Iraq 1941: Per Hitler un’occasione perduta. Di Gianni Bernabò Brea.

Nella primavera 1941 il predominio inglese sul Medio Oriente sembrò essere messo in forse dalla rivolta nazionalista in Iraq. Paese nato dalla dissoluzione dell’Impero Ottomano, dal 1920 era un Mandato della Società delle Nazioni affidato alla Gran Bretagna, che due anni dopo attribuì alla Royal Air Force il compito di garantire la sicurezza interna del Protettorato, minacciato da sanguinosi conflitti etnico-religiosi e dall’attività di bande armate provenienti dalla Turchia e dall’Arabia Saudita. La RAF operava con un numero variabile di squadroni aerei, compagnie autoblindo ed un corpo di fucilieri reclutato localmente, gli Iraq Levies. Divenuto formalmente indipendente nel 1932, il Regno d’Iraq dovette sottoscrivere un trattato di alleanza e mutua assistenza che garantiva alla Gran Bretagna la sovranità di due grandi basi aeree: ad Habbanya, 82 km ad ovest di Bagdad sulle sponde dell’Eufrate e nei pressi dell’omonimo lago, ed a Shaibah, 24 km a su di Bassora, oltre ad installazioni portuali ed il diritto di far transitare reparti in armi. Si diffuse rapidamente un forte sentimento nazionalista e panarabo anti-inglese, specie nelle forze armate, ulteriormente alimentato dall’arrivo a Bagdad del Gran Mufti di Gerusalemme e da rifugiati palestinesi oltreché dall’attività dei rappresentanti diplomatici italiani e tedeschi, Luigi Gabrielli e Fritz Grobba. Dopo alterne vicende politiche il primo aprile 1941 l’influente gruppo di colonnelli noto come il “Quadrato d’Oro”, nazionalista e filo-asse, portò al potere Rashid Alì al Gailani, uomo politico più volte ministro (e primo ministro dall’aprile 1940 al fine gennaio 1941) costringendo alla fuga il Reggente, l’Emiro haschemita Abd ul-Illah strettamente legato ai britannici. Il colpo di stato allarmò Londra, che ritenne, a torto, che l’arrivo al potere di Rashid Alì preludesse ad una vasta manovra politico-militare dell’Asse nell’Oriente arabo, concomitante con l’offensiva tedesca nei Balcani e l’avanzata italo-tedesca in Africa Settentrionale. L’Iraq era di grande importanza per la Gran Bretagna a causa dei suoi pozzi petroliferi, la vicinanza con i giacimenti iraniani e la via di comunicazione Bassora-Bagdad-Haifa, il cui controllo era ritenuto indispensabile per i collegamenti tra l’India e l’Egitto. Un Iraq schierato a fianco dell’Asse avrebbe potenzialmente minacciato gli interessi inglesi in Egitto, Palestina e nel Golfo Persico, con conseguenze imprevedibili. Fin dai primi mesi di guerra l’Iraq si era mostrato riluttante ad onorare l’alleanza con il Regno Unito, rompendo le relazioni diplomatiche con Berlino ma rifiutandosi di dichiarare guerra . Anche dopo il giugno 1940 Bagdad continuò a mantenere rapporti diplomatici con l’Italia, attraverso la cui Legazione continuava l’attività anti-britannica dell’Asse. Dopo il colpo di stato Churchill ritenne necessario un diretto intervento britannico, sebbene il generale Wavell, C-in-C Medio Oriente, le cui forze erano impegnate duramente su più fronti, fosse favorevole ad una soluzione diplomatica attraverso la mediazione della Turchia. Ma l’offerta di truppe da parte dell’India rese possibile una prima risposta militare, l’occupazione di Bassora e progressivamente del sud del pase. Il 18 aprile sotto la protezione della Royal Navy (la portaerei HMS Hermes, l’incrociatore HMS Emerald, le cannoniere HMS Cockcafer, HMAS Yarra, HMS Falmouth, HMS Seebelle e Lawrence, quest’ultimo della Royal Indian Navy) iniziò lo sbarco della 20^brigata indiana e di un reggimento d’artiglieria campale, il 6 maggio della 21^ e nelle successive settimane dell’intera 10^Divisione indiana, nonostante ripetute proteste irakene. Anche 364 uomini del 1°King’s Own Royal Regiment (K.O.R.R.), fu aviotrasportato su RAF Shaibah. La Base, che normalmente ospitava gli obsoleti bombardieri Vincent del 244th Squadron, ricevette in prestito diciassette Wellington del 70th e 37th Bomber Squadron (fino al 12 maggio). Il precipitare degli eventi colse impreparato il governo di Bagdad, le cui forze opposero scarsa resistenza, sebbene sporadici scontri, soprattutto ad Ashar, continuassero fino a metà maggio. Per reazione allo sbarco anglo-indiano, il 29 aprile l’Iraq tentò una prova di forza, schierando sull’altopiano sovrastante RAF Habbanya una brigata meccanizzata su tre battaglioni di fanteria motorizzata, una compagnia mitraglieri, una compagnia di 18 carri veloci L35 Fiat, una compagnia con 14 autoblindo inglesi Crossley ed un battaglione d’artiglieria, ufficialmente allo scopo di svolgere una “esercitazione”. Nei giorni immediatamente successivi giunsero altri reparti, per un totale di circa 5.000 uomini e 28 pezzi d’artiglieria, mentre altre forze occupavano i ponti sull’Eufrate e rafforzavano l’importante guarnigione di Ramadi, qualche chilometro ad est. Furono fatti saltare anche gli argini del grande fiume nei pressi della Base, accentuandone ancora di più l’isolamento. Lo stesso avveniva nel sud, per ostacolare l’eventuale avanzata da Bassora. Fu anche interrotto l’oleodotto che portava il greggio ad Haifa, mentre erano accerchiate l’Ambasciata e la sede della Missione Militare della Gran Bretagna . La RAF ricevette l’intimazione di sospendere qualsiasi attività aerea e terrestre per non “intralciare” l’esercitazione in corso. Nelle intenzioni di Bagdad non vi era tuttavia l’intenzione di arrivare ad un conflitto armato. Vi era la convinzione dell’imminente vittoria dell’Asse, nel frattempo l’assedio doveva essere un mezzo per indurre gli inglesi, in crescente difficoltà su tutti i fronti, ad un negoziato.

