrebbe avuto un malore improvviso. La troupe è tornata più volte a Solikamsk, tuttavia, i detenuti con cui i giornalisti hanno avuto la possibilità di parlare, hanno evitato riferimenti alla prigione e alle condizioni di detenzione. 

Pare che attualmente, a White Swan si trovino poco meno di 300 detenuti, secondo ciò che ha raccontato Alexander Sherstobaev, ex direttore, oggi in pensione. Fu con lui che furono portati qui i primi ergastolani, assegnati ai lavori forzato nel vicino stabilimento per il trattamento del magnesio. 

Oggi il carcere è diretto dal tenente colonnello Vladimir Vasilenko, trasferito appositamente dalla colonia penale di Bereznyaki. Vasilenko ricorda un caso: “…Non avevamo il riscaldamento…All’esterno -20°, nelle celle non più di 5°…Ho chiamato Mosca, le autorità locali e regionali, ma nessuno ha fatto niente. Quindi ho dovuto agire da solo. Ho preso alcuni uomini, armi, e ho sequestrato un cogeneratore, ma dalla centrale hanno bloccato la fornitura di combustibile per altri due giorni, e alla fine sono stato sospeso e indagato…”. 

La durata del servizio di polizia a White Swan è di due anni, gli stipendi dei dipendenti vanno da 6.000 a 22.000 rubli, ma non pochi che hanno svolto servizio a Solikams hanno affermato che non tornerebbero in quell’inferno nemmeno per il triplo della cifra. 

Bibliografia 

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“South Russia blast kills minister” – BBC News, 2015. 

 “Beslan militant lived to kill again” – Tom Parfitt, 2015. 

 “Ъ-Газета – Шамиля Басаева узнают по рукам и ноге”. kommersant.ru, 2015; 

 “Russia detains warlord linked to attack on Ingush president”. Retrieved May 2015. 

 “Head of Ingushetia Yevkurov Spars with Captured Insurgent Leader Emir Magas in Court” – Jamestown Foundation, 2013; 

 “Notorious North Caucasus Militant Gets Life Sentence” – The Moscow Times, 2013. 

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