Applicando i criteri della ‘contro guerriglia’, la Gran Bretagna sconfisse la rivolta comunista in Malaysia (1948-1960). Di Gianni Bernabò Brea.

Soldato del Royal-Lincolnshire (Malaysia).
Volontario malaysiano anticomunista arruolato nell’Esercito Britannico.

 Per dodici anni le forze armate rivoluzionarie comuniste tentarono di impossessarsi del potere, venendo però abilmente contrastate e alla fine sconfitte dalle truppe britanniche.

Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale numerosi paesi extraeuropei sono stati sconvolti dalla guerriglia e dal terrorismo d’ispirazione comunista. Il Vietnam è ormai l’esempio classico di una lunga serie di conflitti che quasi sempre si sono tradotti in una sconfitta per l’Occidente. La cosiddetta “Emergency” in Malesia, negli anni tra il 1948 ed il 1960, rappresenta al contrario uno dei rari casi di un netto successo della contro-guerriglia. Nel 1942 le forze giapponesi sorprendono e travolgono le deboli difese della Colonia britannica avanzando attraverso il confine thailandese. Dopo la caduta di Singapore il QG Imperiale di Ceylon  infiltra commandos nella giungla malese, con l’obiettivo di condurre azioni di guerriglia e di organizzare la  resistenza anti-giapponese. Il Malayan Comunist Party, quasi interamente cinese, diviene il principale beneficiario degli aiuti. Dal 1943 elementi della Force 136 – una speciale organizzazione reclutata tra piantatori, funzionari civili e militari che avevano servito in Malesia – addestrano ed armano le reclute cino-comuniste nei campi della giungla. Nel 1945 il Malayan People’s Anti-Japanese Army conta 8 reggimenti per un totale di 7.000 uomini. Finita la guerra, ben poche delle tonnellate di armi e munizioni paracadutate o giunte via mare ai guerriglieri sono riconsegnate. Nel maggio 1948 il Politburo del partito comunista malese decide di passare alla lotta armata per porre fine alla più che secolare presenza britannica. La strategia del Segretario Generale, Chin Peng, si ispira alla teoria ed alla prassi maoista, applicata prima in Cina ed in seguito in Vietnam ed in altri paesi asiatici. Inizialmente la guerriglia avrebbe concentrato i suoi attacchi contro le piantagioni di gomma e le miniere di rame, attaccato stazioni rurali della polizia, eliminato  funzionari dell’amministrazione civile e conquistato copertura e libertà d’azione tra la popolazione anche attraverso l’intimidazione violenta e l’eliminazione fisica di civili anche solo potenzialmente ostili o comunque non disposti a collaborare.  Nelle aree liberate i guerriglieri avrebbero quindi organizzato basi ed addestrato nuove reclute, aumentando la pressione sulle forze avversarie in attesa dell’ultima fase nella quale l’esercito popolare sarebbe passato all’attacco di città, villaggi e delle più importanti installazioni civili e militari. Chin Peng, 26 anni, era stato il numero 2 della guerriglia anti-giapponese e per i suoi meriti insignito di una delle più alte onorificenze britanniche, l’Order of The British Empire (OBE). Il 16 giugno 1948, alle 8 del mattino, tre giovani cinesi entrano negli uffici di un piantatore inglese e lo uccidono a revolverate. La scena si ripete in un’altra piantagione di gomma a poche miglia di distanza, ove vengono uccisi altri due europei. Il giorno dopo in un villaggio ai margini della giungla viene ucciso con particolare efferatezza un commerciante cinese che si rifiuta di pagare una gabella all’MCP. Negli anni successivi la Malesia conoscerà un crescendo di violenza comunista. Nell’ottobre 1951 lo stesso Alto Commissario britannico, Sir Henry Gurney, è vittima di un imboscata. Il PC trova un fertile terreno tra i 600.000 squatters cinesi che vivevano in campi isolati sorti abusivamente nei pressi della giungla, spesso in condizioni di