ROYAL AIR FORCE HABBANYA

Quartier Generale britannico in Iraq (Air Vice Marshall Smart), la Base era operativa dal 1937; oltre all’aerodromo, agli hangar, a due grandi officine di manutenzione e riparazione, depositi di rifornimenti, carburante, munizioni e pezzi di ricambio, disponeva anche di un ampio complesso di facilitazioni al servizio di militari e civili tale da renderla un “oasi” praticamente autosufficiente anche se particolarmente esposta sotto il profilo della sicurezza, era infatti dominata da un modesto altopiano. I 19 km del suo perimetro esterno, ma non il campo d’atterraggio, erano protetti da filo spinato e da una trentina di casematte, la cui difesa era affidata, oltre alle 18 autoblindo Rolls-Royce mod. 1920 della 1st RAF Armored Car Company, a 1200 RAF Iraq Levies. Corpo istituito nel 1919 e reclutato sin dai primi anni venti prevalentemente tra gli assiri, era inquadrato da ufficiali del Royal Army e da ufficiali subalterni nativi. Ad Habbanya erano presenti sei compagnie (1^,2^,3^,4^ assira, 8^ curda ed una compagnia mista) di 125 uomini ciascuna. Il 29 aprile furono aviotrasportati da Shaibah i fucilieri del 1°K.O.R.R. Completavano la guarnigione un migliaio di avieri. Vivevano nella Base circa 9.000 civili tra famiglie dei militari assiri e lavoratori arabi e indiani, nei giorni dell’assedio avevano trovato rifugio 230 donne e bambini inglesi evacuati da Bagdad. Oltre ad un Communication Flight su tre Vickers Valentia, la Base ospitava la 4th Service Flying Training School (4th SFTS), al comando di un Group Captain, con un ottantina di velivoli obsoleti utilizzati per l’ addestramento. Erano però presenti ad Habbanya al momento dell’assedio solo 39 piloti (49 secondo alcuni). Il 19 aprile giunsero 6 caccia Gladiator prelevati da depositi in Egitto che si aggiunsero ai 3 già presenti. Con i velivoli più efficienti venne costituita una Air Striking Force (ASF) su tre squadroni: il primo con 12 Hawker Audax (biplano per la cooperazione con l’esercito che negli anni trenta, nelle sue varie versioni, era stato il cavallo da battaglia della RAF) armati con due bombe da 250lb, il secondo con 9 Audax con otto bombe da 20lb. Il terzo squadrone con un Flight su 26 Airspeed Oxford (bimotore da addestramento) ed un Flight con 8 biplani Fairey Gordon (bombardieri leggeri). Gli Audax e gli Oxford furono convertiti in “bombardieri” nelle locali officine. Gli equipaggi vennero completati con allievi della Scuola di Volo e personale di terra. Un Fighter Flight riuniva i 9 caccia biplani Gloster Gladiator. 4 Blenheim del 203°Sq giungeranno il 3 maggio, unendosi all’unico esemplare già presente, ed altri 6 dell’84° il giorno 17, oltre a 4 Gladiator del 94°Sq. e 2 Hurricane IIc.

