Anton Schneiderfranken e i Grandi ‘Iniziati’ del ‘900. Di Roberto Roggero.

Joseph Anton Schneiderfranken.

Noto come Bo Yin Ra, fu pittore e scrittore. Le sue opere influenzarono autori come René Guenon, Julius Evola e Gustav Meyrink, nonché società esoteriche e, in seguito, la corrente teosofica sfociata nel culto dell’arianesimo e nel mito di Thule.

Per comprendere l’opera di Joseph Anton Schneiderfranken, autore di molti scritti, in maggior parte tradotti in francese, è necessario seguirne la biografia. Schneiderfranken nacque il 25 novembre 1876 ad Aschaffenburg, vicino a Francoforte sul Meno, in un ambiente agricolo, fra contadini e taglialegna. Il padre, Joseph, era nativo di Burgstadt, in Franconia e la madre, Maria Anna Alberth, era originaria di Hosbach, villaggio non distante da Aschaffenburg. Nel 1880, la famiglia si trasferì a Francoforte, dove il giovane Anton frequentò con molto profitto  il collegio Merian, dal 1886 al 1890, quando, a causa di gravi problemi finanziari, dovette interrompere gli studi e contribuire al mantenimento della famiglia. 

Con notevoli sforzi, appena sedicenne, Anton riuscì ad entrare nel prestigioso Stadelsche Art Institut di Francoforte, dove portò a termine tre semestri, dal 1892 al 1895. Dall’ottobre 1896 all’aprile 1988, lavorò al Teatro Municipale di Francoforte, dove incontrò uno dei più celebri pittori del tempo, Hans Thoma (1839-1924) che, avendo notato il talento del giovane, lo adottò artisticamente. In quell’ambiente, Anton conobbe altri celebri esponenti della cultura tedesca, fra cui gli scultori Fritz Boehle e soprattutto Max Klingerm che rimasero positivamente impressionati dai lavori del giovane, “prospettive spirituali”: opere che anticipavano di molto la corrente astrattista e della non-fisicità. 

Il giovane Schneiderfranken si diplomò presso lo Stadelsche Art Institute nell’estate del 1899 e dall’anno seguente fino alla fine del 1901 proseguì l’apprendimento all’Accademia delle Arti di Vienna. In questo periodo stabilì la propria residenza a Monaco, dove strinse amicizia e collaborò professionalmente con il pittore Gino Parin (1876-1944). Nel 1902 si trasferì a Parigi, dove frequentò la Accademia Julian e le lezioni di Jules Joseph Lefebvre e Robert Fleury, poi tornò a Vienna l’anno seguente e quindi soggiornò a Berlino dal 1904 al 1908 riuscendo ad organizzare un’esposizione delle proprie opere a inchiostro al Kunstverein di Leipzig. In seguito trascorse sei anni in Italia e viaggiò anche nel sud della Svezia, per poi tornare a Monaco. Dal 1912 in poi visse periodi di profonda ispirazione, viaggiò in Grecia dipingendo paesaggi, entrò in contatto con diverse culture, e scrisse la prima opera del ciclo “Hortus Conclusus”. Nel 1913, da Atene, inviò al proprio editore di Leipzig il testo “La luce da Himavat”, pubblicato l’anno seguente, dove si firmava per la prima volta Bo Yin Ra, e con la prefazione del romanziere tedesco Gustav Meyrink (1868-1932), la cui opera “Der Golem” era diventata un fenomeno editoriale di grande successo. 

Tornato in Germania, espose le opere del periodo greco alla Schulte Gallery di Berlino e scrisse “Le parole dei maestri”, “Dalla terra dei Luminari” e “Desiderio di gioia”, pubblicati a Leipzig e sempre a firma Bo Yin Ra. 

Nel 1916 compì il servizio militare a Konigsberg, in Prussia Orientale, poi fu trasferito a Gorlitz, in Slesia, dove rimase fino alla fine della Grande Guerra, che trascorse servendo come interprete per le relazioni con i commilitoni di origine greca e redisse i rapporti medici dell’infermeria. 

Visse a Gorlitz fino al 1932 e fondò la Jakob Bohme Society (dal nome del mistico e filosofo nato a Seidenberg nel 1575 e vissuto a Gorlitz dal 1599 fino alla morte nel 1624), che raccoglieva esponenti di svariati campi artistici. Nel frattempo portò a compimento un ciclo di venti “prospettive spirituali” successivamente pubblicate nel volume “Cosmic Worlds” e venne eletto presidente della Kunstverein, Associazione degli Artisti della Alta Lusazia. 