miseria e di degrado. Qui viene organizzata una vasta rete di fiancheggiatori, occhi ed orecchie degli insorti, che fornisce i necessari mezzi di sostentamento ai terroristi. L’MCP tenta di infiltrarsi anche tra i malesi che formano la maggioranza dei circa 5.300.000 abitanti della Colonia. Viene costituto nel Sultanato di Pahang un “reggimento” malese, il 10°. Guidati da un “bandito” tristemente famoso, di nome Abdullah, i terroristi danno vita ad una brutale campagna che non riesce  ad ottenere i risultati sperati. Grazie soprattutto all’opera di un funzionario malese (come il suo avversario comunista veterano della Force 136), viene costituita una guardia rurale ausiliaria, che alla fine dell’Emergency conterà diverse migliaia di uomini. La Pahang Kampong Guards contribuirà in maniera determinante alla sconfitta dei comunisti locali. Nel resto della Colonia il Malayan Race’s Liberation Army (MLRA) è organizzato su sette “reggimenti”, per un totale di 5.000 combattenti. Forza quindi numericamente limitata e per di più reclutata quasi unicamente tra i cinesi anche se non si può dimenticare che anche in Indocina il Viet Minh conta inizialmente su una forza numericamente molto limitata.  Le autorità coloniali sono colte di sorpresa ed inizialmente sottovalutano la gravità della situazione. D’altra parte l’Esercito britannico aveva perso gran parte dell’esperienza acquisita durante la guerra.  Congedati i veterani e disciolti i reparti speciali, era stato introdotto il servizio di leva. In Malesia le Forze di Sicurezza contano inizialmente su circa 10.000 uomini della Polizia  sostenuti da undici reggimenti di fanteria (2 britannici, 6 gurkha e 3 malesi). In tutto poco più di 4.000 fucilieri sono disponibili per operazioni a cui sono malamente addestrati. La prima reazione viene dagli stessi piantatori inglesi (molti dei quali veterani) che, ottenute a fatica armi leggere, si sforzano di trasformare le loro piantagioni in fortilizi e di resistere agli attacchi dei terroristi. Per iniziativa di un funzionario del servizio civile, Robert Thompson (che nella giungla birmana aveva combattuto nei famosi Chindits del gen. Wingate) viene costituito una prima, modesta, unità antiguerriglia, la Ferret Force. Thompson avrà un ruolo decisivo nella formulazione di una nuova strategia ed ancora oggi è considerato uno dei massimi esperti della contro-guerriglia. Alla fine del 1951 il Governo di Londra si rende conto della necessità di una svolta radicale. Viene nominato un unico responsabile delle operazioni, con pieni poteri civili e militari, il gen. Sir Gerald Templer, soldato anti-convenzionale con un fortissimo carattere e notevole carisma. Sul piano politico Templer persegue tenacemente l’obiettivo di preparare l’indipendenza attraverso la creazione di uno Stato Federale multietnico capace di unire le tre principali razze del paese: malesi,cinesi ed indiani. In questo si affida a Tunku Abdul Rahman, leader dell’United Malay National Organisation, che diverrà Primo Ministro della futura Malaysia.Viene radicalmente modificata la struttura di Comando e Controllo, attraverso la creazione di un sistema di Operazioni Combinate, che integra esercito, polizia e amministrazione civile ad ogni livello, dal Q.G. di Kuala Lampur, ai War Eergency Commitees dei diversi Stati della Federazione, per giungere sino ai Comitati Distrettuali. Si investe fortemente sull’intelligence, in particolare della Polizia, attraverso uno straordinario potenziamento del suo Special Branch. Templer porta a termine la totale ricollocazione dei villaggi degli squatters cinesi, nei quali sino ad allora la guerriglia comunista aveva trovato il suo humus naturale. Nascono così i cosiddetti “New Village”, che riescono ad offrire agli squatters migliori condizioni di vita.  