LE FORZE ARMATE IRAKENE NEL 1940

Il Reale Esercito Irakeno, 2.177 ufficiali e 49.237 uomini, aveva tre divisioni di prima linea, ciascuna su una brigata di cavalleria (2 reggimenti), due brigate di fanteria (3 battaglioni ciascuna), una brigata d’artiglieria ippotrainata (2 reggimenti), un battaglione pionieri. Vi erano poi una brigata di cavalleria indipendente ed una brigata “meccanizzata” su due battaglioni di fanteria motorizzata, 16 carri veloci L 35 Fiat e 18 autoblindo Crossley. La maggior parte dell’armamento era di origine britannico. Le unità di seconda linea comprendevano una quarta divisione incompleta ma in genere tutte le grandi unità erano sotto-organico. Dall’Artiglieria dipendevano le quattro cannoniere fluviali Thornycroft da 100t. La Gendarmeria disponeva di reparti mobili, tra cui una compagnia cammellata. La 2^ divisione era di stanza nel Kurdistan. La Royal Iraqi Air Force aveva una forza teorica di 118 aerei, di cui nel 1941 solo la metà operativa. Le formazioni da combattimento erano rappresentate dal 1°Army Cooperation Squadron a Mosul con circa venticinque Hawker Nsir (Audax con motori potenziati). Gli altri squadroni erano di base a Bagdad (aeroporto di Rashid): il 4° Fighter con 9 caccia Gladiator, il 9°°Fighter su Breda Ba.65 (15 acquistati nel 1937), il 7°Fighter-Bomber su Douglas-Northrop 8A-4 (15 acquistati nel 39). Erano presenti anche 4 SM.79B acquistati nel 37. Materiale in gran parte obsoleto equipaggiava i reparti trasporto, collegamento e scuola.