Sempre con Kurt Wolff, Bo Yin Ra pubblicò una serie di ulteriori lavori. Alcuni di questi erano già stati completati da alcuni anni, altri erano quasi terminati, fra cui “The Book of The Royal Art”, “The Book on Life Beyond”, “The Book on Man”, “The Book on Happiness” e “The Book of Dialogues”. Intorno al 1921 furono pubblicati “More Light” e, fuori dal ciclo, “The Realm of Art” e “The Secret”. Successivamente, “The Mystery of Golgotha” e “The Book of Love” e “Scintillas”, già stato stampato come pre-pubblicazione sulla rivista “Magische Blatter” a Lipsia, nel 1920. 

La svolta della vita di Schneiderfranken era avvenuta nel 1923, quando la famiglia fu costretta a trasferirsi a Horgen, sul Lago di Zurigo, dove conobbe l’editore Alfred Kober-Staehelin (1885-1963), noto anche come giornalista e commentatore politico, il quale riconobbe il valore e il significato di esposizioni senza precedenti su Bo Yin Ra e iniziò, dal 1927 in poi, a pubblicare tutte le opere dell’autore, che costituiscono una grande massa di documentazione, per la non comune vena prolifica. Alla morte, avvenuta a Massagno (Svizzera) il 14 febbraio 1943, Bo Yin Ra aveva pubblicato oltre una quarantina di titoli, portato a termine circa 200 dipinti e, secondo i dati de suo editore, aveva oltre un milione di lettori. 

Un percorso profondo e contorto

Fra le molte opere di Anton Schneiderfranken, solo “Il Libro del Dio Vivente” è stata tradotta in italiano, per cui l’autore è noto in Germania, nell’Est Europa ma non molto nel nostro Paese. Di certo, si sa che fu iniziato alle arti esoteriche dai maestri della “Loggia Bianca”, noti anche come “Radiosi di Luce Originaria”, e pare che in questo ambiente gli venne dato il nome Bo Yin Ra. 

Dove sta, quindi, l’interesse per questo personaggio? Di certo nell’influenza che la sua opera ebbe sul pensiero non convenzionale non solo europeo, e su numerosi celebri autori quali, ad esempio, Julius Evola e René Guenon, il quale ne parla come di una “personalità misteriosa, collegato a una non chiara organizzazione la cui sede pare trovarsi in qualche remora regione del Turkestan, e lui pare essere l’unico europeo a farne parte”. Una delle fonti dello stesso Guenon descrive Schneiderfranken, tale Swami Narad Mani, dichiarò che questa organizzazione era in sostanza “la Massoneria Teshu Maru degli indù”, vista come copertura per una più occulta organizzazione detta “Agarttha”, al cui vertice ci sarebbe stato niente di meno che il Dalai Lama in persona. 

Sono altresì storicamente provati i contatti fra Bo Yin Ra e alcuni esponenti della teosofia imperante nella prima metà del XX secolo in Europa, fra cui la celebre Madame Blavatsky (al secolo Eléna Petróvna von Hahn, 1831-1891) e con altre note personalità fra cui lo stesso René Guenon, Gustav Meyrink, Paul Sedir, il Maestro Philippe di Lione, esponento del Grande Oriente di Patmos e Rudolf von Sebottendorff, fondatore della Società di Thule alla quale aderirono Ridolf Hess, Heinrich Himmler, diversi gerarchi e teorici del nazionalsocialismo, nonché lo stesso Hitler. 

Un’altra fonte che colloca Bo Yin Ra in questo contesto è Alexandre De Dànann che, in un’opera inedita di grande interesse, tradotta dall’originale tedesco come “Libro dei Rituali”, parla di una organizzazione che, a un esame più approfondito, si conferma essere la EBDAR, acronimo di Grande Oriente di Patmos, definita come “confraternita esclusivamente maschile, per Opera di Sacra Edificazione”. Lo stesso libro riporta una dichiarazione del dottor Emìle Dreyfus con lo pseudonimo “Patrodès”, apparsa per la prima volta nel 1928 sulla rivista “Le Symbolisme”. 

“Le Secrets de la Tara Blanche”

Opera di raro valore concettuale, “Les Secrets de la Tara Blanche – Lettres d’un Lama occidental à Jean Reyor”, riporta uno scambio epistolare avvenuto fra il 1943 e il ’45, fra Jean Reyor (1905-1988), amico e persona di fiducia di René Guénon, e Jean Calmels, misterioso personaggio noto come “Il Lama” e indicato dallo stesso Reyor come “individuo che aveva avuto relazioni dirette con diverse scuole orientali e possedeva una vasta conoscenza di cose di ordine iniziatico”.  

Effettivamente, come ci rivela lo stesso Alexandre de Dánann nell’introduzione, Jean Calmels era stato iniziato da Wlodzimierz Badmajeff, uno dei pochi accolti all’interno della casta dei Badma, principi ereditari della Mongolia, discendenti di Gengis Khan, che esercitavano la medicina naturalistica originaria del Tibet, secondo i dettami del codice Kalachakra. 