Difesi esternamente da esercito e polizia, i nuovi villaggi sono in seguito protetti da una milizia di auto-difesa reclutata localmente, la Home Guard cinese. Dopo iniziali tentativi, si rinunciò invece a trasferire gli aborigeni. In alternativa vennero  costruiti nei più sperduti villaggi fortini, riforniti per via aerea, in cui team dell’esercito e della polizia garantiscono una relativa sicurezza e contemporaneamente portano aiuto alla popolazione. I primi cercatori di piste sono reclutati tra i tagliatori di teste del Borneo ma ben presto gli aborigeni diventano ausiliari preziosi delle forze di sicurezza, fornendo insostituibili scouts. A differenza di quanto faranno successivamente gli americani in Vietnam, i britannici mettono in atto una strategia di contro-guerriglia che riesce a contrastare efficacemente l’avversario pur limitando al massimo perdite tra i civili. In genere  le operazioni sono pianificate in modo tale da iniziare solo dopo che la Polizia ha messo in sicurezza gli abitanti dell’area interessata. La politica di attenzione nei confronti dei civili si rivela un arma vincente e progressivamente isola sempre più i terroristi. Se all’inizio dell’emergenza i guerriglieri possono operare con reparti di due-trecento uomini, in seguito sono costretti a disperdersi nella giungla e ad agire in piccoli nuclei. Gradualmente infatti le forze di sicurezza  acquisiscono l’addestramento e l’esperienza necessari al particolare teatro operativo, riuscendo così a  combattere i terroristi nel loro stesso ambiente e con la  loro stessa tattica. I reparti britannici e del Commonwealth  vivono per settimane nella giungla, conducendo pattuglie infinite e tendendo imboscate ai comunisti, costretti ben presto ad un ruolo sostanzialmente difensivo pur mantenendo una qualche capacità di condurre limitate azioni terroristiche. Dopo i primi anni, Londra rafforza il proprio dispositivo e  nel 1950 le Forze Terrestri dell’Estremo Oriente dispongono di cinque brigate di fanteria alle dipendenze dall’HQ Malaya. Nel Nord della Colonia sono dislocate la 3 Commando Brigate Royal Marine, su tre commando RM ed uno squadrone blindato; la 1 Malay Brigade, su tre battaglioni. malesi e un battaglione. di fanteria britannico; la 48 Gurkha Infantry Brigade su uno squadrone blindato, un battaglione di. fanteria britannica, due di. gurkha e due. malesi. Nel sud operano la 18 Infantry Brigade su uno squadrone. blindato, due battaglioni. britannici ed una compagnia. di genieri malesi; la 26 Gurkha Inf. Brigade, su uno squadrone blindato, un nucleo del Singapore Field Artillery Regiment, due battaglioni. britannici e quattro. gurkha; la 63 Gurkha Inf. Brigade su uno squadrone blindato, un reggimento rinforzato d’artiglieria campale, un battaglione. britannico, due gurkha e uno malese. Nel corso del conflitto i reggimenti britannici saranno affiancati e talora sostituiti da reparti del Commonwealth. Nella fattispecie, da un battaglione australiano ed uno delle Figi, due identiche unità di ascari dei King’s African Rifle e un battaglione del Rhodesian African Rifle. Nel 1945 erano state disciolte le forze speciali britanniche, compreso il famoso Servizio Aereo Speciale creato nel 1942 dal tenente.colonnello Stirling. Sopravviveva tuttavia nel Territorial Army il 22 Sas Regiment formato da riservisti. L’emergenza offre al gen. “Mad Mike” Calvert, estroverso e leggendario ufficiale che aveva combattuto in Birmania con i Chindits e successivamente comandato la Sas Brigade nel Nord Europa, l’occasione per ricostituire il Reggimento. Nato per le esigenze dell’Emergency, viene inizialmente formato in maniera molto improvvisata. In particolare l’A Squadron viene reclutato tra pochi veterani delle forze speciali e volontari di diversa origine, spesso semplici