LA BATTAGLIA DI HABBANYA

Nonostante Rashid Alì ritenesse improbabile una reazione militare britannica, gli eventi andarono diversamente. Il 2 maggio all’alba la RAF lanciò unilateralmente un offensiva aerea contro le forze irakene sull’altopiano di Habbanya . L’azione fu decisa dall’AVM Smart, lasciato dagli Alti Comandi e dal Governo senza chiari ordini. Iniziarono otto Wellington del 70th Squadron di Shaibah, perdendo un velivolo; l’azione fu proseguita per tutto il giorno e nei successivi dall’Air Striking Force che si accanì contro le batterie che nel frattempo avevano preso a tirare contro la Base. L’artiglieria, benché imprecisa, riuscì a distruggere due aerei inglesi, danneggiandone una ventina e provocando la morte od il ferimento di una quarantina di avieri, ma fu ben presto ridotta al silenzio. Il campo d’atterraggio si trovava particolarmente esposto e la RAF fu costretta a far decollare una parte dei suoi aerei dai campi di polo e di golf, più defilati e per questo trasformati in pista di fortuna. Nella mattinata del primo giorno intervenne anche l’aviazione di Bagdad: SM.79B e Ba.65 distrussero al suolo tre velivoli della RAF e più tardi due Northrop e due Gladiator intercettarono cinque Wellington e nove Blenheim in azione contro le postazioni sull’altopiano, abbattendo uno Wellington. Il 3 maggio SM.79 e Northrop tentarono un ulteriore incursione, infruttuosa. Negli stessi giorni Wellington e Blenheim britannici attaccavano ripetutamente gli aeroporti di Bagdad e Mosul, distruggendo al suolo numerosi aerei. Il 4 maggio uno Wellington fu abbattuto da un Gladiator irakeno e l’equipaggio fatto prigioniero. A terra l’esercito di Rashid Alì non mostrò particolare aggressività, anch’esso inizialmente credeva di svolgere un esercitazione, ma vi fu un isolata azione di autoblindo e L 35, respinta dai curdi dell’8^ e dagli assiri della 4^compagnia. Le compagnie di Levies e del K.O.R.R. appoggiate dalle autoblindo continuarono a mantenere le loro posizioni, compiendo ricognizioni e limitate azioni offensive. Furono rimessi in funzione anche due pezzi da 18 libbre residuati della 1^g.m. fino ad allora usati come monumento. Il costante martellamento dall’aria e la mancanza di un sostegno logistico adeguato finirono per logorare il morale degli irakeni che inaspettatamente la notte del 6 maggio abbandonarono l’altopiano di Habbanya. Il 7 maggio le Rolls-Royce della RAF salirono sull’altopiano ormai abbandonato, l’assedio era finito. Una forte retroguardia prese tuttavia posizione nel villaggio di Sin Adh Dibbah per coprire il ripiegamento, battendosi con determinazione contro due compagnie inglesi che avanzavano allo scoperto e che si trovarono ben presto in difficoltà, solo l’intervento dei Levies della 3^ compagnia permise loro di ripiegare. Con l’appoggio aereo degli Audax e l’azione combinata dei King’s Own, dei Levies e delle autoblindo i britannici ebbero infine ragione del distaccamento arabo.

LA HAB FORCE

Sottoposto alla forte pressione di Churchill il gen. Wavell aveva infine ordinato l’organizzazione di una spedizione di soccorso in Palestina, la Habbanya Force (Hab-Force). Al comando del maggior generale Clarke comprendeva circa seimila uomini: la 4^Brigata di Cavalleria (i cui reggimenti, Household Cavalry, Wiltshire Yeonmary e Warwickshire Yeomanry, avevano appena lasciato i cavalli per gli autocarri), il 1^Battaglione di fanteria Essex, la Desert Mechanized Force della Legione Araba giordana al comando di Glubb Pasha su autocarri leggeri 15cwt armati di Lewis Gun e blindati di fortuna, tre squadroni della Transjordanian Frontier Force (corpo reclutato localmente dagli inglesi con compiti di sicurezza interna della Palestina che non parteciperà all’operazione per l’ammutinamento di uno degli squadroni), la 2^Armoured Company della RAF con 8 blindo Fordson (Rolls-Royce modificate), una batteria d’artiglieria con pezzi da 25 libbre, una troop anticarro (4 pezzi), oltre ad unità dei servizi rafforzate da veicoli commerciali requisiti in Pelestina con i rispettivi autisti civili. Con elementi della Hab-Force venne organizzata una colonna volante che precedette la forza principale lungo i quasi 900 km di deserto che separavano la Palestina da Habbanya, la Kingcol, dal nome del suo comandante il brig. Kingstone. Comprendeva l’Household Cavalry Regiment (Life Guards e Royal Horse Guards), 2 compagnie del 1°Essex, lo squadrone blindato della RAF, la batteria d’artiglieria campale e 4 pezzi anticarro. Ad essi si unirono i 350 beduini della Legione Araba che venne immediatamente impiegata per coprirne il concentramento e catturare Fort Rutbah, difeso dalla Desert Police irakena e da irregolari palestinesi. L’8 maggio, con l’appoggio di quattro Blenheim dell’84 Squadron operanti da un campo di fortuna presso la stazione H4 della pipeline dell’Iraqi Oil Co., i beduini della Legione mossero all’attacco del forte, senza successo. Un Blenheim venne abbattuto. Due giorni dopo irakeni e guerriglieri palestinesi abbandoneranno indisturbati il forte.