Questo carteggio è stato gelosamente nascosto nel ristretto ambiente dei seguaci del pensiero di Guenon, e solo recentemente ne sono stati diffuse alcune parti, in particolare le considerazioni di Calmels su determinati aspetti dottrinali, completamente ignoti in Occidente e riguardanti zone geografiche divenute il teatro degli avvenimenti critici di questi ultimi tempi. 

In questo carteggio, e nel ricco apparato critico che lo accompagna si tratta, fra l’altro, del misterioso inviato del Dalai Lama in Occidente, Agvan Dorjeff; del Panchen Lama e del Bogdo Khan; di Gengis Khan e del simbolismo del suo stendardo; delle “Torri del Diavolo”, Agarttha, Shambala, Kalki Avatara, delle profezie di Malachia e delle Centurie di Nostradamus, nonché del simbolismo del “Grande Hum”, del “Namtchouwandan”, del prete Gianni, e altro ancora. 

Un altro testo di riferimento è “Mémoire du Sang – Contre-initiation, culte des ancetres, sang, os, cendres, palingénésie”, dove sono trattati argomenti di difficile comprensione, come ad esempio le origini bibliche della contro-iniziazione nell’unione degli esseri umani con gli angeli decaduti, e si affrontano quelle che sarebbero le conseguenze di tale unione: da un lato, la nascita di individui particolari, il cui sangue ne ha conservato a lungo la memoria grazie a culti come quello degli antenati; dall’altro, la trasmissione, da parte degli angeli ribelli, di certe conoscenze inerenti al “sangue”, nel senso più ampio del termine. Questi individui particolari, che avrebbero sempre rifiutato il senso della Redenzione e la dottrina di Cristo, sarebbero così gli strumenti operativi della “contro-iniziazione” nel corso della storia. 

Nel corso dei secoli, questa singolare “memoria del Sangue” sarebbe andata sempre più affievolendo, fino a uscire dall’ambito dell’occulto per offrire conoscenze grazie alle quali l’essere umano avrebbe potuto deificare sé stesso con una marcata impronta “luciferina” tipica del “principe decaduto fra gli angeli”. Stando a quanto dichiarato da Guenon, Schneiderfranken avrebbe avuto la capacità unica di integrare tali principi con l’utilizzo del seme umano. 

Grandi iniziati fra i pensatori europei

Che Josepf Anton Schneiderfranken fosse stato iniziato a culti misterico-esoterici è ormai storicamente provato, ma non tutti sanno che, nell’Europa fra la seconda metà dell’800 e la prima metà del ‘900, non pochi pensatori e intellettuali si interessarono con passione a materie di questo tipo, e molte erano le “associazioni” dalle oscure origini. Ne è prova una accanita discussione fra Gustave Bord e René Guenon sui cosiddetti “Superiori Incogniti”, durante la quale Guenon fu spinto a rivelare i nomi di alcuni iniziati. Fra questi, il Conte di St.Germain; Althotas, maestro del tanto criticato Cagliostro; il misterioso Guado, alchimista di Venezia, meglio noto come Federico Gualdi, appartenente allo stesso gruppo cui facevano capo St.Germain e Cagliostro. Pare che, a sua volta, Gualdi sia stato maestro di Cagliostro e amico intimo del Conte di St.Germain. Un personaggio enigmatico, poliglotta, astronomo e matematico e, pare, in possesso del Grande Segreto di Lunga Vita, dato che, secondo la leggenda, sarebbe arrivato alla venerabile età di oltre 300 anni, mantenendo l’aspetto di un quarantenne. Ne sarebbe testimonianza un ritratto del grande Tiziano. 

Federico Gualdi pare sia stato uno dei vertici della Rosa Croce d’Oro, ordine creato intorno al 1530, i cui membri praticavano l’alchimia, la generazione artificiale, la fabbricazione di medicamenti ed elisir miracolosi. Il mistero intorno a questo personaggio fu a tal punto fitto che divenne oggetto di particolari indagini da parte del Sant’Uffizio di Venezia nel 1676, e che comunque non portò ad alcun processo, poiché Gualdi fece perdere le sue tracce, per ricomparire in Germania nei primi anni del ‘700, sotto la protezione di potenti personalità fra cui il Barone di Wachter, appartenente all’Ordine della Stretta Osservanza.

BIBLIOGRAFIA 

Mémoire du sang – Controiniziazione, culto degli antenati, sangue, ossa, ceneri, palingenesi – A. de Danann;  

Les Secrets de la Tara Blanche. Lettres d’un Lama occidental à Jean Reyor A. de Dànann  

Les Officiers de la Loge – Adolphe de Luzarche;  

Un Initié des Sociétés Secrètes Supérieures Franciscus, Eques a capite galeato 1753-1814 Benjamin Fabre; 

La France Antimaçonnique – René Guénon, Lettera inedita a Luc Benoist del 1 settembre 1934.  

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