avventurieri o militari poco adatti alle operazioni non convenzionali. Il B Squadron viene costituito da riservisti del 22 Reggimento Territoriale. Il C Squadron è invece reclutato in Rhodesia e sarà in seguito sostituito da un reparto neozelandese. Verso la fine del conflitto i Malayan Scouts (come vengono provvisoriamente denominati) verranno rinforzati da altri due squadroni, uno dei quali proveniente dal Parachute Regiment. Dall’iniziale, non sempre felice, esperienza in Estremo Oriente nascerà la migliore tra le forze speciali occidentali. Il Sas svolge in Malesia un ruolo importante, operando nella giungla con le sue pattuglie di 14 uomini per lunghi periodi, in qualche caso anche tre mesi, acquisendo una grande esperienza nell’intelligence ed operando tra gli aborigeni in modo tale da conquistarne la fiducia. Sul piano strettamente bellico saranno tuttavia i reggimenti gurkha ad ottenere il maggior successo. Anche la Royal Navy viene chiamata a svolgere la sua parte, le sue unità sigillano le coste in collaborazione con gli squadroni di idrovolanti Sunderland ed i pattugliatori Shackleton della RAF, impedendo lo sbarco di armi e materiali ai guerriglieri. Ma è l’arma aera a rivelarsi di straordinaria importanza nelle operazioni. Se limitato fu l’uso della RAF in un ruolo offensivo, anche per la volontà di non colpire le popolazioni civili, indispensabile si rivelò invece l’azione di supporto. Tre squadroni da trasporto, equipaggiati con aerei Dakota  e Valletta, e in seguito di Bristol Fighters ed Hastings, furono costantemente impegnati nel trasporto truppe e soprattutto in azioni di aero-rifornimento, lanciando su minuscole dropping zone i rifornimenti per le compagnie od i plotoni a caccia di terroristi  nella fitta giungla. Raro fu invece il lancio di paracadutisti a causa della particolare vegetazione. Utilissimo fu poi l’opera degli squadroni equipaggiati con aerei da collegamento e trasporto leggero. Gli aerei STOL, in genere Scottish Aviation Pionneer ed in seguito Prestwick Pioneer, furono in grado di operare da piccole strisce ricavate nella boscaglia, riuscendo a rifornire gli isolati fortini ed a rompere l’isolamento degli aborigeni. Importante fu anche il ruolo degli aerei leggeri Auster dell’Esercito, costantemente impegnati nella  ricognizione tattica. E in Malesia trovò uno dei suoi primi impieghi operativi l’elicottero, inizialmente cinque Dragonfly, in seguito sostituiti da Sycamore e nel 54 dai più capaci S-51 Whirlwinds. La richiesta di impiego di elicotteri divenne sempre più pressante, nonostante non pochi problemi tecnici. Nei primi anni 50 prezioso si rivelò l’arrivo dell’848 Squadron della Royal Navy, i cui S-55 contribuirono notevolmente a fornire mobilità alle forze terrestri. A partire dal  1953 le sorti volsero a sfavore dei comunisti. Lo stesso Segretario Generale del MCP fu costretto ad abbandonare la Malesia per trovare rifugio nelle più sicure aree di confine della Thailandia. Sempre più isolata, la guerriglia è ormai costretta a subire incessanti, aggressivi, attacchi. Un efficace guerra psicologica e di propaganda aumenta d’altra parte in maniera drammatica le defezioni a favore dei governativi. Verso la fine del 1958 solo poche centinaia di terroristi sono ancora attivi. La Malesia ha nel frattempo ottenuto, il 31 agosto 1957, l’indipendenza dalla Gran Bretagna ed il suo premier Rahman assume gradualmente la responsabilità di condurre del conflitto. Nei primi mesi del 1960 Chin Peng riconosce implicitamente la sconfitta ed invita i suoi compagni a deporre le armi. Il 31 luglio di quell’anno termina ufficialmente l’Emergency , anche se qualche decina di terroristi restano ancora in armi nelle più remote aree di confine con la Thailandia.

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