LUFTWAFFE E REGIA AERONAUTICA IN IRAQ

Solo nella seconda metà di aprile Italia e Germania sembrarono rendersi conto dell’importanza strategica dell’Iraq. Non esistevano piani per far fronte alla nuova situazione, nonostante la politica filo-araba di Roma e l’attenzione con cui il Ministero degli Esteri tedesco e l’Abwehr avessero sempre seguito gli avvenimenti della regione. Fin dal 1940 Rashid Alì aveva chiesto l’invio di armi, possibilmente di preda bellica britannica come l’equipaggiamento in dotazione alle sue forze e dopo lo sbarco britannico nel sud rinnovò le sue richieste d’aiuto militare. La risposta dell’Asse fu nei fatti cauta e molto lenta, lo stesso Hitler tergiversò fino all’ultimo momento. Comunque a partire dal 13 maggio tre convogli ferroviari portarono dalla Siria a Mosul 15.500 fucili, 200 mitragliatrici, 354 pistole-mitragliatrici,4 pezzi da 155mm, 4 pezzi da 75, con numerose munizioni e proiettili d’artiglieria, oltre a 30.000 granate. Il materiale, tutto d’origine francese, venne prelevato dai depositi siriani posti sotto il controllo della Commissione Italiana d’Armistizio. Secondo alcune testimonianze era di qualità scadente, addirittura inservibile secondo Rashid Alì. Da parte sua l’Italia nei giorni tra il 14 ed il 28 maggio inviò pochi pezzi antiaerei da 20/30 ed alcune casse di fucili-mitragliatori con le relative munizioni, aviotrasportate da SM.82 decollati da Rodi e Lecce. Sebbene la Luftwaffe fosse duramente impegnata nei Balcani, in Egeo ed in Africa Settentrionale, infine un piccolo contingente del FliegerKorps VIII, al comando dell’Oberst Warner Junk, Fliegerfuhrer Iraq, venne trasferito da Belgrado ad Atene-Tatoi, da dove con insegne irakene raggiunse Mosul dopo aver fatto tappa in Siria con il consenso delle autorità francesi. Benché la sosta sugli aeroporti di Aleppo e Palmyra fosse avvenuta per espresso ordine dell’Ammiraglio Darlan, vice-presidente del Consiglio dei Ministri di Vichy, nel dopoguerra l’Alto Commissario francese, gen. Dentz, fu per questo fucilato. Il reparto dell’Oberst Junk era composto da dodici caccia Me.BF110 del 4./ZG76 (4. Staffel del Zerstorergeshwader 76), al comando dell’Oberstleutenant Habein, due Me.BF110 del lo ZG26 e sette bombardieri He.111-H6 del 4./KG4 al comando dell’Hauptmann Schwanauhser. Tutti con insegne irakene. Per il supporto logistico vennero impiegati una decina di Ju-52/3 e due o tre Ju-90B ex-Lufthansa che tranne tre Ju-52 fecero subito ritorno alle loro basi. Sui trasporti si imbarcarono gli specialisti ed una batteria antiaerea da 20mm Flak 36, oltre al Dott. Grobba , già console tedesco a Bagdad ed il suo staff. Il giorno 12 si ebbe la prima perdita: venne ucciso a bagdad da una sentinella irakena il maggiore Blomberg, ufficiale di collegamento con la Royal Iraqi Air Force, mentre l’He-111 su cui si trovava era in fase di atterraggio. Il giorno successivo alcuni Me-110 effettuarono una prima, infruttuosa, missione di intercettazione, in giornata venne comunque abbattuto un velivolo dell’Habbanya Air Striking Force. Il 16 maggio tre He-111 bombardarono la base britannica, colpendo installazioni aeroportuali ed abbattendo uno Gladiator che si era alzato in volo. Il giorno successivo due Me-110 in fase di decollo dall’aeroporto di Mosul vennero distrutti da due Gladiator, il 17 maggio tre Messerchmitt BF-110 attaccarono a volo radente la Kingcoll che stava avanzando verso Habbanya, distruggendo alcuni veicoli. Il 19 ed il 20 la Luftwaffe intervenne ripetutamente, prima per alleggerire la pressione inglese su Ramadi e Falluya e quindi per appoggiare la controffensiva irakena per la riconquista di quest’ultima località. Il 20 sei Me-110 distrussero sulla pista di Habbanya due Valentia, un Dc-2 ed un Blenehim, altri due velivoli vennero danneggiati. Fu probabilmente questa l’ultima azione tedesca in Iraq a cui mancò sempre adeguato supporto logistico. Mancavano pezzi di ricambio, munizioni, bombe e soprattutto paradossalmente di carburante. Gli aeroporti irakeni erano poi di fatto totalmente esposti all’offensiva aerea della RAF che si accanì contro gli aeroporti irakeni. Anche In Siria vennero distrutti al suolo due He-111 in transito e danneggiati altri tre, almeno un Me-110 e due Ju-52. Durante la breve campagna la Luftwaffe perse tutti gli Me-110 e i cinque He-111, comprendendo nella cifra anche gli aerei danneggiati o comunque inservibili per cause tecniche che dovettero essere abbandonati. Il 30 maggio 1941, poche ore prima dell’arrivo della truppe indiane della 10^Divisione, gli He-111 superstiti lasciarono Mosul, alleggeriti al massimo e con a bordo specialisti del reparto. Da parte sua la Regia Aeronautica inviò in Iraq la 155^Squadriglia, al comando del capitano Francesco Sforza. Il 20 maggio decollarono da Ciampino dodici CR-42 con insegne irakene, nuovi di fabbrica e forniti di serbatoi supplementari. Guidata da un S.79 la formazione fece tappa a Valona (Albania) ove un CR-42 andò distrutto durante l’atterraggio, ed a Rodi ove sostò per alcuni giorni, ufficialmente a causa di avverse condizioni metereologiche ma in realtà perché i francesi facevano sospirare l’autorizzazione ad atterrare in Siria. Il 28 maggio undici CR-42 e due S.81 con trenta specialisti a bordo decollarono con destinazione Kirkuk, che raggiunsero dopo aver sostato ad Aleppo ed a Mosul. Il 29 tre CR-42 affrontarono una formazione della RAF, tre Audax scortati da due Gladiator nei pressi di Habbanya; vennero abbattuti un Audax ed un CR-42, il cui pilota fu fatto prigioniero. Nella stessa giornata tre CR-42 si alzarono in volo per intercettare bombardieri britannici, senza esito. Il 30 maggio sette CR-42 attaccarono a volo radente forze meccanizzate inglesi che avazavano verso Bagdad, nel rientro a Kirkuk a causa delle pessime condizioni della pista due CR-42 andarono distrutti. Più tardi quattro aerei italiani effettuarono incursioni contro i reparti britannici ormai nei sobborghi della capitale e fu questa l’ultima azione italiana in Iraq. Il 31, a causa del precipitare della situazione, i sette CR-42 ancora efficienti, l’S-79 e due S-81 lasciarono Kirkuk alla volta della Siria. Berlino inviò anche una ridotta missione militare al comando del generale della Luftwaffe Felmy che non riuscì ad andare oltre Aleppo. Nonostante la convinzione di Rahid Alì di poter contare sull’intervento militare italo-tedesco in caso di conflitto aperto con la Gran Bretagna, l’aiuto fu troppo modesto e tardivo per poter influenzare il corso degli eventi.

LA CADUTA DI BAGDAD

Sul fronte terrestre gli inglesi erano nel frattempo passati all’offensiva con l’obiettivo di conquistare Falluya, cittadina sulla sponda settentrionale dell’Eufrate a soli 38km dalla capitale, difesa da una brigata. Nel tentativo di rafforzarne la guarnigione ill 6 maggio gli irakeni avevano inviato una forte colonna di fanteria ed artiglieria, annientata dalla RAF. Per rallentare la Hab-Force, erano stati fatti saltare una diga, allagando la regione ad ovest di Falluya e distrutto quasi tutti i ponti sull’Eufrate ma Il 19 una compagnia di Assiryan Levies si impadronì dell’ultimo ponte rimasto intatto, il Falluya Bridge. Altrove mezzi di fortuna messi in opera dai genieri e da avieri consentirono il traghettamento di alcune compagnie di Levies, di una compagnia di Gurka Rifles giunta dal sud, di una batteria di obici da 3.7 di preda bellica e di un plotone blindo, mentre una compagnia di fucilieri venne aviotrasportata alle spalle delle posizioni irakene. Altre forze condussero un azione diversiva su Ramadi, ancora in mano ad una brigata. Appoggiata dalla RAF la fanteria britannica conquistò Falluya dopo una iniziale debole resistenza, il 22 maggio tuttavia la 6^Brigata irakena contrattaccò con l’appoggio dell’artiglieria e di alcuni L 35 Fiat, mettendo in difficoltà le compagnie A e C dei King’s Own ed i Levies presenti. Per un momento sembrò che la controffensiva avesse successo ma l’arrivo di rinforzi da Habbanya, almeno tre compagnie di fanteria, e l’intervento della RAF bloccò definitivamente gli irakeni. Aerei della Luftwaffe intervennero troppo tardi per influenzare l’esito. Dopo i continui attacchi della RAF la Royal Iraqi Air Force aveva praticamente cassato di esistere. Mentre la 21^Brigata indiana si stava avvicinando alla capitale da sud, la notte del 27 maggio la Hab-Force riprendeva l’avanzata su Bagdad, divisa in due colonne: una formazione composta da tre compagnie di fanteria, quattro 25 libbre e tre autoblindo sulla strada Falluya-Bagdad, una seconda su due compagnie, quattro pezzi d’artiglieria. tre blindo e 250 uomini della Legione Araba attraverso la strada Habbanya-Bagdad . Le operazioni furono ostacolate dagli allagamenti e dalle resistenza irakena, particolarmente dura ad Abhu Ghuraib, Il 30 maggio l’avanguardia britannica raggiunse comunque la periferia di Bagdad. Gli irakeni ritennero di avere di fronte forze nemiche enormemente superiori, comprendenti anche reparti corazzati, circolarono le notizie più improbabili ed In breve tempo fu il caos più completo. Venne meno qualunque volontà di resistenza benché vi fossero ancora numerosi reparti dell’esercito in grado di combattere. Lo stesso giorno Rashid Alì ed il suo governo, i colonnelli del “Quadrato d’Oro” ed il Gran Muftì di Gerusalemme abbandonarono la capitale. Il 31 maggio viene firmato un armistizio, fece ritorno il Reggente e fu ricostituito un governo filo-britannico. Alle forze irakene superstiti venne consentito di tornare ai loro accantonamenti con le proprie armi ed equipaggiamenti. Nei giorni successivi le truppe anglo-indiane, cinque brigate, presero gradualmente il controllo dell’intero paese. Hitler – scriverà Winston Churchill nelle sue memorie – perse l’occasione di cogliere un grosso successo con poco rischio. Probabilmente un tempestivo intervento di truppe aviotrasportate, sacrificate a Creta, avrebbe consegnato alla Germania non solo l’Iraq ma forse anche la Siria e l’Iran. Le insormontabili difficoltà logistiche contro cui si infranse il seppur simbolico intervento aereo italo-tedesco in Iraq, le incertezze e la scarsa affidabilità di Rashid Alì e dei suoi colonnelli, rendono tuttavia dubbia la fattibilità di una grande operazione dell’Asse in Medio Oriente, mentre d’altra parte l’imminenza dell’Operazione “Barbarossa” impedì alla Germania di cogliere le possibilità strategiche offerte dagli avvenimenti irakeni del marzo 1941.

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